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 2015  ottobre 04 Domenica calendario

Piccole cose estratte dai giornali di oggi che sarebbe bene non perdere

L’ultimo rapporto del Centrostudi Confcommercio segnala come al Pil positivo delle regioni del Centro Nord (più 1,5 per cento per il 2015) faccia da contraltare il meno 0,5 per cento delle regioni del Mezzogiorno. Stessa tendenza per i consumi che, sia per quest’anno che per il 2016, non andrebbero oltre lo 0,3-0,2 per cento (Luisa Grion, la Repubblica)
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Hillary Clinton, unica contraria alla lobby delle armi, ha però imparato a sparare dal padre (Luisa Grion, la Repubblica).
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Ogni anno in Italia lungo la filiera agroalimentare, dai campi al consumatore finale, si producono 5,6 milioni di tonnellate di cibo in eccedenza, di cui 5,1 milioni diventano spreco, per un valore di 12,6 miliardi di euro l’anno, 210 euro per persona. Secondo il Politecnico di Milano, lo spreco alimentare viene generato per il 53% dalle aziende della filiera, ma anche il consumatore fa la sua parte (47%). Il recupero e la ridistribuzione delle eccedenze è però in aumento (si è passati dal 7,5% di 4 anni fa al 9% oggi) grazie al diffondersi di «best practice» e a una maggiore consapevolezza sociale. Anche il recupero ha i suoi costi (da 0,2 a 2 euro al chilo), ma considerando il valore del cibo recuperato si ha un «effetto moltiplicatore» (rapporto tra valore recuperato e costo per il recupero) che varia da 3 a 10 euro. Il costo dello spreco alimentare, però, non è solo sociale ed economico ma anche ambientale: un impatto di 13 milioni di tonnellate di anidride carbonica usate per produrre alimenti (Giacomo Galeazzi, La Stampa).
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«Gli schiavi non avevano nome: qualsiasi fosse il loro nome dovevano abbandonarlo per quello che sceglieva il padrone. Dare un nome è una responsabilità. E darsi un nome è un atto di orgoglio. Non è un caso che molti musicisti afroamericani hanno scelto soprannomi regali… Count Basie, Duke Ellington. Il Conte. Il Duca».
Anche il nome con cui il mondo la conosce non è quello vero.
«Io mi chiamo Chloe e questo è il nome con cui mi chiamano le persone che amo. Ma solo nella mia famiglia lo pronunciano come si deve. Già a scuola mi chiamavano Cloo, Clori... Poi, quando a dodici anni mi sono fatta battezzare, ho scelto di chiamarmi Antony: come sant’Antonio da Padova. E qualcuno ha cominciato a usare il diminutivo: Toni. Ma è Chloe che scrive i libri, sa? Quando scrissi il primo avrei voluto firmarlo col mio vero nome, Chloe Wofford. Invece mandai il manoscritto col nome da sposata che usavo allora. Chiamai per farlo cambiare ma era tardi: era già stampato».
Perché proprio Sant’Antonio da Padova?
«Perché è buono con i bambini e perché viaggiò in Nordafrica. L’ho scoperto in una Vita di Santi comprato da Strand, il negozio dei libri usati su Broadway» (Toni Morrison ad Anna Lombardi di Repubblica).
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«Sembra incredibile, ma la vita di Berlusconi è basata su una storia vera» (la battuta epocale di Gino e Michele, Anna Bandettini su Repubblica)
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Rousseau riteneva il sistema democratico tanto perfetto da convenire solo a un popolo di angeli (Roberto Esposito, la Repubblica).
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«Amo stare da sola. È l’unico modo che conosco per apprezzare al meglio la compagnia dell’altro o degli altri» (Bianca Pitzorno ad Antonio Gnoli di Repubblica)