la Repubblica, 4 settembre 2015
Lo scambio di fregnacce su Twitter e i politici che litigano pubblicamente come bimbi di sette anni. Michele Serra: «Se fossi l’imperatore del mondo farei questa legge: ogni tweet, ogni post, ogni sms, ogni mail, se inviato senza rilettura ad alta voce registrata dall’apparecchio trasmittente, disintegra istantaneamente l’apparecchio stesso»
Lo scambio di fregnacce su Twitter innescato da un’intervista radiofonica dell’assessore di Roma Esposito (Pd) dovrebbe essere oggetto di studio. A partire dalle dichiarazioni dell’assessore che, pur non essendo state concepite come tweet, già lo sembravano. Per chi si fosse perso lo spettacolo, per altro perdibilissimo, si tratta di una greve lite tra esponenti politici (presunta classe dirigente) con una doppia chiave incrociata: “fasci” contro “compagni”, romanisti contro juventini. Ben più della volgarità, abbastanza nella norma, è la spaventosa puerilità a sconcertare. Qualcosa come il “chi lo dice sa di esserlo” (o anche “chi lo dice lo è cento volte più di me”) che regola le liti ai giardinetti intorno ai sette-otto anni di età.
Ma si rileggono? Sarò un inguaribile ottimista, ma io sono certo, assolutamente certo che se ognuno dei twittanti e dei postanti rileggesse quello che ha appena digitato, una buona metà del prodotto lordo sarebbe cancellato; e l’altra metà magari un poco migliorata, nella forma e nella sostanza. Se fossi l’imperatore del mondo farei questa legge: ogni tweet, ogni post, ogni sms, ogni mail, se inviato senza rilettura ad alta voce registrata dall’apparecchio trasmittente, disintegra istantaneamente l’apparecchio stesso. E adesso, per dare il buon esempio, rileggo tre o quattro volte questa Amaca prima di spedirla al giornale.