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 2015  ottobre 05 Lunedì calendario

Assad si dice pronto alle dimissioni «se serve». I russi continuano a bombardare e si rafforzano nel «loro» porto di Tartus

«Sono pronto a lasciare il potere se ciò potesse essere d’aiuto per la Siria»: il presidente Bashar al Assad consegna alla tv iraniana «Khabar» una carta politica mirata ad aiutare gli sforzi diplomatici di Mosca per tentare una composizione della guerra civile. Secondo Assad «Il terrorismo è lo strumento che l’Occidente adopera per sottomettere la regione», (Maurizio Molinari, La Stampa).
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Ben più interessante e incisivo un altro passaggio dell’intervista televisiva, quando afferma che «la campagna militare della Russia, della Siria e dei suoi alleati deciderà i destini del Medio Oriente». Damasco ha sempre guardato a Mosca come a un partner affidabile e insostituibile, ma è la prima volta che il giovane presidente, erede di un peso politico e strategico più grande delle sue forze, ammette che la fiera Siria dipende, prima di tutto, da un impegno esterno: quello di Vladimir Putin. La Russia, come si sa, non rinuncerà mai al suo piccolo spazio nel Mediterraneo, e la Siria, quindi, è irrinunciabile. Ma ha ancora senso indicare semplicemente la Siria di Assad e non domandarsi se Bashar conti ancora come prima, o se invece sia ostaggio dei poteri rappresentati non soltanto dalla minoranza alauita (di cui il leader è la massima espressione) ma della sua stessa e gigantesca famiglia, o clan, degli Assad? (Antonio Ferrari, Corriere della Sera)
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Gli ultimi report segnalano almeno 20 raid nell’arco di 24 ore contro una decina di target. Fonti locali parlano di bombardamenti nelle zone di Hama e Homs, con vittime tra civili e guerriglieri. Sempre difficile verificare tutte le informazioni. La tendenza comunque è sempre la stessa. La Russia invia uomini e materiale con un costante flusso di aerei che spesso fanno sosta in Iran. Gli obiettivi primari restano gli insorti, poi vengono i militanti dello Stato Islamico. E tutto in attesa di una probabile offensiva di terra contro le linee degli oppositori di Assad, operazione che dovrebbe essere condotta da siriani, iraniani, miliziani sciiti stranieri – spesso dimenticati quando si parla di volontari – e unità speciali russe (Guido Olimpio, Corriere della Sera)
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Robert Otto, vice capo dell’intelligence dell’aviazione militare Usa, afferma che «gli aerei russi dispongono solo di bombe “stupide” che raggiungono l’obiettivo in base a velocità e gravità» con il risultato di «causare molte vittime civili» aiutando Isis a «reclutare». La risposta arriva da Igor Klimov, portavoce dell’aviazione russa: «Forse la Nato ignora che abbiamo i missili J-29, che raggiungono gli obiettivi guidati dai laser, e le bombe AS-14 Kedge con una testata massima di 500 kg e un margine di errore di 2 metri» (Maurizio Molinari, La Stampa).
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Il colonnello Igor Klimov, portavoce dell’Aviazione decantava ieri i modernissimi missili a guida laser Kh-29, usati «con successo» negli attacchi sulle città di Raqqa e nella provincia di Idlib. I giornali intanto esaltano la rapidità dell’allestimento delle base aerea di Latakia e dello straordinario rafforzamento del porto siriano di Tartus trasformato in pochi giorni da stazione di rifornimento a inespugnabile base operativa per le navi della Flotta russa del Mar Nero che stazionano al largo con il loro carico di elicotteri da combattimento e truppe da sbarco (Nicola Lombardozzi, la Repubblica).