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 2015  settembre 10 Giovedì calendario

Aru, Pennetta e Italbasket, il trio delle meraviglie per l’altra Italia, quella più sana, che magari ama anche il pallone, ma non vive solo di quello

Siamo tutti in quell’ultimo canestro. Abbiamo tutti quella racchetta in mano. Siamo tutti su quella sella, in piedi sui pedali. C’è un’altra Italia, che magari ama anche il pallone, per carità, ma non vive solo di quello. Forse è anche più sana, almeno a livello del tifo. Il resto del Paese in genere si accorge dell’esistenza dell’altro sport ogni quattro anni, solo per le Olimpiadi: stavolta siamo in anticipo di 11 mesi, è persino meglio.
A lungo, Italia-Germania è stata quella del ’70, dei messicani e del 4-3. Poi anche quella di Dortmund del 2006, dei gol di Grosso e Del Piero, sempre ai supplementari. Ora dobbiamo aggiornare il calendario della memoria, c’è una casella in più, ingombrante e piena di passione. Tra l’altro, proprio nel basket abbiamo scoperto una specie di rinascita del talento, quel mistero perduto nel calcio e in altre discipline forse più seguite, invece sotto canestro siamo anche quelli che giocano nell’Nba.
E che dire di Flavia Pennetta e della sua America? Non è mica sola, questa ragazza, in semifinale raggiunge Roberta Vinci: da un po’, da noi, le donne giocano a tennis meglio degli uomini. Forse non è solo una coincidenza statistica, forse quest’onda femminile racconta un’Italia che a volte trascuriamo, quella della pratica sportiva delle ragazze che per essere davvero brave devono essere migliori dei maschi.
E poi c’è la bici di Fabio Aru, un sardo in punta di sellino, isolano come Vincenzo Nibali che l’anno scorso si è preso il Tour: anche in bici sta cambiando la geografia del nostro Paese, con un’onda tellurica che annichilisce tutti i superficiali, tutti quelli che pensano si possa fare del grande sport solo al Nord, solo dove ci sono i soldi.
Queste vittorie sono anche dei bambini che fanno minibasket, tantissimi, dei cicloturisti che si mettono in sella ogni giorno su e giù per l’Italia, di tutti i tennisti della domenica. Perché lo sport non appartiene solo ai campioni che esprime.