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 2015  ottobre 04 Domenica calendario

I cattivi pensieri di Mura. Si comincia con quelli che hanno esonerato Castori, si continua con le (omissis) che hanno inventato Peeple, si conclude con i maniaci del verbo “espugnare”

Egregi signori Stefano Bonacini, Claudio Caliumi, Roberto Marani e Sean Sogliano, massimi dirigenti i primi tre, direttore sportivo il quarto, vi ritengo responsabili di aver mandato al macello una delle poche belle storie della serie A licenziando Castori, allenatore del Carpi. Il mio voto è 2, dividetelo tra di voi come vi pare. Il licenziamento di Castori, primo artefice della A del Carpi, alla faccia di Lotito e degli interessi dei grandi club, uno più diplomatico di me lo definirebbe intempestivo. Per me è un gesto stupido e cattivo, i due aggettivi (bête et méchant) che definivano un giornale francese, guarda caso Harakiri, poi diventato Charlie Hebdo. Per quanto poco diplomatico, spiego i due aggettivi. È un gesto cattivo perché non contiene un minimo di riconoscenza. È un gesto stupido perché sproporzionato. È vero, il Carpi aveva 2 punti, ma nelle prime sei partite aveva incontrato solo squadre che stanno nella parte sinistra della classifica. Aveva perso (immeritatamente) con Inter e Fiorentina, aveva pareggiato con Palermo e Napoli, aveva perso beccandone cinque da Samp e Roma. O voi siete convinti di aver messo in mano a Castori uno squadrone, ma non credo, oppure tanto valeva, passato il Torino, lasciare che si misurasse con squadre più o meno della stessa fascia: Atalanta, Bologna, Frosinone, Verona, questo dice il calendario. Sul perché non l’abbiate fatto si possono avere pensieri veramente cattivi, quasi perfidi, ma non li rendo pubblici. Sono d’accordo con il comunicato emesso dai tifosi del gruppo Guidati dal Lambrusco. Purché siano pacifici (i tifosi) e scuro e fresco (il Lambrusco). E non cambio idea né voto dopo la vittoria del Carpi sul Torino. EGREGIE imprenditrici californiane Julia Cordrai e Nicole Mc Cullough, ho letto ieri che avete fondato Peeple e che l’app vale già 7,6 milioni di dollari. Si tratta, se ho capito bene, di una sorta di Tripadvisor dove, anziché dare voti ad alberghi o ristoranti, si votano le persone. L’ambizione è quella di «circondarsi dei migliori dei migliori» ma anche di «essere meno soli». Il voto, da una a cinque stelle, si può effettuare valutando tre ambiti: lavorativo, personale, sentimentale. Il mio, alla vostra iniziativa, è 0,5. Dividetelo tra voi come vi pare. Posso aggiungere con un eufemismo che non ne avvertivo la mancanza, e poi usare molti omissis per non urtare la vostra sensibilità femminile e californiana, o quella di lettori abituali. In sostanza, con tutta la (omissis) che già circola sul web, altra se ne aggiungerà grazie a questa solenne (omissis). Ci sono schiere di emeriti (omissis) e grandissime (omissis) che non vedono l’ora di dare voti ad amici, parenti, ex mogli, tassisti, danzatrici del ventre, dentisti, parlamentari, tramvieri, commessi connessi e no, baristi, e perché dovrei prendermela proprio io che i voti li assegno da tanti anni? Infatti non me la prendo per questo ma per quell’autentica (omissis) per cui i giudizi positivi saranno pubblicati subito online mentre per i giudizi negativi si dovranno aspettare due giorni. Perché? Perché chi ha ricevuto basse valutazioni (una o due stelle) ha 48 ore di tempo per mettersi in contatto con il valutatore e magari fargli cambiare idea e farsi alzare la valutazione. In sostanza, non basta che ti abbiano pubblicizzato come pessimo amatore, o medico incapace, o ragazza di facili costumi, il biglietto è di andata- ritorno, puoi metterci del tuo contattando l’emerito (omissis) o la grandissima (omissis). Poi può darsi che ti senta meno solo. Ma anche più (omissis). Segnalo a Cordrai e Mc Cullough una frase di Javier Marias, che forse non conoscono. È un grande scrittore spagnolo (8). Segni particolari: tifa Real Madrid, fuma molto, scrive solo a macchina. Intervistato dal Venerdì ha detto: «Oggi si fa prestissimo a utilizzare la parola genio. Perciò mi dico: se a elogiare certi miei libri è un’epoca tanto mediocre e confusa, c’è da preoccuparsi». Si fa prestissimo in tanti settori. Anche a usare la parola “campione”. E questo ci riporta allo sport. Stimati Colleghi dell’Ufficio Centrale e in particolare ignoti titolisti della prima pagina, accogliete queste righe non come un’umile preghiera (non esageriamo) ma una sommessa richiesta: riuscireste a fare a meno del verbo espugnare? È ricomparso lunedì, per la Fiorentina a San Siro. Poteva vincere a, passare a. No, espugna. Si dà il caso che da parecchi anni, allo sport, molti abbiano deciso di evitare ogni metafora bellica. Niente fucilate, raffiche, cannonate e cannonieri, missili terra- aria o terra-terra, cecchini, obici, spingardate. Un obiettivo non è mai nel mirino. Niente campi violati. Mi piace il basket ma detesto le bombe da 3. Mi piace la radio ma non l’abitudine di molti radiocronisti: «L’arbitro dà inizio alle ostilità». Quali ostilità? È una partita di calcio e gli altri sono avversari, non nemici. Non si parla di ostilità prima dei 200 dorso, o di una partita di tennis. È anche così che si rinforza la sottocultura calcistica. Un colpo di spugna a espugna sarebbe un piccolo gesto in direzione contraria.