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 2015  settembre 03 Giovedì calendario

Marchionne non si arrende e prepara la scalata a Gm. Dopo l’ultima risposta negativa dei manager del colosso Usa appare inevitabile un’operazione ostile finalizzata alla fusione. Già avviati i contatti con gli azionisti e i principali investitori per far nascere un gigante da oltre 15 milioni di veicoli l’anno

Gran Premio d’Italia, salone di Francoforte, sbarco del Cavallino a Wall Street. Si annunciano giorni intensi per Sergio Marchionne, il manager che guida o ha posizioni di rilievo in quasi tutte le società controllate da Exor, la holding degli Agnelli che nell’ultimo periodo è stata profondamente riorganizzata e lo sarà ancora nei prossimi mesi viste le operazioni in corso, soprattutto in previsione di quella che si preannuncia come la più clamorosa scalata nel mondo dell’auto: il taker over di Fca su General Motors.
MARANELLO IN BORSA
Dunque, molta la carne al fuoco e alcune delle varie operazioni sono collegate fra loro. Per esempio, una vittoria del Cavallino a Monza, una dimostrazione del ritorno alla competitività contro la corazzata Mercedes, darebbe una bella spinta alla quotazione in Borsa dell’azienda di Maranello, un marchio di lusso che vive anche di valori emozionali. Ma è evidente a tutti che questo percorso è ormai quasi definito e che il timoniere di Fca abbia puntato i riflettori sul bersaglio monstre, quello che lo farà entrare nella storia dell’auto. Marchionne, in realtà, le sue belle pagine le ha già scritte. Ha salvato prima la Fiat e poi la Chrysler. Due mosse audaci, che hanno portato risultati significativi e fatto guadagnare al manager a stima e il rispetto di tutti i rivali. La forza di Marchionne è di non combattere guerre convenzionali. Sul quel terreno, forse, avrebbe perso. Ha invece avuto intuizioni geniali e si è gettato in imprese che nessuno avrebbe affrontato. Ora l’attacco a GM, la più grande azienda si auto Usa, il simbolo dell’intero settore visto che è stata per quasi un secolo il più grande costruttore del pianeta e tuttora sgomita con Toyota e Volkswagen per la leadership nella classifica mondiale.
LA SCOMMESSA DEGLI ANALISTI
Qualche mese fa poteva sembrare un sasso nello stagno per confondere le acque e distogliere l’attenzione da bersagli più piccoli. A quanto pare, però, la scelta era stata fatta con grande attenzione, i piani sviluppati, le diverse ipotesi prese in considerazione: secondo Marchionne Fca e GM sono due partner così perfetti l’uno per l’altro che sarebbe un peccato non convolassero a nozze. E lui non guarderà altrove prima di averci provato fino in fondo. Gli analisti si dicono certi e molti di essi sono pronti a scommettere che le rose fioriranno. Marchionne ha tessuto la sua tela, mentre portava a termine altre operazioni che vedono in scena gli stessi protagonisti (investitori importanti e fondi d’investimento); mentre portava a casa in modo non ostile, ma certamente determinato, l’operazione PartnerRe, diffondeva il messaggio nel più grande mercato di capitali del pianeta che Fca-GM sarebbe una vera gallina dalla uova d’oro, un gigante da 15 milioni di veicoli, in grado di generare sinergie mostruose e un flusso di cassa di 30 miliardi di dollari l’anno, roba da far invidia ai giganti della new economy.
Ormai le posizioni sono definite e restano distanti: non siamo ancora all’Opa ostile, ma poco ci manca. Dopo non avere ricevuto risposte alle sue mail per discutere l’argomento, Marchionne ha usato per un po’ toni distensivi con i manager della GM. Poi è uscito allo scoperto dichiarando addirittura che sarebbe «irragionevole non forzare».
IL MODELLO PARTNERRE
Parole poco dolci anche per la signora Barra, il capo della Gm: «Non voglio uscire con lei, ma solo discutere. Si può respingere un accordo, ma non rifiutarsi di parlare». Sullo sfondo di tutto gli interessi degli azionisti che in America sono una cosa sacra. Proprio su questo pulsante ha risposto il management di GM («noi pensiamo sempre agli azionsiti e per loro il nostro piano è migliore di quello di Marchionne») chiudendo al dialogo e aprendo le ostilità poiché, dopo affermazioni tanto decise, il leader di Fca non se ne starà certo con le mani in mano.
La strategia obbligata del match sarà la stessa della partita PartnerRe: il management della società con cui unirsi è contrario al matrimonio, quindi si parla con gli azionisti affinché convincano i loro “dipendenti”. Marchionne ha diverse carte da giocare: ha grande credito preso la comunità finanziaria, appoggi importanti a Washington (Obama in persona ha detto che il vero miracolo per l’America è stato rilanciare Chrysler) e buone relazioni con il potente sindacato Uaw che a lungo è stato il principale azionista proprio dell’azienda guidata da Marchionne. Se l’operazione andrà in porto nulla sarà più come prima, cambieranno le gerarchie nel mondo dell’automotive, Marchionne potrebbe guidare il costruttore più grande del globo e la Exor, presieduta da John Elkann, essere il principale azionista.