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 2015  settembre 10 Giovedì calendario

I Casamonica in tv. Vespa invita la figlia e il nipote a Porta a Porta e scoppia la bufera. Marini parla di dignità offesa, per Grillo «La Rai è un servizio pubblico paramafiosa», il Pd dice che la Rai ha «infangato» la città spettacolarizzando la vicenda perché questa trasmissione è molto di più di questo: è un pezzo del potere di questi anni, non a caso Andreotti la battezzò “terza Camera” dello Stato

Renzi stima Bruno Vespa. Era il suo unico e vero candidato per la presidenza della Rai. Fu il conduttore di Porta a porta a dire di no motivando il rifiuto con la voglia di video e con i compensi che gli derivano dal contratto con la tv di Stato e dalla produzione seriale di libri. Ma al settimo piano di Viale Mazzini, dove siedono i nuovi vertici renziani, la presidente Monica Maggioni e il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, non fanno mistero di immaginare per il futuro una Rai de-vespizzata: «Non siamo contenti di questo polverone, anche se la qualità professionale di Vespa non si discute. Detto questo, noi vogliamo innovare l’azienda e cambiarne il linguaggio». Significa, in parole povere, che una delle mission di Campo Dall’Orto è consegnare al nuovo Cda, fra tre anni, una Rai senza più la “terza Camera”, senza il suo talk show più famoso. E senza il suo cerimoniere.
Non è la puntata di martedì, quella con la figlia e il nipote di Vittorio Casamonica, l’esponente del clan morto ad agosto e per il quale venne celebrato l’appariscente funerale finito sulle pagine dei giornali di tutto il mondo, ad orientare la Rai renziana sul dopo-Vespa. Forse, servirà solo ad accelerare il processo. Oggi il giornalista rimane saldo al suo posto e tutti sono convinti che la bufera passerà presto. Però, la proposta della presidenza a Vespa si può leggere ora sotto una diversa luce. Come un promoveatur ut amoveatur, come un modo per cominciare subito la rivoluzione togliendo dal video il protagonista di un’altra epoca politica, che ha attraversato indenne la prima e la seconda Repubblica e perciò appare lontano dalle suggestioni della rottamazione.
Sulla puntata di martedì si è scatenato un putiferio. Il Pd di Roma ha accusato la Rai e Porta a porta di aver «infangato» la città ospitando i due parenti di Vittorio e spettacolarizzando la vicenda. Ignazio Marino ha preso cappello e ha parlato di «dignità offesa». I parlamentari del Pd si sono mossi in commissione di Vigilanza chiedendo l’audizione di Giancarlo Leone, direttore di Raiuno, e di Vespa. Il Movimento 5Stelle è saltato sul caso. «Se si lavora in Rai, se ne deve rispettare la missione di servizio pubblico e il codice etico, altrimenti si può sempre scegliere di lavorare altrove. Nessuno è intoccabile», ha attaccato il presidente della Vigilanza, Roberto Fico. E Beppe Grillo ha rincarato la dose: «La Rai è un servizio pubblico paramafiosa». Il centrodestra al gran completo invece ha difeso il programma.
Tante voci, anche diverse. Viale Mazzini è corsa ai ripari. Leone ha ricucito i pezzi e organizzato in fretta e furia una puntata riparatrice, andata in onda ieri sera con l’assessore alla legalità della Capitale Alfonso Sabella.
Il «fastidio» della presidente e del dg, che non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali, si è manifestato con la decisione condivisa della puntata bis sul clan, stavolta alla presenza di un assessore. Insieme con il direttore di Raiuno, Maggioni e Campo Dall’Orto hanno concordato una versione ufficiale. «Porta a porta ha affrontato la vicenda con trasparenza e completezza d’informazione, senza fare sconti di alcun genere e con l’interesse di fornire ai telespettatori il più ampio quadro possibile di notizie», ha precisato Leone. Però ha aggiunto: «Allo stesso tempo le reazioni dei cittadini ci hanno fatto riflettere su quanto sia cruciale il ruolo del servizio pubblico nel trattare tematiche delicate come quella dei Casamonica». Così è scattata l’operazione riparatrice. Che Vespa ha accettato e messo in onda.
Il conduttore si è difeso, forte del fatto che i Casamonica sono stati in ogni trasmissione televisiva questa estate. «Il funerale è un fatto di cronaca – ha spiegato Vespa –. Abbiamo invitato due persone incensurate, con un doppio vantaggio: due persone molto vicine ma incensurate. E le obiezioni ci sono state, eccome». Vespa ha richiamato l’intervista di Enzo Biagi a Buscetta, gli interventi di Massimo Ciancimino nei programmi di Santoro, ha insomma rivendicato il diritto di cronaca. Anche se quella di ieri, con il Pd renziano all’attacco, può diventare la prima incrinatura per una trasmissione che è molto di più di questo: è un pezzo del potere di questi anni, non a caso Andreotti la battezzò “terza Camera” dello Stato. Una Rai senza Vespa sembra impossibile e l’hanno già immaginata in tanti, con scarso successo. Vedremo se la puntata coi Casamonica è il passo iniziale di un cammino.