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 2015  settembre 11 Venerdì calendario

Riparte in Sicilia la ricerca di petrolio. Dopo un iter di sette anni la compagnia italiana Irminio ha iniziato la perforazione a Ragusa: è la prima autorizzazione dopo anni di blocco. In Italia sono disponibili risorse per circa 700 milioni di tonnellate di greggio e metano. Sono stime da Paese petrolifero di dimensioni interessanti

Riparte dalla Sicilia tra cento difficoltà e mille opposizioni lo sfruttamento dei giacimenti nazionali di petrolio e gas. Giacimenti ricchi, secondo le stime più recenti delle prospezioni del sottosuolo; c’è chi stima che, in aggiunta alle riserve già misurate, sotto i nostri piedi ci siano più di 700 milioni di tonnellate fra greggio e metano. Sono stime da Paese petrolifero di dimensioni interessanti.
Giorni fa la piccola compagnia italiana Irminio Srl, fra i cui soci ci sono alcuni investitori Usa, ha aperto in Sicilia tra Comiso e Modica il cantiere per la perforazione di pozzi esplorativi alla ricerca di un giacimento. Sono i primi in Italia dopo anni di blocco. La perforazione arriva «dopo quasi 7 anni dall’inizio dell’iter burocratico», commenta Antonio Pica, amministratore della società. Nella fase di preparazione, che prevede sistemi di controllo ambientale insieme con il Cnr, sono impegnati 25 dipendenti tra tecnici, ingegneri e operai.
L’investimento di questa fase di ricerca è di 35 milioni; la dimensione cambierà se le perforatrici dovessero trovare il giacimento, il quale potrebbe dare anche 3mila barili di petrolio al giorno.
Progetti in Emilia
Nei mesi scorsi la commissione Via (Valutazione di impatto ambientale) del ministero dell’Ambiente ha dato il nulla osta a diversi progetti di ricerca o sfruttamento di risorse nazionali che erano stati tenuti congelati per anni. Quello più contestato riguarda il giacimento Ombrina davanti alla costa abruzzese di Ortona, in Adriatico. Il via libera finale di quesi progetti spetterà al ministero dello Sviluppo economico.
Oggi sono in lista d’attesa di verse altre richieste, soprattutto in Emilia: in questi giorni scadrà il termine per le osservazioni dei cittadini sui pozzi a Gradizza (Copparo, nella Bonifica Ferrarese, compagnia Northsun), Agosta (Comacchio, nel Ferrarese, compagnia Eni), Sant’Alberto (San Pietro in Casale, Bologna, compagnia Po Valley), Masseria Monaco (Garaguso, Matera, compagnia Edison). Altre procedure di Via in corso riguardano il mare Ionio, soprattutto di fronte a Crotone.
I giacimenti italiani
Da un secolo dal sottosuolo italiano si estraggono petrolio e gas. Le regioni più perforate sono l’Emilia Romagna in terraferma e in Adriatico (da decenni ci sono decine di piattaforme davanti al “divertimentificio” turistico della riviera emiliano-romagnola) e in tutta la pianura Padano-veneta. La seconda regione per numero di perforazioni è la Lombardia e terza la Sicilia.
I giacimenti storici si stanno esaurendo ma da anni non si riesce a sfruttare quelli nuovi per le contestazioni locali. Le aree più interessanti da studiare sono il Canale di Sicilia, il Mare di Sardegna, lo Ionio.
Quelli dei sì alle trivelle
Non ci sono solamente contestazioni contro l’uso delle risorse nazionali. L’altro giorno 1.200 persone, fra le quali molti dipendenti dell’indotto della Val d’Agri, hanno organizzato a Potenza un presidio per sollecitare lo sblocco delle attività petrolifere.
Quelli del no alle trivelle
Oggi a Roma i comitati contrari al ricorso alle risorse nazionali spiegheranno al pubblico i motivi di un referendum per bloccare le ricerche di giacimenti. Alla proposta dovrebbero aderire anche alcune Regioni, ma è contrarissima l’Emilia Romagna, la quale teme dall’abrogazione delle norme attuali un arretramento degli standard di qualità ambientale e sicurezza.
Continua intanto la messa a punto della nuova direttiva europea Offshoresulla sicurezza ambientale delle piattaforme petrolifere, entrata in vigore. La società di certificazione e consulenza Dnv ha messo a punto per le aziende petrolifere un manuale applicativo per l’adozione dei nuovi standard europei.