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 2015  settembre 11 Venerdì calendario

L’invito a nozze (gay) per Mariano Rajoy. Il premier spagnolo è atteso al matrimonio di Javier Maroto, ex sindaco di Vitoria e responsabile settoriale del Pp, che domenica si sposerà con un uomo. E lui ora non sa che fare, perché il Partito Popolare ha fatto ricorso al tribunale costituzionale contro la legge sul matrimonio omosessuale voluta nel 2005 dal governo Zapatero, ricorso che Rajoy ha sempre sostenuto

Partecipare a un matrimonio nel pieno di una campagna elettorale può essere complicato per il capo di un governo. Ma il problema di Mariano Rajoy non riguarda l’agenda. L’invito di nozze ricevuto da un dirigente del suo partito lo mette seriamente in imbarazzo, perché Javier Maroto, ex sindaco di Vitoria e responsabile settoriale del Pp, domenica si sposerà con un uomo. 
«Vorrei vivere in un Paese dove un matrimonio non sia una notizia» dice il futuro sposo, ma l’argomento non è materia di gossip. La prova è che nel partito di governo c’è grande fermento, nelle riunioni se ne parla apertamente e con opinioni molto contrastanti, «Mariano non devi andare» dice l’ala più conservatrice al premier. Alla base dei dubbi del premier sulla partecipazione alla cerimonia nei Paesi Baschi c’è un discorso di coerenza: il Partito Popolare ha fatto ricorso al tribunale costituzionale contro la legge sul matrimonio omosessuale voluta nel 2005 dal governo di José Luis Rodríguez Zapatero. Un ricorso criticato da Maroto e sostenuto da Rajoy, che non è mai stato ritirato. 
Atteggiamenti ambigui
L’atteggiamento dei popolari riguardo alle leggi laiche di Zapatero è stato in fondo ambivalente, quando il Pp era all’opposizione le proteste furono esplicite, in piazza, in parlamento e nei tribunali. Una volta tornati al potere, però, nessuna di quelle leggi è stata cancellata, semmai un po’ annacquata come quella sull’aborto (il voto proprio ieri in Parlamento). «È la prova che questi diritti sociali sono diventati parte della nostra identità culturale – spiegava Zapatero a “La Stampa” qualche mese fa – la destra protesta, ma poi non osa mettere mano alla legislazione, capisce che non si può portare indietro il Paese». 
I matrimoni gay, in effetti, non scandalizzano quasi più nessuno, come sottolinea il futuro sposo: «Quello che viene percepito come normale dalla gente, deve essere normale anche per la legge», spiega in un’intervista radiofonica. Maroto, 43 anni, vive scortato da più di dieci anni per le minacce subite dall’Eta, è un politico coraggioso, molto amato dalle sue parti e non si spaventa davanti a queste polemiche. «Non mi piacciono i ghetti gay e nemmeno quelli del Pp», ironizza. Pur non nascondendo la propria omosessualità, ha rifiutato di farne una bandiera. 
Quando Rajoy lo ha scelto per risollevare le sorti di un partito sconfitto nelle elezioni locali dello scorso maggio, Maroto gli ha presentato con naturalezza il compagno: «Presidente, questo è Josema, il mio fidanzato». Rajoy, dicono i presenti, ha stretto la mano a Josema senza battere ciglio, ma il viaggio verso i Paesi Baschi sarà una scelta più impegnativa. 
L’emorragia di voti
Secondo i sondaggi, il Partito popolare soffre di una certa emorragia di voti a destra, dovuto ai settori più conservatori del cattolicesimo spagnolo, che rinfacciano mollezza sui «valori non negoziabili». Fasce consistenti di elettori che si potrebbero rifugiare nell’astensionismo (non esistono, di fatto, partiti alla destra del Pp). Vedere il proprio leader in prima fila alle nozze gay potrebbe essere uno choc.