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 2015  ottobre 02 Venerdì calendario

Se una volta su mille ti può ammazzare, ti conviene fare molta attenzione: elogio della "paranoia costruttiva" in un brano di Jared Diamond, che in 50 anni di accampamenti nelle foreste della Nuova Guinea ha imparato a non correre rischi mentre si fa la doccia

Pubblichiamo un testo di Jared Diamond, biologo, fisiologo e ornitologo statunitense, ospite oggi alle 21 (intervistato da Marino Sinibaldi) al Festival di Internazionale di Ferrara.
L’altra mattina, sono uscito vivo da una situazione pericolosa. No, non c’era un rapinatore armato in casa, né mi sono trovato faccia a faccia con una bestia feroce durante una passeggiata in montagna.  Sono sopravvissuto alla mia doccia quotidiana. Sapete, le cadute sono causa molto comune di morte tra le persone anziane come me. (Ho 75 anni). Nella cerchia di amici intimi miei e di mia moglie con più di 70 anni, uno è rimasto paralizzato a vita, un altro si è fratturato una spalla e una gamba scivolando sul marciapiede. Un altro ancora è caduto dalle scale, l’ultimo potrebbe non sopravvivere a una recente caduta.
"Davvero! – si potrebbe obiettare – Che rischi ci sono di scivolare sotto la doccia? Uno su mille?”. Forse, ma potrebbe non essere abbastanza.
L’aspettativa di vita per un americano sano della mia età è di circa 90 anni, da non confondere con l’aspettativa di vita di un americano alla nascita, appena 78 anni. Per raggiungere la mia quota mancano ancora 15 anni, ovvero 15 volte 365, o 5.475, docce.
Se non avessi pensato che le mie probabilità di cascare sotto la doccia fossero superiori a una su mille, sarei probabilmente già morto o rimasto paralizzato almeno cinque volte prima di raggiungere la mia aspettativa di vita. quindi devo ridurre il livello di rischio a molto meno di 1 su 5.475.
Questo ho imparato in 50 anni sull’isola della Nuova Guinea: fare attenzione ai pericoli che sembrano comportare un rischio basso ma che si incontrano spesso.
Ho scoperto per la prima volta la percezione del rischio degli abitanti della Nuova Guinea durante un viaggio nella foresta, quando ho proposto di piantare le tende sotto un albero alto e magnifico. Con mia grande sorpresa, i miei amici del posto si sono rifiutati. L’albero era secco e ci sarebbe potuto cadere addosso.
Sì, era morto. Ma obiettai che era così solido che sarebbe stato in piedi per molti anni. Loro furono irremovibili e vollero dormire all’aperto fuori dalla tenda.
Ho pensato che esagerassero al limite della paranoia. Negli anni successivi, però, mi sono reso conto che tutte le notti che mi sono accampato in una foresta della Nuova Guinea, ho sentito un albero spezzarsi. E quando ho fatto il calcolo del rapporto rischio / frequenza, ho capito il loro punto di vista.
Se sei un abitante della Nuova Guinea e vivi in una foresta e hai la cattiva abitudine di dormire sotto gli alberi secchi, la cui probabilità che una notte cadano su di voi è soltanto 1 su 1.000, potresti morire entro pochi anni. E infatti, mia moglie fu quasi uccisa da un albero che cadde l’anno scorso, e io stesso sono sopravvissuto a numerose situazioni a rischio di morte in Nuova Guinea.
Solo ora capisco che l’eccesso di attenzione della Nuova Guinea verso i rischi bassi e frequenti è una “paranoia costruttiva”: aiuta.
Da allora ho preso la stessa abitudine e la cosa esaspera molti amici americani ed europei. Ma tre di loro che praticano la paranoia costruttiva su se stessi – un pilota di piccoli aerei, un guidatore di canoe nei fiumi e una guardia che pattuglia le strade di Londra disarmata – hanno imparato come me, avendo visto morire per negligenza.
Gli abitanti della Nuova Guinea devono prevenire i pericoli perché non hanno medici, agenti di polizia o chi può intervenire in loro aiuto. Al contrario, gli americani sono confusi. Siamo ossessionati dalle cose sbagliate, e non riusciamo a vedere i pericoli reali.
Alcuni studi hanno comparato la probabilità percepita dei pericoli in Usa con la probabilità reale che essi si avverino, misurati sia attraverso i dati degli incidenti effettivamente avvenuti sia attraverso il numero di quelli evitati. Si scopre che esageriamo i rischi di eventi che sfuggono al nostro controllo, che possono causare molti morti in una sola volta o che possono uccidere in modo spettacolare, tipo uomini armati folli, terroristi, incidenti aerei o nucleari, colture geneticamente modificate. Allo stesso tempo, sottovalutiamo i rischi di eventi che possiamo controllare (“non potrebbe mai accadere a me – io sto attento”) e degli eventi che uccidono le persone in modo banale.
Così sono diventato costruttivamente paranoico su docce, scale a chiocciola e marciapiedi bagnati o irregolari come i miei amici della Nuova Guinea fanno con gli alberi secchi. Quando guido, rimango vigile per i possibili errori che potrei fare (soprattutto di notte), e per quelli che gli altri guidatori distratti potrebbero commettere.
La mia ipervigilanza non mi paralizza nè mi limita nella vita: non salto la mia doccia quotidiana, continuo a guidare, e continuo ad andare in Nuova Guinea. Mi piace fare tutte queste cose pericolose. Ma cerco di pensarle costantemente come in Nuova Guinea, per mantenere ogni volta il rischio di incidenti molto al di sotto 1 su 1.000.