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 2009  settembre 23 Mercoledì calendario

Pittsburgh, dall’acciaio del passato al terziario del futuro

Pittsburgh simbolo del miracolo economico, metafora del sogno americano, prova del potenziale per il cambiamento: è qui che Barack Obama ha voluto radunare i capi di stato del G-20, per dimostrare ciò che l’America è capace di fare. Invece di scendere nell’incubo post-industriale della disoccupazione cronica e del crimine, l’ex capitale mondiale dell’acciaio negli ultimi 20 anni si è reinventata diventando una delle città più dinamiche e diversificate del Paese, all’avanguardia nell’alta tecnologia, nei servizi finanziari, nelle tecnologie verdi, nella sanità, nel settore biomedico, nella robotica. Con investimenti nelle industrie del futuro, è l’implicito messaggio del presidente Obama, il mondo intero potrà riprendersi dalla più grave crisi economica del dopoguerra. Se ce l’ha fatta Pittsburgh, ce la può fare chiunque. Yes we can.
La trasformazione di Pittsburgh, seconda città della Pennsylvania con due milioni e mezzo di abitanti, ha indubbiamente del miracoloso. Il crollo dell’industria dell’acciaio negli anni 70 sotto i colpi della concorrenza internazionale avrebbe potuto essere la fine per la città di Andrew Carnegie. Per più di cent’anni Pittsburgh ha prodotto la metà dell’acciaio americano, i suoi stabilimenti hanno sfornato prodotti industriali e le armi impiegate in ogni conflitto a partire dalla guerra civile del 1861. Questo «inferno senza coperchio» era una delle città più inquinate del mondo.
Oggi Pittsburgh è una delle dieci città più pulite d’America secondo la classifica Forbes del 2007. Ed è la cittù più vivibile del paese secondo la classifica dell’Economist del 2009. Ha una delle orchestre migliori d’America, la Pittsburgh National Symphony, musei di fama internazionale come il Carnegie Art Museum e l’Andy Warhol Museum, due università rinomate a livello internazionale, la Carnegie Mellon Universitye la University of Pittsburgh, dove Jonas Salk sviluppò il vaccino antipolio.
A partire dalla fine degli anni 70 la città ha effettuato investimenti nelle infrastrutture, nell’istruzione,nelle università, negli spazi pubblici preparando il terreno per il rilancio dell’economia. Dopo la chiusura degli stabilimenti di acciaio, gli imprenditori sono fioccati a Pittsburgh, attratti da prezzi immobiliari bassi e una qualità della vita elevata.
La diversificazione dell’economia ha anche reso Pittsburgh relativamente immune alla Grande Recessione. La crisi dei mutui subprime ha solo sfiorato il mercato immobiliare della città, e nel 2008 l’occupazione è addirittura aumentata. Qui hanno sede diverse società Fortune 500 (la Us Steel, il colosso chimico Ppg Industries, la società alimentare Heinz, il gigante dei servizi finanziari Pnc Financial Services) ma anche un enorme numero di piccole e medie imprese.