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 2015  settembre 11 Venerdì calendario

Il pasticciaccio brutto del concorso dei vigili di Roma: ora si rischia l’annullamento. Sospetti sulla selezione dei 300 candidati, con i risultato ribaltati all’improvviso. Così il Campidoglio valuta di azzerare tutto. La Procura apre un’indagine, la terza, sulle assunzioni di caschi bianchi nel 2012

Valutare la possibilità di annullare il concorso dei vigili in autotutela. Il Campidoglio è pronto a spingere il tasto reset, la pratica è nelle mani dell’assessore Alfonso Sabella. Le contestazioni si basano su elementi numerici: la prima commissione aveva promosso 2263 aspiranti vigili, bocciandone 408. Il nuovo risultato, pubblicato il 15 giugno 2015 all’Albo Pretorio di Roma Capitale, vedeva esattamente e «curiosamente» come sottolineano gli avvocati nelle 80 pagine depositate il 9 agosto scorso, le cifre invertite: 2263 bocciati, 408 promossi. Così 500 concorsisti passati alla prima selezione ed esclusi alla seconda, hanno deciso di ricorrere al Tribunale amministrativo attraverso lo studio legale Gallone & Urso per chiedere «l’annullamento della rivalutazione degli elaborati» e ordinando «alla nuova amministrazione una nuova e diversa Commissione esaminatrice». Alcuni partecipanti parlano poi di segni di riconoscimento su 226 elaborati che «apparivano sospetti in quanto presentavano tutti lo stesso presunto segno posizionato in alto a sinistra del foglio».
I REATI
Di fatto il concorso per l’assunzione di 300 caschi bianchi romani finirà, per la terza volta, sotto la lente della Procura. Dopo aver presentato ricorso al Tar, un agguerrito gruppo di aspiranti vigili, che nel 2012 ha sostenuto la prova scritta d’ammissione e si è visto prima ammettere all’orale e poi respingere senza una giusta motivazione, sta infatti preparando un esposto da sottoporre ai magistrati di piazzale Clodio. Ma senza attendere la denuncia, non è escluso che gli inquirenti procedano d’ufficio, sulla base dell’articolo del Messaggero. Due le ipotesi di reato: falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. Sul travagliato concorso, d’altronde, è già pendente un fascicolo penale per falso, ora ad un passo dal dibattimento. La prima commissione esaminatrice, composta dall’ex comandante Angelo Giuliani, dalla sua vice Donatella Scafati e da Maurizio Sozi, è accusata di aver “taroccato” un verbale d’insediamento. La seconda anomalia, vagliata dalla Procura, riguarda invece il fatto che alcune buste utilizzate durante le prove scritte fossero trasparenti, consentendo la visione in controluce del nome dei candidati e violando quindi la norma sull’anonimato. Sul caso ha già indagato il pm Francesco Dall’Olio, che ha recentemente formulato una richiesta di archiviazione. Ora, però, potrebbe scattare la terza inchiesta. La stranezza più macroscopica sta nel fatto che la commissione presieduta da Giuliani, poi sciolta, avesse corretto le prove scritte stabilendo che 2.263 candidati fossero idonei ad accedere all’orale. 408 partecipanti erano invece stati bocciati. Nei risultati pubblicati lo scorso giugno dalla nuova commissione, che ha rianalizzato gli elaborati, i dati sono invertiti: promossi in 408; non idonei in 2.263. La circostanza non convince, perché, almeno in teoria, «le due commissioni hanno utilizzato i medesimi criteri», scrivono i ricorrenti. Più di 200 elaborati, inoltre, presentavano presunti segni di riconoscimento posizionati in alto a sinistra del foglio delle domande, ma non sono stati annullati. Il Tar del Lazio si pronuncerà il prossimo 7 ottobre sul ricorso. In via cautelare, gli esclusi hanno chiesto che venga nominata una nuova commissione (la quinta) che ricorregga gli scritti; oppure che tutti vengano ammessi con riserva agli esami orali in attesa che la giustizia amministrativa decida nel merito su come chiudere l’odissea del concorsone