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 2015  settembre 10 Giovedì calendario

Ucraina, la guerra che uccide l’intero paese. A Lviv sono sepolti ben 2.100 soldati caduti, il pil è crollato del 13 per cento in due anni e gli unici turisti che vengono sono giovani turchi e cittadini dei Paesi del Golfo in cerca di sesso con donne ucraine nei club del centro

«E ora se vuole può andare a visitare la parte degli eroi contemporanei». Finito il giro al Lychakiv, il cimitero monumentale di Lviv, dove si conserva la memoria cosmopolita della città, la giovane guida invita a discendere la collina e dare un occhio alla parte dove sono sepolti gli eroi di guerra. Accanto ai monumenti sovietici, che ricordano i morti del secondo conflitto mondiale, c’è una fila di tombe più modeste, scavate di fresco. Sono sommerse da cumuli di fiori da cui spuntano solo croci di legno e coccarde giallo e azzurre. I nomi si leggono con difficoltà, le fotografie raccontano di giovani dai capelli rasati e le facce tristi come un romanzo russo. Cinque file, spazio per otto tombe per fila: 37 sepolture in tutto. È inizio luglio, e l’ultimo soldato è stato interrato il 17 giugno. Andrej Jurijovyc, 23 anni, nato a Lviv e morto a Shyrokyne, Donbass. Piantate nel terreno, le bandiere ucraine circondano i tumuli. Su una panchina di ferro una ragazza con il capo coperto parla con due babushke con il velo. Dalla collina scende un anziano in canottiera a righe: ha dei fiori in una mano, mentre l’altra la dà a un bimbo che avrà sei-sette anni.
È nel cimitero monumentale Lychakiv che qui a Lviv sono sepolti i soldati caduti in questi mesi nell’Ucraina orientale. Oltre 2.100 da tutto il Paese, secondo le stime ufficiali. Da marzo 2014 nella zona del Donbass, intorno alle città minerarie di Donestk e Luhansk è scoppiata una guerra civile che vede fronteggiarsi l’esercito regolare ucraino e le milizie separatiste, pesantemente appoggiate dai russi. Formalmente ci sarebbe il cessate il fuoco, ma da un lato e dall’altro del fronte si spara e si muore ogni giorno. Lviv dista oltre 1.200 chilometri dalla zona dei combattimenti e le tombe al cimitero Lychakiv sono uno dei pochi segni tangibili che questo è di fatto un Paese in guerra. Gli altri sono i cartelli pubblicitari che invitano ad arruolarsi e i banchetti nella piazza antistante la chiesa di S. Bernardino. Vendono giacche militari, anfibi, canottiere a strisce bianche e azzurre e bandiere ucraine. Sono destinate ai volontari che sono partiti con le milizie che combattono fianco a fianco con l’esercito regolare. Fai un’offerta e al fronte arriverà il materiale che hai contribuito a comprare. Di fucili e munizioni non se ne vedono, non qui.
Per il resto Lviv sembra una città come tutte le altre, impoverita da un’economia in caduta libera (il Pil è crollato del 13% in due anni), ma comunque piacevole. Il turismo è sempre stato una parte importante della sua economia ma gli arrivi internazionali sono fermi. «A Lviv sono sempre venuti tanti russi, per loro questo era l’avamposto dell’Occidente e non c’era bisogno del visto. Adesso se ne vede ancora qualcuno, ma molti, molti meno», racconta nel suo ufficio il giovane sindaco, Andrei Sadovyi, vestito con la vyshivanka, l’abito ricamato tradizionale. Sono meno anche gli occidentali che prima arrivavano numerosi, attratti dalla bellezza della città che ha conservato un centro storico ottocentesco praticamente intatto e dalla convenienza dei prezzi. Adesso sarebbero ancor più convenienti (a febbraio la hryvnia ha perso il 30% in un giorno), ma di turisti a causa della guerra ne arrivano pochi. Geografia, questa sconosciuta. Gli unici turisti che non conoscono crisi e non si spaventano all’idea di due colpi di mortaio sono giovani turchi e cittadini dei Paesi del Golfo in cerca di avventure con donne ucraine nei club del centro. Il primo cartellone che vedi appena atterri al moderno aeroporto è piuttosto esplicito: invita al Metro club per un sex party. Difficile pensare che questi turisti si spingano fino al cimitero Lychakiv per rendere omaggio ai caduti di ieri e di oggi di Lviv.