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 2015  ottobre 02 Venerdì calendario

Voleva sembrare giovane e disinvolta, è risultata patetica: questa l’impressione del pubblico dopo la battuta di Hillary Clinton sul pene di Lenny Kravitz, nel corso di un’intervista rilasciata alla comica Lena Dunham. Per risollevare la sua campagna elettorale, le converrebbe piuttosto dare ascolto alle donne normali, e puntare sulla serietà senza cercare di fare troppo la simpatica. «L’esperienza e il non essere cool sono le sue qualità migliori. Dovrebbe puntare su quelle per risultare autentica, non tentare di sembrare quel che non è»

Prima congettura su Hillary Clinton e Lenny Kravitz: a Clinton non interessava affatto prendere visione del pene di Kravitz, improvvisamente fuoruscito dai calzoni durante un concerto. Ha tentato un battutone rispondendo a una domanda dell’autrice/attrice comica Lena Dunham. Informata dell’esistenza del video su YouTube, ha chiuso lo scambio con uno pseudo-disinvolto «ah, bene gli darò un’occhiata». Pensando forse di risultare finalmente cool, ganza, in un’intervista diretta alle elettrici giovani, condotta da Dunham, con un intervento di Amy Schumer. Producendo un disastro: Clinton è stata giudicata patetica dalle giovani elettrici per cui l’intervista era stata organizzata. Quelle che seguono Dunham e Schumer ma trovano l’ex segretario di Stato a volte insincera, a volte losca, di certo una scarsa ispirazione, l’entusiasmo di qualche anno fa non c’è più. Ed è stata massacrata da osservatori e opinionisti. Per cui, seconda congettura: a Clinton converrebbe dare ascolto alle donne normali e alle opinioniste che non la amano. Ma che, colte di sorpresa dal suo tentativo di sembrare una candidata Sex and The City, hanno detto cose di buon senso. «È complicato cercare di essere simpatica e accessibile e mostrare il proprio lato soft, mantenendo la dignità necessaria alla carica che si vuole ottenere», ha notato Megyn Kelly, la conduttrice Fox tempo fa accusata da Donald Trump di avere le mestruazioni. «E parlare del (vabbe’, ndr) di Kravitz certamente non la aiuta». Era prevedibile, a pensarci. Il mega flop del suo tentativo di sembrare «una delle ragazze» rivela un limite di molti politici importanti, femmine e maschi: che vivono circondati da staff, consulenti e famigli con idee talvolta improvvide; non parlano con gente normale se non per pochi istanti a eventi organizzati; hanno imparato a non imparare niente dalle critiche, non le leggono, non le considerano; e hanno sempre intorno qualcuno che ripete loro trattarsi di idiozie. Forse la signora che porta i panini nel quartier generale della campagna di Hillary avrebbe potuto dirle «non vada da Lena Dunham, farà una figura da cioccolataia», ma sarebbe stata cacciata, e Hillary è troppo centrista per opporsi a certi licenziamenti in tronco. E poi, terza congettura: Clinton è femminista vera, ma seriosa e ultrasessantenne. Inadatta ad andare in scena con femministe comiche giovani, autoironiche, affabulatrici fino alla nausea su peni e vagine. Non piace soprattutto alle coetanee di Dunham e Schumer: «L’esperienza e il non essere cool sono le sue qualità migliori. Dovrebbe puntare su quelle per risultare autentica, non tentare di sembrare quel che non è», ha scritto Sally Kohn, trentenne commentatrice per la Cnn e il Daily Beast.  E ora, quarta congettura: dopo gli sfottò sul caso Kravitz, Clinton potrebbe cambiare strategia. È iniziato quello che già chiamano «il più crudele dei mesi» per i due candidati dinastici/dell’establishment in difficoltà, Hillary e Jeb Bush. Ci sono due dibattiti, il 13 si terrà il primo tra i democratici. Clinton dovrà affrontare un anziano-rivelazione, Bernie Sanders, grinta da ex sessantottino e accento di Brooklyn. E forse un piacione no limits come il vicepresidente Joe Biden. Fare la persona seria potrebbe essere l’unico modo per uscirne, ma poi chissà.