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 2015  ottobre 05 Lunedì calendario

Altri distastri provocati dal maltempo. I pellegrini di Lourdes, le trombe d’aria di Livorno, l’uragano Joaquin in Sud Carolina. Le spiegazioni del climatologo

ROMA. «In autunno si aprono le porte dell’Atlantico. Le perturbazioni provenienti da ovest sono la norma. Ma piogge così forti sono davvero un inedito per le nostre regioni» ammette Bernardo Gozzini, climatologo del consorzio Lamma-Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Cosa è successo in Costa Azzurra?
«Dall’Atlantico, in alta quota, è arrivata aria fresca e secca. Ha attraversato i Pirenei, poi sul Golfo del Leone ha incontrato l’aria calda e umida del Mediterraneo. Il nostro mare è ancora caldo dall’estate, e le temperature torride di luglio e agosto non hanno certo aiutato la situazione. Le due masse d’aria che si sono scontrate avevano sia temperatura che umidità differenti. Così si è creato un sistema temporalesco».
Perché proprio in Costa Azzurra?
«Perché in Italia c’è un’alta pressione. Il sistema, in viaggio verso est, non è riuscito a superare il confine e si è scaricato tutto insieme sulla costa francese, dapprima con i fulmini, poi con una pioggia fortissima, concentrata in un paio d’ore e una decina di chilometri».
Le previsioni non hanno lasciato a desiderare?
«Météo France aveva emesso un allarme arancione, che corrisponde a un grado 3 su un totale di 4. Ma quando cadono 180 millimetri di pioggia in tre ore e il nubifragio è localizzato in un’area così ristretta, è possibile fare previsioni solo con un paio d’ore d’anticipo. Sappiamo che ci sono le condizioni propizie per un nubifragio, e per questo possiamo lanciare un allarme. Ma non abbiamo gli strumenti per sapere se avverrà, né luogo e ora esatta» (Elena Dusi, la Repubblica).
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Al binario 1 si incontrano due mondi diversi. Una turista americana, sacca con telo da spiaggia e infradito ai piedi, si aggira nel salone deserto alla ricerca di informazioni. Giuseppe Pierantozzi, il presidente di Unitalsi Marche è in piedi sulla banchina che richiama a gran voce le persone scese a prendere aria. Si riparte, dopo 18 ore prima sotto il diluvio e poi sotto al sole. Il treno delle Marche è l’ultimo a rimettersi in viaggio verso l’Italia, quello che si è trovato nel centro della tempesta, a Cannes. «Era tutto allagato, a un certo punto l’acqua aveva su-perato i predellini». A bordo c’erano 300 pellegrini marchigiani di ritorno da Lourdes, ultimo di quattro convogli dell’associazione cattolica che organizza i pellegrinaggi dei fedeli in tutta Europa. Erano 2.500, pugliesi, calabresi, lucani, piemontesi, divisi per regioni, almeno 700 i malati. «Eravamo al limite. Le toilette erano piene ed era finita l’acqua da bere. Mi sembra che l’emergenza sia stata ben gestita». La pensa così anche Palma Guida, dirigente di Unitalsi Puglia, che invece aveva ben altri problemi. Sul suo treno, bloccato dopo Tolone, in un apposito vagone pieno di barelle viaggiavano venti pelle-grini che avevano bisogno di dialisi e altri cos-tretti a respiratori che erano ormai a corto di os-sigeno. «Per fortuna i nostri treni sono attrezzati per le emergenze». Il treno è stato infine deviato a Modane. Arrivati a Torino, i più bisognosi sono stati dializzati all’ospedale delle Molinette. Pierantozzi è un veterano, dal 1976 a oggi ha fatto più di 50 viaggi a Lourdes. «Tante volte abbiamo avuto inconvenienti. Ma così, mai». Nel 2014, seicento pellegrini, tra cui 200 malati, rimasero bloccati per ore alla frontiera per lo sciopero dei ferrovieri francesi. Nel 2003 un blackout provocò ritardo e paure simili a quella della scorsa notte. «Andare a Lourdes è impor-tante» chiude Pierantozzi con una battuta. «Ma sarebbe importante anche tornare indietro». La turista intanto si è fatta avanti. Chiede a che ora parte il prossimo treno per Saint Tropez (M. Ima., Corriere della Sera)
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Due trombe d’aria per un’ora e mezzo hanno messo in ginocchio Livorno colpendo soprattutto il quartiere Benci-Centro, il famoso «Ovosodo» descritto nel film omonimo del regista Paolo Virzì. Il vento violentissimo ha scoperchiato tetti e le tegole come schegge impazzite sono volate ovunque colpendo decine di auto. Per fortuna a quell’ora in strada non c’era nessuno e non si lamentano feriti. Distrutte dal vento alcune vetrate della sinagoga e danneggiato il mercato centrale, monumento neoclassico della città. Due anziani sono stati salvati nella loro auto bloccata in un sottopasso allagato (nella foto Lapresse una voragine) (M.Ga., Corriere della Sera)
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Continua lo stato di emergenza in Sud Carolina sferzata dalle piogge torrenziali come conseguenza del passaggio dell’uragano Joaquin. «Una situazione catastrofica», l’hanno definita i meteorologi locali mentre le autorità hanno avvertito i cittadini di «rimanere a casa» dopo che le principali città sono state colpite dalle alluvioni.
I temporali hanno interessato quasi tutta la East Coast, con danni e disagi in Nord Carolina, Virginia, Georgia e New Jersey, con venti e pioggia segnalate anche a New York, ma lo stato più colpito è il South Carolina dove la pioggia-record ha allagato strade e ponti e 30mila persone sono ancora senza corrente elettrica. Cinque gli incidenti mortali segnalati finora e causati dal maltempo. Una persona è deceduta a Fayetteville, nel Nord Carolina, dopo che il vento ha fatto crollare un albero finito sulla sua auto. Altre tre persone sono morte in altrettanti incidenti d’auto in Sud Carolina provocati dalle inondazioni mentre una persona è morta annegata nella cittadina di Spartanburg.
Charleston e la capitale Columbia le due città più colpite con strade chiuse al traffico e parecchi disagi segnalate anche in aeroporto. Le autorità locali hanno avvertito i cittadini di rimanere a casa: i servizi di emergenza hanno, infatti, soccorso 130 persone rimaste intrappolate per strada mentre l’acqua rischiava di travolgerli.
Intanto, non si hanno ancora notizie del cargo Usa, con 33 persone a bordo, disperso al largo delle Bahamas dopo il passaggio di Joaquin. La Guardia costiera ha ritrovato solo dei salvagenti ma nessuna notizia dell’equipaggio composto da 28 americani e 5 polacchi (La Stampa).