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 2015  ottobre 02 Venerdì calendario

Vita, morte (politica, e prossima, visto che sono senatori) e miracoli dei più brillanti protagonisti della riforma della Costituzione in corso al Senato. Da Cociancich, avvocato milanese di origine istriana, che fino a 48 ore fa nessuno sapeva che esistesse e che fino a 24 ore fa nessuno sapeva scriverne il nome, autore del «canguro» che s’è ingoiato tutti quelli dell’opposizione, a Paolo Aquilanti che non si sa chi sia, quanti anni abbia, quale sia il suo volto. Eppure si sa che s’aggira. E che scrive anche lui emendamenti

Vita, morte (politica, e prossima, visto che sono senatori) e miracoli dei più brillanti protagonisti della riforma della Costituzione in corso al Senato.
Roberto Cociancich 
Renziano, 54 anni, avvocato milanese di origine istriana, fino a 48 ore fa nessuno sapeva che esistesse, fino a 24 ore fa nessuno sapeva scriverne il nome. È suo l’emendamento che s’è ingoiato tutti quelli dell’opposizione, eppure in aula leghisti e forzisti si alzano a dire quanto è serio e stimabile («galantuomo», «ottima persona» ha detto Roberto Calderoli). Ampio e schioccante il cinque che ieri mattina presto, a Palazzo Madama, Cociancich ha scambiato con Luca Lotti. 
Tito Di Maggio
Fittiano, eletto con Mario Monti, 55 anni, imprenditore siciliano, fratello del pm che arrestò Angelo Epaminonda, senatore colto e preparato e da qualche tempo anche sanguigno. Mercoledì sera ha gridato a Cociancich «jihadista della maggioranza». Ieri ha cominciato l’intervento promettendo di evitare boutade, ché i giornali si occupano soltanto di quelle e non della ciccia. Poi ha concluso così: «Non vorrei che alla fine, signor Presidente, anziché essere il boia della Costituzione, lei passasse come il boia della democrazia!». 
Francesco Campanella
Eletto coi cinque stelle, ora nella sinistra greca (mercoledì ha detto «noi dell’altra Europa con Tsipras»), palermitano cinquantenne, è il simbolo della dura vita dell’ex grillino. Ieri mattina ha chiesto di sottoscrivere un emendamento del M5S, e dai banchi dei vecchi amici si è alzato uno scandalizzato «no!», seguito da un secondo, un terzo e fino a un coro di scandalizzati «no». Si contende il ruolo con Luis Alberto Orellana che poco dopo si è preso del «servo della maggioranza».
Roberto Calderoli
Leghista, bergamasco di 59 anni, dentista, è considerato il più formidabile stratega vivente di battaglie parlamentari, anche se l’altro giorno è stato battuto da Cociancich. Ora è famoso come mister 80 milioni di emendamenti, numero che il premier ha usato a scusante della feroce condotta parlamentare del Pd. In realtà sui primi due articoli della riforma, quelli delicati, Calderoli ne ha meno di quindici. Mai l’aula è tanto silenziosa come quando parla lui (anzi, lo è di più solamente se parla Anna Finocchiaro).
Lucio Barani
Capogruppo dei verdiniani, ex berlusconiano, ex socialista, ex sindaco di Aulla dove fece erigere una statua a Bettino Craxi, ogni giorno si presenta in Senato con un garofano fresco all’occhiello. A 62 anni, e con quella natura di carriera politica (si risottolinea: craxiano, berlusconiano, verdiniano) è il miglior combattente a fianco del Pd nella riforma della Costituzione. In fondo è uno dei pochi del clan Forza Italia che quest’anno sta votando esattamente come votava l’anno scorso. 
Giovanni Endrizzi
Bellunese, 53 anni, front man dei cinque stelle sulle riforme, una specie di imbucato perché dice cose come «quello che lei ha appena enunciato somiglia molto, da un punto di vista logico-concettuale, al principio del nemine contradicente. Noi contraddiciamo la presunzione di autenticità». Non alza la voce, tendenzialmente non insulta, e dev’essere complicato visto che dietro di lui ogni minuto e mezzo il collega Alberto Airola strilla «vergogna» in perfetta alternanza con il collega Vincenzo Santangelo che invece strilla «cazzo».
Vincenzo D’Anna
Medico casertano, 64 anni, già democristiano e berlusconiano, poi eretico, da poco verdiniano. Un protagonista, ma mancato, purtroppo. Un anno fa, quando la riforma era votata in prima lettura, e lui la osteggiava, fu per distacco il migliore in campo: diceva «culo» e si giustificava con teorie agostiniane. Ora è a favore della riforma e con motivazioni difficilmente riassumibili e comunque poco convincenti. Peccato, perché l’opposizione ha perso il suo miglior precettista.
Paolo Aquilanti
Non si sa chi sia, quanti anni abbia, quale sia il suo volto. Non si sa dove viva. Dove si annidi. Dove rispunti alla luce. Eppure si sa che s’aggira. E scrive emendamenti. Segretario generale di palazzo Chigi, è considerato l’autore dell’emendamento Cociancich, e di ogni altro diabolico emendamento abbia mai sderenato le opposizioni a beneficio del principe. Siamo al punto che dicono di averlo avvistato in aula, sebbene non possa entrarci, e addirittura ai banchi del governo. Nemmeno Nosferatu.