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 2015  ottobre 02 Venerdì calendario

La Siria, l’Ucraina e il ruolo di Putin: intervista all’ex ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner. «A medio termine, credo che noi occidentali finiremo con il cedere qualcosa ai russi in Ucraina, in cambio di un avvicinamento per risolvere la questione siriana. Senza Putin non si fa niente, è un grande giocatore di scacchi e in questa fase sembra avere sempre una lunghezza di anticipo. Dobbiamo negoziare. Da questi interessi contrastanti alla fine emergerà, a fatica, un fronte comune contro lo Stato Islamico che unirà gli sforzi di Russia, Usa e Europa. Ma per sconfiggere l’Isis abbiamo bisogno anche dell’Iran e di Hezbollah. E dovremmo deciderci ad armare sul serio i curdi»

Oggi Putin è a Parigi per una riunione sull’Ucraina con Hollande, Merkel e Poroshenko. I presidenti russo e francese ne approfitteranno per parlare della Siria.
«È un incontro importante, che capita in un momento di grande confusione. A medio termine, credo che noi occidentali finiremo con il cedere qualcosa ai russi in Ucraina, in cambio di un avvicinamento per risolvere la questione siriana. “Volete farmi cambiare posizione sulla Siria? Ma sono io che vi faccio cambiare posizione sull’Ucraina”, sembra dire Putin. Questo è saper negoziare».
Bernard Kouchner, 75 anni, unisce la visione diplomatica da ex ministro degli Esteri francese (2007-2010) all’esperienza umanitaria come co-fondatore di Médecins Sans Frontières. Non ama i metodi «brutali» di Putin, ma riconosce la centralità del presidente russo.
In questo momento la coalizione guidata dagli Stati Uniti, Francia e Russia bombardano in Siria, ognuno in modo indipendente. Quali sbocchi prevede?
«Da un punto di vista politico-diplomatico c’è un triangolo formato da Siria, Ucraina, Iran, e Putin sta in mezzo. Senza di lui non si fa niente, è un grande giocatore di scacchi e in questa fase sembra avere sempre una lunghezza di anticipo. Non mi fa piacere, credo che la politica di forza di Putin non sia un bene per noi ma è così. In Cecenia ha condotto la guerra al terrorismo rovesciando un tappeto di bombe, spero non userà gli stessi metodi in Siria. Ma dobbiamo negoziare. Finora abbiamo solo ascoltato dei discorsi, non negoziato».
Gli occidentali vogliono la fine di Bashar Al Assad, la Francia lo ha messo sotto inchiesta per crimini contro l’umanità, mentre la Russia vuole salvarlo. Come uscire da questa contraddizione?
«A mio avviso la posizione della Francia si farà meno rigida. Da questi interessi contrastanti alla fine emergerà, a fatica, un fronte comune contro lo Stato Islamico che unirà gli sforzi di Russia, Usa e Europa. Per un certo periodo Bashar Al Assad, che ha massacrato tra 200 e 250 mila siriani, ricordiamolo, conserverà almeno l’apparenza del potere, e poi verrà sostituito. Magari in cambio daremo ai russi un po’ più di autonomia alle province orientali dell’Ucraina. Il presidente di Kiev, Poroshenko, mi sembra disposto a concedere, se non la forma federalista, almeno la sostanza».
Come giudica il presidente Obama?
«Appare in ritardo, ma allo stesso tempo ha raggiunto i suoi due obiettivi principali, uno di politica interna (il servizio sanitario) e l’altro di politica internazionale (l’accordo con l’Iran). Certo, in questo modo ha finito con il rafforzare una teocrazia, il regime dei mullah iraniani. Ma per sconfiggere lo Stato Islamico abbiamo bisogno anche di loro, dell’Iran e di Hezbollah. E dovremmo deciderci ad armare sul serio i curdi, le nostre uniche truppe al suolo possibili. L’America non lo ha fatto finora per paura delle reazioni della Turchia, che è pur sempre un Paese della Nato ma si sta comportando molto male. Bombarda i curdi, e non fa niente contro l’Isis».
Alla questione siriana è legata quella dei rifugiati che arrivano in Europa a centinaia di migliaia.
«Voi italiani avete fatto un lavoro straordinario, avete salvato un sacco di gente. Per la Francia invece è una grande occasione persa. Ai tempi dei boat people vietnamiti, negli anni Settanta, riuscimmo ad accoglierne 150 mila. Adesso parliamo di 24 mila in due anni. I politici sono terrorizzati da Marine Le Pen e appiattiti sulle sue posizioni, ma è un errore. Il Front National si combatte solo dicendo “non volete i profughi? Pazienza, noi li prendiamo lo stesso”».