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 2015  settembre 10 Giovedì calendario

Indignazione generale perché l’altra sera, a Porta a porta, Bruno Vespa s’è permesso di invitare Vera, una delle figlie, e Vittorino, uno dei nipoti di Vittorio Casamonica, il boss che lo scorso agosto è stato accompagnato al cimitero in carrozza, musiche del Padrino e manifesti in cui pareva papa Wojtyla appiccicati ai muri esterni della chiesa

Indignazione generale perché l’altra sera, a Porta a porta, Bruno Vespa s’è permesso di invitare Vera, una delle figlie, e Vittorino, uno dei nipoti di Vittorio Casamonica, il boss che lo scorso agosto è stato accompagnato al cimitero in carrozza, musiche del Padrino e manifesti in cui pareva papa Wojtyla appiccicati ai muri esterni della chiesa. Sentiamo il sindaco di Roma, Ignazio Marino.

Sentiamo.
«La partecipazione a una delle trasmissioni di punta del servizio pubblico Rai della famiglia Casamonica è grave. Oltre che paradossale. Ieri sera, infatti, più di un milione di spettatori hanno assistito sostanzialmente a un replay dei funerali spettacolari e mafiosi già finiti sui giornali. Se l’indecorosa messa in scena a piazza Don Bosco aveva trovato i responsabili dell’ordine pubblico impreparati e sorpresi, per un difetto di informazione, questa volta la “rappresentazione” è stata studiata a tavolino. E dunque è senza scusanti».  

Accidenti.
Ecco il suo vice, Marco Causi. «Spettacolo inaudito, la Rai chieda scusa alla città». Il presidente del Pd, Matteo Orfini (il primo a intervenire): «Ospitarli è stato un errore grave». In generale il Pd capitolino sembra fuori di sé, ed evoca le vittime, ignorate dal programma, e tutti coloro che, sul campo, si battono contro la criminalità organizzata. Ma non le mandano a dire nemmeno Grillo («Servizio pubblico paramafioso») e neanche quelli di Sel (Fratojanni: «Intervenga Monica Maggioni»). Se l’è presa, con una lunga dichiarazione molto intelligente, anche il neo consigliere d’amministrazione della Rai Guelfo Guelfi: «Approfondimenti. Si chiamano così. Ripassano sul caso e lo espongono. Era così con i plastici, con i corpi, con le violenze sui corpi. D’altra parte Porta a Porta è normalmente in seconda serata. Le fasce protette dormono e le fasce morbose fanno l’indice d’ascolto».  

Gli ascolti però sono andati bene.
Molto bene. 14,54 di share, 1 milione e 340 mila spettatori. Meglio della prima sera con Renzi.  

Vespa che dice?
Ha rimandato indietro sei quotidiani, che volevano intervistarlo, garantendo che avrebbe detto la sua nella puntata di ieri sera, in realtà destinata al lungo regno di Elisabetta II, ma preceduta a questo punto da un cappello in cui Vespa ha dialogato con l’assessore alla legalità del Comune di Roma Alfonso Sabella. Sabella ha detto: «Quello che è passato ieri è l’aspetto folkloristico e patinato della mafia, che è la cosa più pericolosa, l’immagine folkloristica del Padrino di Francis Ford Coppola [...] Dietro la simpatia burino-coatta di Vera si cela violenza, dolore [...] Spegnere i riflettori su questa pagina nera della storia romana recente forse avrebbe fatto meglio [...] Mi ha colpito la frase di Vera, “Mio padre metteva la pace”. È la base di ogni organizzazione mafiosa: la risoluzione dei privati dissidi [...] L’avvocato della famiglia (si chiama Mario Giraldi, segue i Casamonica dell’altra sera dal 1981) ha lanciato altri messaggi per delegittimare il ruolo dei pentiti». A tutte le critiche Vespa ha risposto che anche Biagi intervistò Sindona e anche Santoro intervistò Ciancimino e le vittime non erano presenti, e nessuno disse nulla. «Io rispetto il parere di tutti, il problema non si risolve spegnendo le telecamere, ma andando ad acchiappare i criminali e restituendo la dignità alla città che non l’ha persa sicuramente per colpa di Porta a porta. Noi abbiamo fatto il nostro mestiere».  

Giusto?
Beh, se Vera Casamonica, la quale s’è vantata di essere pulita al punto di non dover aver da pagare nemmeno una multa, è invece un ricettacolo di violenza e dolore, come mai non sta in galera? Vespa ha mandato in onda anche un servizio sulle pompe funebri che hanno affittato la carrozza (non tra le più grandi a disposizione, e al prezzo di 2.500 euro) e uno degli addetti ha chiesto: «Ma se era un boss della mafia come mai non l’hanno arrestato?». E in ogni caso, lo stesso avvocato Giraldi ha ammesso che il defunto era un usuraio, un evasore fiscale, uno che emetteva assegni a vuoto... Ma allora perché andava ancora in giro a piede libero? Naturalmente era possibile immaginare un’impaginazione più garantista, in cui Vera, cosi disinvoltamente e splendidamente “alfabeta”, non risultasse tanto simpatica. Ma quanto a far venire quei due Casamonica in trasmissione, che cos’altro deve fare un giornalista (un grande giornalista) se non mostrarci, così come sono, i protagonisti della cronaca? E come mai un politico, oggigiorno, può ancora permettersi - senza evidentemente capire fino in fondo quello che dice - di definire un servizio giornalistico «un errore grave»?