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 2015  ottobre 04 Domenica calendario

«Quanto è più facile scrivere una parodia su Renzi piuttosto che una bella battuta?». La saggezza di Gino e Michele che preparano uno spettacolo su loro stessi

MILANO.
Per fortuna sono ordinati. Conservano tutto o quasi, foto, vignette, locandine appese sulle pareti salendo lo scalone della più opulenta fabbrica di risate italiana, in viale Ortles, periferia sud di Milano. Al terzo piano, dove ci sono i loro uffici, Gino e Michele scherzano già: «Venga, venga pure nel nostro museo delle cere». È qui che lavorate? «Io no – dice Gino – io scrivo a casa. Vorrà mica che veda lui per tutto il giorno». Rincalza Michele: «Anzi, se viene mi dà anche un po’ fastidio. E poi guardi lì, la sua scrivania, vuota, non una penna, e perdipiù di vetro che si vedono le gambe sotto. Che orrore è?». Gino (Vignali) e Michele (Mozzati), sessantasei e sessantacinque anni, uno piccolo, l’altro alto, uno capelli grigi radi l’altro con baffoni e fascino sonnolento, uno precisino, bocconiano, l’altro studente di Lettere e compagnone. Insieme hanno percorso con divertimento nostro e loro i bui anni Ottanta, i fatui Novanta e questi difficili Duemila, da umoristi, scrittori e editorialisti satirici, talent scout di comici, direttori di cabaret, autori (Zelig tv, oltre nove milioni di spettatori negli anni di massimo successo...). Una storia venerata da molti, detestata da pochi, dove c’entrano anche settimanali satirici come Cuore e Tango, una radio (Popolare) e un’agenda (Smemoranda, diretta con Nico Colonna) oltre a una rete infinita di incontri: Jannacci, Gaber, Paolo Rossi, Albanese, Beppe Grillo, Teocoli, Aldo, Giovanni, Giacomo e poi Altan, Vauro, Ellekappa, Ligabue, Lucio Dalla, Jovanotti, Pino Daniele. Ora, giunti al quarantesimo anno, G&M debuttano in scena con un reading “del meglio di” intitolato Passati col rosso, come la trasmissione radiofonica dei loro inizi, per raccontare come hanno trasformato la voglia di cambiamento in intrattenimento. E business. Gino: «Siamo l’esempio di come cultura bassa e alta possono stare insieme». Non era scontato negli anni duri e lacerati in cui si erano conosciuti. «Nel ‘69, ridere era un cedimento piccolo-borghese. Il massimo della libidine era ascoltare Claudio Lolli e Ivan della Mea, che era nostro amico, però non proprio il massimo del divertimento...». Loro amavano i fumetti, i Gufi, perfino Battisti, bandito dal “Movimento”. Di sinistra, sì, ma scanzonati. «Avevamo un gruppo, i “Bachi da sera”, il nome più brutto della storia: di giorno andavamo davanti alle fabbriche con le canzoni per i palestinesi, la sera di nascosto al “Refettorio”, il locale dell’ex Gufo Roberto Brivio, a fare le cose nostre. È durata due o tre anni». E sarebbe morta lì se non ci fosse stata la nascita delle radio libere e la luminosa idea di una trasmissione satirica via etere. «Per vivere ci mantenevamo io come direttore amministrativo in una azienda di pannolini, Michele alla Emme edizioni di Rosellina Archinto, ma ci sentivamo gli Arbore e Boncompagni di sinistra. G&M nacque nell’autunno del’75 a Radio Milano Centrale e qualche mese dopo a Radio Popolare con Passati col rosso». Affiora una scena: «A Radio Pop ci chiesero un provino, il direttore Piero Scaramucci, le femministe, i compagni. Non rideva nessuno. Alla fine Scaramucci disse “Boh!” però ci diede lo spazio, il lunedì dalle 21.30 alle 23, stesso orario del film sul primo canale Rai. La trasmissione esplose. Portava nella sinistra qualcosa che non c’era: l’intrattenimento, appunto». Il viatico erano le canzoni di Jannacci, Gaber, Fo. Fiumi di inchiostro sono stati scritti sulla simbiosi di Milano in quegli anni con i suoi artisti, la loro voglia di cambiare e stare insieme: Jannacci che abitava vicino a Michele in via Mameli, che gli presentò Gaber che li mise in contatto col Santa Tecla e poi con Cochi e Renato... era come ricomporre i tasselli di un mosaico. «Se c’è una cosa di cui siamo orgogliosi è di far parte della comicità milanese, la più innovativa d’Italia. Sì, proprio così. Milano non ha una tradizione come i napoletani o i romani: Gigi Proietti è un intero museo, ma Cochi e Renato sono arte contemporanea. Milano si è dovuta inventare una lingua comica, vedi Dario Fo, e la comicità è reinvenzione creativa». Un esempio eccelso: Ci vuole orecchio, la canzone scritta nell’80 con Jannacci. «E quando nella squadra poi entrano anche i Comedians di Gabriele Salvatores, Bisio, Paolo Rossi, Antonio Catania, Silvio Orlando, Gigio Alberti... la scuola milanese diventa un fatto nazionale». Con G&M e Giancarlo Bozzo animerà tra intelligenza e impudenza le serate dello “Zelig Cabaret” aperto nell’85 in viale Monza indovinando i sentimenti di un pubblico forse stanco della politica ma non ancora contagiato dalle tentazioni antipolitiche: e nacquero Albanese, Aldo Giovanni e Giacomo, Littizzetto, Cornacchione, Vergassola, esplose Lella Costa. «Su quella pedana abbiamo rotto le barriere tra intellettuali e gente comune».Tra i ricordi annoverano “le prime volte di”: Teresa Mannino, Geppi Cucciari, Checco Zalone (a cui pagarono il biglietto del treno per tornare in Puglia). Il padrino ideale di quel momento era il grande Oreste Del Buono che portò G&M prima a Linus e poi nella prestigiosa collana degli Struzzi Einaudi con Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano, la loro raccolta di battute, ottocentomila copie solo nella prima edizione. «Del Bono non era toscano, ma elbano, cioè a detta sua ancora più stronzo. Era un intellettuale ma anche un provocatore. Ci pubblicò all’Einaudi tra Balzac e Proust con grande scandalo, e quando ci scrisse la prefazione a un’altra raccolta si firmò “L’uomo che stuprò lo struzzo”». Curioso che il massimo del successo sia coinciso con le notti svagate di Zelig tv, da cui ora Gino e Michele sono in sabbatico «per ripensare nuovi approdi», perchè forse fu proprio la potenza di quello show su Canale 5 a cancellare quel che di satira c’era nella comicità. «Discorso delicato», fa muro Gino. «Chi fa satira oggi ? Crozza? Lo adoro, ma quanto è più facile scrivere una parodia su Renzi piuttosto che una bella battuta?». Così profetizzano grandi carriere per Marta Zoboli, Gianluca de Angelis, i Boiler e qualche genovese. E la battuta epocale? «Sembra incredibile, ma la vita di Berlusconi è basata su una storia vera».