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 2015  ottobre 02 Venerdì calendario

Siria, la Russia colpisce i ribelli addestrati dalla Cia. Almeno secondo il pentagono. Washington dice che Putin ha abbattuto i centri di guerriglia addestrata, Mosca smentisce e a sua volta accusa gli Usa di agire su «basi legali imperfette». Anche l’Iraq, manda frecciate polemiche sui «finora fallimentari» tentativi americani di fermare l’avanzata del califfato. Intanto Damasco stringe alleanze con l’Iran e pensa a un’offensiva da terra. Il nodo resta sempre lo stesso: la permanenza di Assad al potere

Al secondo giorno di guerra il bollettino dei raid aerei russi sulla Siria diventa già routine per dare spazio alle trattative sempre più convulse su un allargamento della coalizione contro l’esercito del Califfato. Mentre il ministero della Difesa riferiva dell’ondata di attacchi eseguiti dall’aviazione all’alba di ieri nella zona di Al Latamina nei pressi di Hama, nessuno si curava di smentire le voci insistenti di migliaia di soldati iraniani già a Damasco da giorni e pronti a sferrare un’offensiva di terra insieme a quello che resta dell’esercito di Assad. Il tutto sotto la provvidenziale copertura dei caccia bombardieri russi. Gli iraniani che affiancano le milizie sciite di Hezbollah, sarebbero una delle novità più significative del coinvolgimento diretto di Mosca nella guerra civile siriana. Il coordinamento di questa offensiva in cui «gli iraniani agiranno dal basso e i russi dall’alto», sarà gestito da Bagdad, nella sede del quartier generale della fresca alleanza allestita negli ultimi mesi dalla diplomazia russa con Iran, Iraq e Siria.
Anche l’Iraq, che intanto manda frecciate polemiche sui «finora fallimentari» tentativi americani di fermare l’avanzata dell’Is, sta fa- cendo la sua parte con una forte partecipazione della sua intelligence e dei suoi vertici militari alle azioni dell’aviazione di Mosca. Ma potrebbe, forse, fare di più. Al ministero degli Esteri russo ieri si affermava infatti che «un’eventuale richiesta di intervento contro il terrorismo da parte di Bagdad sarebbe esaminata con grande attenzione». È la stessa formula con cui mercoledì, rispondendo a una richiesta siriana, Putin ha dato via libera «in piena legittimità» ai suoi cacciabombardieri Sukhoj 24 e 25. Sarebbe un’escalation militare, per ora inattesa, con un accrescimento del ruolo russo nell’area che non piacerebbe certo a Washington. Il ministro degli Esteri Lavrov ha smentito «azioni in programma sul territorio iracheno», precisando: «Non siamo stati invitati». Intanto la possibilità teorica resta e fa parte del gioco di polemiche, scambi di accuse e velate minacce in corso con gli Stati Uniti alla ricerca di un compromesso che per il momento sembra lontano.
Dagli Usa si continua ad affermare che gli attacchi russi non stanno mirando ai terroristi dell’Is ma a guerriglieri delle formazioni anti Assad che dovrebbero invece far parte del futuro processo di pace. Per il senatore McCain i russi avrebbero addirittura colpito centri di guerriglia addestrata e formata dalla Cia. Mosca smentisce e rilancia accusando gli Usa di agire in Siria su «basi legali imperfette». Il nodo resta la permanenza di Assad al potere. Nella bozza di risoluzione all’Onu per un’operazione mondiale di polizia contro l’Is, Mosca continua a inserire Assad tra i punti di forza. Jorgji Mirskij, storico orientalista moscovita di fama internazionale ne è sicuro: «I raid, a prescindere da chi sia stato colpito, sembrano orientati a rafforzare le difese di Damasco e del suo Presidente».