Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  settembre 11 Venerdì calendario

Beni mafiosi, ispezione sulla giudice Silvana Saguto. È indagata per corruzione, induzione e abuso d’ufficio. Coinvolto anche il marito. Il prefetto Giuseppe Caruso attacca la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi: «Non spetta alla Commissione accertare eventuali responsabilità penali che spettano solo all’autorità giudiziaria»

E ora sulla gestione dei beni sequestrati ai boss arriva l’ispezione ordinata dal presidente del Tribunale di Palermo, Salvatore Di Vitale. Dopo l’avviso di garanzia al giudice Silvana Saguto, indagata dalla Procura di Caltanissetta per corruzione, induzione e abuso d’ufficio, ieri mattina Di Vitale ha fatto sapere di aver avviato “accurati accertamenti sull’attività della sezione Misure di Prevenzione’’ guidata dal magistrato sotto inchiesta, per trasmetterne i risultati al Csm e al ministero. Il presidente del Tribunale ha segnalato che dal suo insediamento chiede alla Saguto di conoscere i dati relativi all’amministrazione dei patrimoni mafiosi e agli incarichi assegnati, ma che queste informazioni “non sono ancora pervenute nella loro completezza’’.
È l’ennesima bufera su un’icona dell’antimafia istituzionale, stavolta in toga, che finisce al centro di uno scandalo giudiziario. E ieri il prefetto Giuseppe Caruso, l’ex direttore dell’Agenzia dei Beni confiscati che per primo denunciò alla Commissione Antimafia l’uso “a fini personali” da parte di alcuni amministratori giudiziari dei beni gestiti per conto dello Stato, è tornato a polemizzare: “Ora qualcuno dovrà giustificarsi e qualcun altro, forse, dimettersi’’.
Il riferimento sembra a Rosy Bindi, presidente dell’Antimafia, che all’epoca reagì alle denunce, parlando di “accuse generalizzate a magistrati che rischiano la vita”. Bindi ieri ha puntualizzato: “Non spetta alla Commissione accertare eventuali responsabilità penali che spettano solo all’autorità giudiziaria”.
Lei, Silvana Saguto, respinge le accuse: “Chiederò di essere sentita subito per fugare ogni ombra”. Ma l’inchiesta coordinata dall’aggiunto Lia Sava la colloca al centro di un affare di famiglia che coinvolge l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, il più gettonato degli amministratori giudiziari, e il marito Lorenzo Caramma, l’ingegnere al quale è stato notificato un avviso di garanzia per aver accettato ricche consulenze (per 750 mila euro) proprio dallo studio del legale “pigliatutto’’, tra il 2004 e il 2014.
Per la Guardia di Finanza sarebbero state le dichiarazioni dei redditi di Caramma, con i mandati di pagamento firmati da Cappellano per le consulenze effettuate tra Trapani e Caltanissetta, a fornire la traccia dell’anomalia nel rapporto tra il “re’’ dei manager di Stato e la Zarina delle Misure di Prevenzione. Anche se la svolta nelle indagini è arrivata a maggio, quando il procuratore Sergio Lari ha ordinato le intercettazioni che avrebbero fornito riscontri. Cappellano Seminara si è difeso dicendo che “gli incarichi a Caramma sono stati decisi dai giudici delegati dei rispettivi Tribunali’’. L’ipotesi di uno scambio di favori e consulenze non è una novità. Nel marzo 2014 il direttore di Telejato Pino Maniaci denunciò un “cerchio magico’’ attorno alla Saguto, del quale Cappellano Seminara è sempre stato il mattatore.