la Repubblica, 3 settembre 2015
Chissà se Orbán l’ha capito, e di rimbalzo Salvini, che il filo spinato, ben prima di essere giusto oppure ingiusto, è inutile. Il vero punto è capire se (come è accaduto in America) la mescolanza di etnie e culture può farsi senza mutare i princìpi fondamentali su cui poggia la convivenza democratica; e anzi estendendoli a nuovi cittadini
Chissà se Orbán l’ha capito, e di rimbalzo Salvini, che il filo spinato, ben prima di essere giusto oppure ingiusto, è inutile. L’onda umana in fuga non arriva da noi per colpa del “buonismo”, ma perché la loro paura di morire è più forte della nostra paura di ritrovarceli davanti all’uscio di casa. E nessun ostacolo fisico basta a fermarli. È un cataclisma epocale, questo, che cambierà per sempre il volto del mondo e perfino della vecchia, rugosa Europa; se in peggio o in meglio dipende da come sapremo organizzare l’accoglienza e l’integrazione, ovvero l’estensione dei nostri stessi doveri e diritti. Questo è il vero punto, non la ridicola posa di chilometri di fildiferro, o di milioni di mattoni, destinati a essere travolti come sabbia. Il vero punto è capire se (come è accaduto in America) la mescolanza di etnie e culture può farsi senza mutare i princìpi fondamentali su cui poggia la convivenza democratica; e anzi estendendoli a nuovi cittadini. Paventare una “contaminazione razziale” è puro, stupido razzismo. Ciò che vale la pena paventare, invece, è una contaminazione politica – per esempio riguardo la parità maschio/femmina – che, quella sì, va respinta con lucidità e passione. Fare rispettare le leggi; dunque dare diritti e dare doveri; c’è forse un’altra strada logica, proponibile, che non sia solo panico, pregiudizio e viltà?