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 2015  ottobre 03 Sabato calendario

Uno sciopero, due cortei, tre gocce di pioggia. E Roma si è paralizzata, da mattina a sera

ROMA Uno sciopero, due cortei, tre gocce di pioggia. E Roma si è paralizzata, da mattina a sera. Il venerdì nero era annunciato – non solo perché i romani sono abituati alla media di due scioperi dei trasporti al mese, come ha sottolineato ieri il presidente della Commissione di Garanzia, Roberto Alesse – ma ha avuto anche il sapore di una beffa. Molti cittadini, dopo l’incontro tra il prefetto Franco Gabrielli, l’assessore ai Trasporti Stefano Esposito e i sindacati, avevano capito che la protesta era stata sospesa. Ma l’Usb ha mantenuto lo sciopero e i due cortei – quello degli studenti e l’altro dei movimenti per la casa che hanno paralizzato le zone di Piramide in mattinata e piazza Venezia nel pomeriggio – e poi la pioggia hanno contribuito a creare la grande paralisi.
All’Atac hanno incrociato le braccia in molti, e i pendolari hanno trovato chiuse la metro A e B fin dalle otto e mezzo di mattina. Gli autobus non sono passati per ore. Chiusa anche la Roma-Lido. Prese d’assalto le grandi arterie che portano alla Capitale, con una serie di micro-incidenti che hanno peggiorato la situazione. Dall’Eur a Termini, e viceversa, in auto alle cinque del pomeriggio ci volevano due ore. «L’adesione allo sciopero è al 30%», ha dichiarato il prefetto a metà mattinata, aggiungendo che non hanno lavorato 45 macchinisti della metro B e 24 della linea A. Il dato è stato confermato per tutta la giornata, mentre per l’Usb l’adesione è stata invece del 90%. Di fatto chi ha scioperato in Atac tra autisti, macchinisti, addetti di stazione, verificatori e ausiliari del traffico è stato il 70% del personale.
A Termini è stato il delirio. Immagini da far inorridire ancora una volta la stampa internazionale come già accaduto per i guai di Marino, incidenti e funerali show. Migliaia di passeggeri e di pendolari a caccia di qualsiasi mezzo su ruote, con attese di ore, anche perché le navette arrivavano piene o per la destinazione sbagliata. Molte le famiglie con bambini in lacrime, tanti gli anziani esausti. Sui social si sono scatenati i post: «Stamattina, a causa dello #scioperoAtac, non sono potuto andare all’Università. Non mi è stato leso un diritto costituzionale allo studio?» @SimonePiloni. «Cosa vi dice la testa di scioperare e lasciare un’intera città ferma e nel caos?» @SaraVas. «Non siamo riusciti ad evitare un’altra giornata difficile», ha ammesso l’assessore Esposito che ha chiesto al garante come fare per impedire gli scioperi. E il garante ha invocato «una tregua per il Giubileo».
Tra gli addetti Atac a gestire la folla per evitare incidenti, un vigilante ha preso un pugno in faccia da un passeggero al quale aveva chiesto di mostrare il biglietto. È la terza aggressione in cinque giorni, dopo l’uomo che ha preso a calci le porte del 213 perché il conducente non voleva farlo salire in mezzo alla strada e il giovane che ha rotto il vetro della cabina del conducente sul 51. Il clima teso nei rapporti tra i lavoratori Atac e i cittadini si mostra da mesi. Una situazione aggravata dall’insicurezza creata da due incidenti in pochi giorni: uno causato dall’apertura accidentale del vano batterie di un treno della linea A carico di passeggeri e l’altro dalla lamiera del portello motore di un bus, che si è spalancato in corsa travolgendo una donna che rischia l’amputazione di un braccio. Il ministro Delrio: «Ci vuole più responsabilità da parte di tutti, i cittadini sono i più penalizzati da questi scioperi».