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 2015  settembre 11 Venerdì calendario

Una creaturina da un metro e mezzo, però snella, pesante meno di una cinquantina di chili, non abbiamo capito (e forse non si può capire) se maschio o femmina, rischia di cambiare la storia dell’uomo, come hanno gridato ieri sulle agenzie di stampa parecchi scienziati

Una creaturina da un metro e mezzo, però snella, pesante meno di una cinquantina di chili, non abbiamo capito (e forse non si può capire) se maschio o femmina, rischia di cambiare la storia dell’uomo, come hanno gridato ieri sulle agenzie di stampa parecchi scienziati.

La storia dell’uomo in che senso?
La storia dell’uomo in quanto homo sapiens, sa quelle faccende che riguardano il genere e la specie, l’essere mammiferi o pesci? Beh, noi saremmo dei primati, la stessa famiglia delle scimmie, abbiamo il sistema genetico per il 98% identico a quello degli scimpanzé, quindi ci chiediamo: come siamo diventati quello che siamo diventati, andando indietro indietro indietro dove si arriva? A un verme, a un pesce, a un topo? Una cosa è certa, che andando indietro indietro indietro si arriva a una scimmia... Ma di questo, se ci resta spazio, dovremmo parlar dopo. La regola dice che, prima, bisogna dire qualcosa del nostro amico ancora senza nome, la creaturina.  

Sentiamo.
C’è una grotta in Sudafrica, profonda circa trenta metri. Faccia caso ai trenta metri: significa che, quanto a profondità, potrebbe contenere un palazzo di otto piani. Ma entrarci è dura perché l’imboccatura è molto stretta. Sono andati a vedere che c’era là in fondo mandandoci quegli speleologi che ogni tanto ci mostrano anche in tv, gente secca come uno scheletro e che si cala alzando al cielo le braccia, tanto il buco dell’ingresso è piccolo. Beh, questi speleologi, arrivati laggiù, hanno trovato 1.500 ossa e pian piano le hanno riportate su. Stiamo parlando di un lavoro che si è svolto tra il 2012 e il 2013 a 1.500 chilometri di distanza da Johannesburg, nella provincia sudafricana di Guateng, in un sistema di caverne denominato Rising Star, cioè Stella Sorgente. “Stella” nella locale lingua sotho si dice “Naledi”, dunque, quando mettendo insieme le ossa di un solo individuo s’è capito che ci si trovava di fronte a una nuova specie di Homo gli si è dato il nome di “Naledi”, Homo Naledi, Homo Stella. Anche se il nostro amico è vissuto due milioni-due milioni e mezzo di anni fa, cioè in un periodo un po’ troppo in là per meritarsi (forse) la qualifica di Homo. Ma non mi addentro, perché i nomi da assegnare a questi nostri antenati rappresentano una delle faccende più complicate e divisive, pensi che da ultimo si procede con questa classificazione qui, su cui peraltro non sono neanche tutti d’accordo: superfamiglia (Hominoidea), famiglia (Hominidae), sottofamiglia (Homininae), tribù (Hominini), genere (ad esempio Australopithecus, Homo), sottogenere (ad esempio Paranthropus), specie (ad esempio Homo habilis, H. ergaster, H. erectus, H. neanderthalensis, H. sapiens). Ancora vent’anni fa si tenevano divisi dagli Ominidi (noi) i Pongidi, cioè le scimmie simili agli uomini (antropomorfe). Adesso è finita ogni distinzione, facciamo tutti parte della stessa famiglia.  

E questo Uomo Stella?
Cambierebbe la storia dell’Homo per questa ragione: che i paleonotologi hanno cercato di capire in che modo quelle mille e cinquecento ossa siano finite trenta metri sotto terra, hanno esaminato tutte le ipotesi possibili, per esempio (stiamo citando il capo della spedizione, Lee Berger) «una strage, la morte accidentale dopo essere rimasti intrappolati nella grotta, il trasporto da parte di un carnivoro sconosciuto o di una massa d’acqua. Ma non ci sono morsi di predatori o segni che mangiatori di carcasse (saprofagi) abbiano banchettato. Dunque, l’ipotesi più plausibile è che gli Homo Naledi abbiano intenzionalmente depositato laggiù i corpi dei defunti».  

Si tratterebbe di una sepoltura?
Sì, e questo è il punto clamoroso. Gli unici a seppellire i loro morti, finora, risultavano i Neandertal e i Sapiens, cioè noi. Che sono apparsi sulla Terra nell’ultimo mezzo milione di anni. Come mai due milioni e mezzo di anni fa...?  

Perché la sepoltura è così importante?
Non si seppelliscono i propri morti se non si è portatori di una certa idea. Che per esempio il corpo umano sia un valore da conservare, che la morte sia un mistero, che il grado di parentela sia importante, forse addirittura che esista qualcosa dopo. La sepoltura è connessa con la capacità di creare riti, quindi, se non di parlare, per lo meno di comunicare, magari facendosi i segni. Stiamo parlando, lei lo capisce, di “cultura”. Perché, anche questo lei lo ammetterà - nonostante quello che siamo costretti a riferire ogni giorno - non esiste Homo sapiens se non c’è cultura. Ma l’Uomo Stella aveva una cultura? Ieri le agenzie si sforzavano di scrivere: «Nostro lontanto cugino...». “Lontano”? Chissà.