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 2015  ottobre 04 Domenica calendario

Differenze tra la situazione libica e quella siriana e se la lotta all’Isis rafforzi o indebolisca Assad

Nelle analisi dei quotidiani e nelle dichiarazioni di personaggi politici nostrani ricorre spesso l’argomento secondo il quale il giudizio negativo del governo italiano sulla recente decisione di Francia e Gran Bretagna (membri come noi della coalizione anti Stato islamico) di intraprendere anch’essi bombardamenti aerei delle basi dell’Isis in Siria sarebbe giustificata dalla esigenza di evitare il rischio di un secondo «caso libico», e cioè «l’eliminazione di un despota senza averne previamente calcolato gli effetti» (traggo la citazione dall’editoriale del Corriere del 30 settembre).
A me pare che le due situazioni siano completamente diverse. In particolare non vedo come l’intensificarsi della lotta contro l’Isis possa condurre alla «eliminazione» del presidente siriano, aprendo scenari di ulteriore destabilizzazione. L’ Isis è infatti tra i più feroci e sanguinari oppositori di Assad, ed il rischio, piuttosto, è l’inverso: che, cioè, la lotta contro l’Isis rafforzi, più o meno indirettamente, la posizione di Assad, consentendogli di indirizzare i suoi sforzi militari verso altri obiettivi, e allontani la prospettiva di una sua uscita di scena. È questo, del resto, il principale punto di dissenso fra americani e russi: i primi convinti di dover contrastare entrambi (l’Isis e Assad) allo stesso tempo, i secondi, invece, che la questione Assad debba essere accantonata, quanto meno per il momento, concentrandosi prioritariamente sulla lotta all’Isis. La sorte di Assad ( e quella dei suoi oppositori «moderati») si gioca su altri tavoli, e non su quello del contrasto all’Isis. Mi farebbe piacere conoscere la sua opinione al riguardo. Giovan Battista Verderame
giovanbattista.verderame@

fastwebnet.it
Caro Verderame,
I due casi sono effettivamente diversi. In Libia, quando una coalizione occidentale intervenne contro il regime di Gheddafi, vi erano due campi abbastanza chiaramente distinti: il colonnello e le sue milizie contro i ribelli sul terreno e le flotte alleate nei cieli. La situazione divenne terribilmente imbrogliata quando scoprimmo (ma avremmo dovuto prevederlo) che i nemici di Gheddafi appartenevano a fazioni diverse e non erano in grado di accordarsi su un piano comune. In Siria, invece, il regime al potere e i suoi avversari hanno potuto contare, sin dagli inizi, su appoggi esterni. La guerra civile non è la sola che si combatte in quel Paese. Vi sono guerre per procura combattute dietro le quinte fra i sostenitori dei due campi. Vi è una guerra contro l’Isis che si combatte con maggiore o minore impegno, a seconda degli interessi dei singoli Paesi. E vi è una guerra tra sunniti e sciiti in cui la religione è spesso pretesto per attizzare odi e reclutare nuovi partigiani. Fra il caso libico e quello siriano vi sono alcune assonanze, ma anche molte differenze.
Resta da capire, quindi, perché il presidente del Consiglio, parlando di Siria e degli interventi anglo-francesi, abbia evocato il precedente libico come esempio da evitare. Una spiegazione possibile è l’importanza attribuita da Renzi a uno Stato che resta pur sempre, anche per una Italia senza ambizioni coloniali, la sua «quarta sponda». Non ha torto. Il petrolio, il gas, la ricostruzione del Paese e il traffico dei clandestini bastano a spiegare perché la Libia sia per l’Italia e per la sua economia una questione prioritaria. Naturalmente una vicenda è tanto più importante, per un uomo politico ambizioso, quanto più gli consente di recitare una parte di primo piano. Renzi desidera avere, nella soluzione della crisi libica, un ruolo primario; vorrebbe che l’importanza della crisi libica venisse riconosciuta dai nostri partner e teme che l’impegno franco-britannico nella vicenda siriana dirotti la nave della diplomazia europea verso altri lidi. Aggiungo che intravede nella questione siriana il rischio di un peggioramento dei rapporti con la Russia: una situazione in cui, con ragione, non vorrebbe essere coinvolto.