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 2015  settembre 10 Giovedì calendario

Tassi, strategie ed economia. Il prossimo 17 settembre Janet Yellen comunicherà se la Federal Reserve avrà deciso di aumentare il tasso di interesse sotto il suo controllo. Se ciò avverrà, sarebbe il primo segno che, almeno in America, l’era dei tassi a zero volge al termine che gli Usa stanno ritornando gradualmente alla normalità. Per questo anche un rialzo dello 0,25 per cento finirebbe per pesare molto più di un quarto di punto. Ecco perché c’è grande attesa di sapere cosa farà la Fed

Tra una settimana finalmente si conoscerà il finale di una vicenda che tiene i mercati finanziari di tutto il mondo con il fiato sospeso. Il prossimo 17 settembre, in un’attesa conferenza stampa dopo la riunione del Federal Open Market Committee, Janet Yellen comunicherà se la Federal Reserve – la banca centrale americana da lei presieduta – avrà deciso di aumentare il tasso di interesse sotto il suo controllo. Se ciò avverrà, l’aumento sarà dello 0,25 per cento, il che ne porterà il livello allo 0,50 per cento, ancora molto basso in prospettiva storica. Eppure, nell’attesa di questo evento, le valute dei paesi emergenti sono andate a fondo mentre saliva il valore del dollaro. Perché dunque tanto clamore di fronte a una scelta che, al più, porterà con sé un aumento limitato del costo del denaro?
La ragione c’è ed è presto detta. Il tasso di interesse controllato dalla banca centrale americana (il «Fed funds rate») con le sue operazioni di acquisto e vendita di titoli a brevissima scadenza è fermo allo 0,25 per cento dal dicembre 2008. L’eventuale aumento del «Fed funds rate» sarebbe dunque il primo segno che, almeno in America, l’era dei tassi a zero volge al termine. E siccome il tasso controllato dalla banca centrale è il punto di riferimento per tutti i mercati finanziari e le istituzioni che fanno prestiti, la scelta avrebbe conseguenze ramificate in tutta l’economia Usa.
Come volte ripetuto dalla signora Yellen, non è il quando né l’entità di un occasionale aumento dei tassi di mercato che conta per l’economia, ma piuttosto il loro percorso nel tempo. Per una persona che accenda un mutuo ventennale a tasso variabile, non conta se la Fed aumenta i tassi di 0,25 punti percentuali il 17 settembre ma piuttosto se il tasso di mercato andrà all’1 o al 5 per cento nei venti anni successivi. Non a caso, mentre l’appuntamento si avvicinava, la Yellen e il suo vice Stan Fischer hanno cercato di togliere enfasi dall’evento con le loro dichiarazioni. La presidentessa della Fed è arrivata addirittura a disertare l’appuntamento tradizionale dei banchieri centrali di tutto il mondo di Jackson Hole.
Eppure la frenesia dei mercati e delle persone comuni ha le sue ragioni di essere. Dato che nessuno sa se il tasso di interesse di mercato andrà su o giù nei prossimi 20 anni, bisogna affidarsi alle parole dei banchieri centrali quando descrivono le loro intenzioni future. Ma le parole costano poco. Anche per i banchieri centrali viene dunque il momento dei fatti. Se dunque la signora Yellen alzerà i tassi sotto al suo controllo, starà facendo qualcosa di pratico per aiutare gli americani che la osservano a capire che l’era dei tassi a zero è davvero finita e che l’America sta ritornando gradualmente alla normalità. Per questo il 17 settembre anche un rialzo dello 0,25 per cento finirebbe per pesare molto più di un quarto di punto.