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 2015  ottobre 02 Venerdì calendario

«Non andate a scuola domani... Ho un piano elaborato. Sarà glorioso. Gli orrendi tipi normali pagheranno per quello che hanno fatto e il mondo sarà migliore»: così l’autore della strage dell’Umpqua College in Oregon avrebbe annunciato su Internet le sue intenzioni 24 ore prima della carneficina, chiedendo - e ottenendo - consigli su come compierla. Nelle sue parole riferimenti precisi a Elliot Rodger, autore nel 2014 del massacro di Isla Vista in California, divenuto ormai un modello da emulare tra gli aspiranti stragisti. Secondo associazioni quella di ieri sarebbe la 45esima sparatoria in una scuola nel 2015

Per ora è un’ipotesi investigativa seria, la stanno verificando per capire se sia la stessa persona. Ventiquattr’ore prima della strage il killer sarebbe andato sul web a chattare con anonimi interlocutori. Ha spiegato le sue intenzioni, ha chiesto consigli su come uccidere. Qualcuno gli ha detto di non farlo, molti hanno risposto con suggerimenti terrificanti: «Prendi di mira una scuola femminile, ci sono meno possibilità che un maschio beta ti disarmi... Non usare un fucile a pompa, meglio uno d’assalto e una pistola. Oppure due pistole». Lui ha ne ha tenuto conto: la polizia ha recuperato almeno quattro armi, un fucile e tre pistole.
Il presunto assassino – sempre che si tratti della stessa persona – non ha nascosto le sue intenzioni. Le ha presentate, sempre via Internet, come fosse una missione: «Alcuni di voi sono a posto. Non andate a scuola domani... Segnerò questo giorni di celebrazione del nostro eroe annunciando che ho un piano elaborato. Sarà glorioso. Gli orrendi tipi normali pagheranno per quello che hanno fatto e il mondo sarà migliore». Un testo accompagnato dal riferimento preciso ad un altro sparatore responsabile della morte di sei persone nel 2014 a Isla Vista. Quello di Elliot Rodger è stato un vero raid nelle vie della cittadina californiana preceduto dalla stesura di un elaborato manifesto e dalla registrazione di un video prima dell’attacco contro gli innocenti. Un modo teatrale per «giustificare» un massacro, elencare i «colpevoli» da punire, spiegare al mondo rabbia e odio. L’ha chiamata «La vendetta di Elliot».
E come Eliott sono persone che cercano soluzioni ai loro problemi ma anche notorietà. Vogliono uscire dal tunnel di follia dove nessuno li nota con un gesto eclatante. Che ai loro occhi non è un atto criminale, bensì un passo inevitabile e «dovuto». Non sorprende che il ragazzo del college in Oregon abbia citato Rodger, diventato un riferimento per molti malati di mente armati fino ai denti. La maggior parte degli ultimi casi sono stati accompagnati dalla diffusione di documenti preparati dagli stragisti. E molti di loro si sono passati i loro sproloqui come fossero lasciti. Il coreano-americano Seung Hui Cho a Virginia Tech, Dylann Roof nella chiesa di Charleston, l’ex giornalista Vester Flanagan che ha sparato sui suoi colleghi in diretta tv. L’assassino di Umpqua ha forse mescolato le teorie con il proprio credo: testimoni hanno riferito che avrebbe chiesto la fede delle sue vittime. Dettagli che hanno portato l’attenzione anche su un giovane che ha di recente preparato filmati dove ha sovrapposto la religione ai killer di massa e in particolare a Elliot, tramutato in simbolo. Una variante «spettacolare» quanto atroce in una lunga lista di episodi. Dal 1982 sono stati dozzine con oltre 500 vittime. Associazioni sottolineano come quella di ieri sia la 45esima sparatoria in una scuola nel 2015 e il 145esima da quando Adam Lanza ha fatto fuoco nell’elementare Sandy Hook, a Newtown. È una ferita sempre aperta, legata ad alcuni aspetti della società americana. L’accesso alle armi. I guai psichiatrici. Il gap tra le loro aspirazioni e quello che hanno conseguito: ostacoli e difficoltà sono stati addossati al prossimo. La reazione contro quelli che hanno considerato un muro sulla strada della felicità e della normalità. L’incapacità di interagire con i compagni di classe, la famiglia, i colleghi. I «normali» da eliminare.