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 2015  ottobre 02 Venerdì calendario

Società pubbliche, nella bozza di "Testo unico" allo studio del governo nuovi limiti per i manager: niente più super-bonus finale, e basta gettoni di presenza per i consiglieri di amministrazione. Tra le altre novità, la nascita di un organismo ministeriale di vigilanza sulle partecipate e una razionalizzazione delle partecipazioni

Si profila una nuova stretta sui compensi dei manager delle società controllate dallo Stato e dalle altre amministrazioni pubbliche. La novità è contenuta nella bozza del decreto attuativo della riforma della Pubblica amministrazione sulle partecipate pubbliche. Un provvedimento che assume la forma di un «testo unico» e che dunque, non riguarderà solo le società di Comuni e Regioni, ma anche quelle controllate o partecipate direttamente dallo Stato. La bozza di testo, all’articolo 16, prevede che entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto, il ministero dell’Economia aggiorni «i criteri di remunerazione degli amministratori di società direttamente o indirettamente controllate da pubbliche amministrazioni, compresi quelli a cui sono attribuite determinate cariche». Compito del Tesoro sarà stabilire dei limiti massimi alle remunerazioni «proporzionali alla qualificazione professionale e all’impegno di lavoro richiesti, nonché alla dimensione dell’impresa». Il governo Renzi, dunque, ha deciso di intervenire di nuovo sugli stipendi dei manager dopo che già aveva introdotto tre tetti agli emolumenti percepiti dai vertici delle società partecipate dallo Stato, uno di 240 mila euro per le imprese più grandi, uno di 192 mila euro per quelle medie e uno di 120 mila euro per le più piccole. Da questi tetti in vigore sono state escluse solo le società quotate in Borsa o quelle che hanno emesso obbligazioni negoziate sui mercati regolamentati (lo hanno fatto le Poste, le Ferrovie e anche la Rai). La bozza di riforma fa un ulteriore passo, prevede che nelle società in rosso la parte variabile degli stipendi dei manager non venga corrisposta. Viene anche introdotto un divieto di versare trattamenti di fine mandato ai componenti degli organi sociali. Significa niente più super-bonus di fine mandato per i manager. Ma lo stop, anche se la norma potrebbe essere limitata ai soli consigli delle municipalizzate, toccherà anche i gettoni di presenza dei consiglieri di amministrazione.
LE ALTRE NOVITÀ
Un’altra novità riguarda poi la titolarità delle partecipazioni. Per quelle dello Stato, ad esercitare i diritti dell’azionista sarà sempre il ministero del Tesoro, che dovrà tuttavia operare di concerto con i ministeri competenti per materia. Per le controllate delle Regioni la titolarità spetterà ai presidenti, mentre per quelle Comunali i titolari non saranno più le giunte ma direttamente i sindaci. Insomma, una verticalizzazione dei poteri sulle società partecipate. Ma i passaggi più innovativi del provvedimento sono altri due, quello che prevede la nascita di un «organismo di vigilanza» sulle partecipate presso il dipartimento della funzione pubblica, e quello sulla gestione delle crisi di impresa. L’organismo di vigilanza potrà effettuare ispezioni nelle società partecipate dalle amministrazioni pubbliche.
Nel caso in cui riscontri delle irregolarità, potrà proporre al ministero del Tesoro il commissariamento. Il testo, poi, prevede anche una razionalizzazione delle partecipazioni. Quelle non strumentali, circa 3.200, dovranno essere dismesse o liquidate entro un anno. Ma ad essere chiuse dovranno essere anche quelle in cui il pubblico ha una quota inferiore al 10% o che non hanno dipendenti.