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 2015  settembre 11 Venerdì calendario

Il Corriere intervista Giovanni Scattone che ormai ha deciso: con l’insegnamento, con la scuola, lui ha chiuso. «Non tornerò indietro. È una parentesi della mia vita che si chiude. Troppe polemiche. Insegno nei licei da dieci anni e ad ogni inizio è la stessa storia. Basta, sono stufo. conosco tre lingue, francese, inglese e spagnolo, potrei fare delle traduzioni, correggere delle bozze, inventarmi ghostwriter, lavorare come storico in qualche istituto di ricerca privato... Ma ho quasi 50 anni e non sarà facile»

Accanto a lui c’è la moglie Cinzia, che tutta la notte, anche con le lacrime agli occhi, ha tentato di dissuaderlo («Scusa Giò, domani che ci mangiamo, l’aria?»). Inutilmente, però. Giovanni Scattone ha deciso: con l’insegnamento, con la scuola, lui ha chiuso.
Per sempre?
«Sì, per sempre. Non tornerò indietro. È una parentesi della mia vita che si chiude. Troppe polemiche. Insegno nei licei da dieci anni e ad ogni inizio è la stessa storia. Basta, sono stufo. Certo, mi dispiace. E ora sono anche un po’ preoccupato. È un salto nel vuoto. Rinuncio a un lavoro sicuro. Novecento euro al mese che ci avrebbero fatto comodo. Per fortuna, sono un tipo coraggioso».
La mamma di Marta Russo dice che «è stata fatta giustizia» e che lei è «soddisfatta, soprattutto per i ragazzi».
«Va bene così. La rispetto, non dico altro. Contenta lei, contenti tutti».
Ha già pensato a cosa farà domani?
«Sinceramente non so. Scherzando, potrei dire che ho appena finito di tinteggiare le pareti del corridoio di casa, non son venute male, forse ho scoperto un mondo... Vedremo: conosco tre lingue, francese, inglese e spagnolo, potrei fare delle traduzioni, correggere delle bozze, inventarmi ghostwriter, lavorare come storico in qualche istituto di ricerca privato... Ma ho quasi 50 anni e non sarà facile. Magari andrò via dall’Italia, cercherò qualcosa in Europa».
Le reazioni politiche, dopo la sua rinuncia, sono tantissime. Che cosa risponderebbe se qualche partito dovesse offrirle una candidatura?
«No grazie. Vorrei restare fuori da certi giochi. Non m’interessa. A me piacerebbe avere una vita normale».
Secondo la Cassazione lei è l’assassino di Marta Russo. Il passato non si cancella.
«Io non ho ucciso Marta Russo e mi porterò sempre nel cuore la speranza che, prima della fine della mia vita, possa venir fuori la verità. In altri casi di cronaca è successo: la verità si è saputa anche dopo 30 anni».
Più dura adesso o più dura quando la rinchiusero a Regina Coeli?
«Fu più dura all’epoca, senza dubbio. Ci passai più di un anno, ma resistetti. Avrei potuto fare come Gardini o Cagliari. Togliermi la vita. Riuscii a non farlo. Ora è diverso. Qualcosa per andare avanti la troverò».
Roberto Giachetti (Pd), vicepresidente della Camera, ha scritto questo tweet: «Rispetto dolore della mamma di Marta Russo. Ma se neanche espiazione della pena riabilita una persona, finisce stato di diritto».
«Io sono stufo di tutte le polemiche, perciò non dico nulla. Faccio presente, però, che nel mondo della scuola non sarei stato io l’unico professore con una condanna alle spalle. Eppure nessuno ci bada. Forse pago l’estrema “mediaticità” del caso. Comunque ormai ho deciso. Mi dispiace però, anche per un altro motivo...».
Quale?
«In questo Paese, degli ex terroristi sono finiti addirittura in Parlamento. Altri, dopo aver espiato la loro pena, oggi tengono conferenze, scrivono libri. Eppure in tanti dicono adesso che io non posso fare l’educatore, che sono pericoloso per i miei studenti. Pazienza, la mia coscienza mi dice invece che potrei insegnare. Purtroppo, non c’è più la giusta serenità».
I suoi studenti che dicono?
«Mi consola molto la mail che mi ha appena mandato una mia ex allieva: mi ha scritto che grazie a me ha deciso di continuare dopo il diploma e che studierà Storia all’università. Mi basta questo. Ora spegnete le luci, per favore».