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 2015  ottobre 02 Venerdì calendario

Olbia è di nuovo in ginocchio per il maltempo. Dopo una giornata di pioggia torrenziale il rio Siligheddu, che già nel 2013 fu l’origine di gran parte dei danni, è ancora una volta esondato. Attorno alle 17 le ruspe del Comune sono state costrette ad abbattere il ponte, ricostruito solo due ani fa, per permettere ad acqua e fango di scorrere, limitando gli effetti così della piena. Era prevedibile

A meno di due anni dall’alluvione che provocò 19 morti, 2700 sfollati e danni ingenti Olbia è di nuovo in ginocchio per il maltempo e deve fare i conti anche con interventi di ricostruzione strampalati, conseguenza di norme inflessibili: una giornata di pioggia torrenziale e il rio Siligheddu, che già nel 2013 fu l’origine di gran parte dei danni, è ancora una volta esondato sulla via Vittorio Veneto, nei rioni di Isticcadeddu, Baratta e dello stadio comunale. Com’era prevedibile e come l’amministrazione comunale temeva, la struttura rimessa in piedi appena due mesi fa ha ostacolato il deflusso delle acque: un tappo insuperabile, esattamente come accadde a novembre di due anni fa.
Ancora qualche ora e il livello delle acque avrebbe creato le condizioni per un nuovo disastro. Così il sindaco Gianni Giovannelli, che aveva denunciato pubblicamente la scelta tecnica di rifare il ponte com’era, ha dovuto chiedere al prefetto di Sassari e al Genio civile l’autorizzazione a demolirlo prima che fosse troppo tardi. Il via libera è arrivato in meno di un’ora. Attorno alle 17 le ruspe del Comune, sotto un diluvio incessante, hanno divelto le strutture portanti del ponte, che è crollato per metà: quanto basta perché acqua e fango potessero scorrere, limitando gli effetti della piena. Le pale meccaniche hanno spezzato inevitabilmente anche la condotta idrica che vi passava sopra, la conseguenza paradossale è che con la città allagata molte abitazioni sono rimaste senz’acqua potabile. Due anni fa il ponte era andato giù da solo e fu una fortuna. Il progetto di ricostruzione avrebbe dovuto tener conto di quanto accaduto, c’era la prova manifesta della sua pericolosità. Ma qui è entrata in gioco l’insondabile e proverbiale complessità delle norme che in Italia regolano gli interventi pubblici: i fondi della Protezione civile per le emergenze erano legati esclusivamente al ripristino e non a un’opera diversa, impossibile progettare una struttura più leggera e funzionale.
È stato il sindaco a confermare come gli aspetti amministrativi abbiano prevalso sulle esigenze della sicurezza: «Già due anni fa, quando i lavori di ricostruzione erano all’inizio, avevo espresso le mie perplessità» ha detto Giovannelli. La soluzione alternativa sarebbe stata un ponte nuovo, con una campata unica. Soluzione semplice, probabilmente anche meno costosa, che avrebbe garantito la rimozione di uno dei tanti ostacoli strutturali destinati a rendere Olbia una città a rischio idrogelogico perenne, esposta più di qualsiasi altro centro della Sardegna alle calamità naturali a causa di malaugurate scelte urbanistiche e di un abusivismo edilizio assurto a regola generale. Un ponte meno ingombrante sarebbe stato logico, ma la logica si è scontrata con la realtà: è stata costruita un’opera fotocopia che ieri pomeriggio il sindaco ha dovuto abbattere prontamente per evitare guai peggiori. Guai sempre possibili in un’area urbana già gravata da una vecchia ferrovia e dalla famigerata rampa di via Roma, retta da pilastri che provocano sul deflusso delle acque l’effetto di una diga.
Per il resto la cronaca della giornata ricalca, per fortuna senza vittime, il dramma che gli olbiesi hanno vissuto due anni fa: quartieri allagati, ottanta strade chiuse alla circolazione, i canali Zozzò e San Nicola in piena, un numero di sfollati ancora da definire con gli uomini della Protezione civile, della Croce Rossa e le forze dell’ordine impegnati anche dopo il tramonto in interventi di emergenza. La situazione sembra però destinata a migliorare già questa mattina: dalle sei il livello di allerta su Olbia passerà dal codice rosso all’arancione e resterà di “moderata criticità idrogeologica” fino alla mezzanotte. Poi si farà la conta dei danni e sarà ancora il tempo delle polemiche.