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 2015  settembre 02 Mercoledì calendario

Quelle 445 silenziose morti bianche dal 1 gennaio al 31 agosto del 2015. In 91 sono stati uccisi da un trattore. I numeri dell’Inail sono ancora più agghiaccianti se si pensa che registra solo i decessi dei i propri assicurati mentre “in tantissimi non lo sono”. Non a caso crescono gli infortuni tra le partite Iva, le collaborazioni e tutto il lavoro più o meno irregolare largamente presente in Italia. Una strage che riguarda davvero tutti

Nemmeno l’estate delle morti per caldo nei campi coltivati del Meridione ha dato il giusto risalto alla guerra dimenticata. Quella rubricata, ipocritamente, alla voce “morti bianche” e che conta 445 morti dal 1 gennaio al 31 agosto del 2015, secondo la puntigliosa ricostruzione dell’Osservatorio Indipendente di Bologna il quale, ogni volta, non dimentica di ricordare che se si conteggiassero anche le morti sulle strade e in itinere, cioè nel percorso per recarsi al lavoro, si tratterebbe di almeno il doppio dei casi.
Rispetto al 31 agosto del 2014 “l’aumento è del 3,8%” e rispetto al 31 agosto del 2008 “dell’8,55 %”. A guidare la triste classifica è la Lombardia con 62 morti, seguita da Toscana (48), Veneto (37) e Campania (33).
Tra le province con il numero di decessi più alto si trovano Brescia (20), Bari e Salerno (15) e Vicenza con 12.
Per quanto riguarda la tipologia degli infortuni, il trattore resta uno strumento micidiale con 91 morti dall’inizio dell’anno e 61 dal 1 maggio, giorno dell’inaugurazione dell’Expo. Nella sua nota riassuntiva, Carlo Soricelli dell’Osservatorio sottolinea che sulla pericolosità del trattore, ampiamente documentata, “abbiamo richiesto tantissime volte al Ministro Martina, di fare una campagna informativa sulla pericolosità del mezzo, senza ottenere nessun risultato”.
Da segnalare anche il dato del lavoro edile, ribadito pochi giorni fa dalla Fillea-Cgil che parla di “31 lavoratori delle costruzioni morti in questi due mesi d’estate”. Una strage di fronte alla quale “si continuano solo a spendere parole di circostanza, dice la Fillea, anzichè fare subito quello che serve, cioè rafforzare il contrasto all’irregolarità, intensificare il sistema dei controlli, innalzare l’asticella delle regole e le sanzioni per chi non le rispetta”.
Una causa indiretta degli infortuni, ad esempio, è l’allungamento dell’età pensionabile con la Legge Fornero, fatale quando si tratta di lavori pesanti e difficili ma anche “l’alleggerimento “delle normative sulla Sicurezza degli ultimi governi.
“L’Inail, spiega Soricelli, ha registrato nel 2014 662 morti sul lavoro, di cui oltre 300 sono morti in itinere ma le denunce per infortuni mortali sono state 1107. Noi ne abbiamo registrati ben 661 (tutti documentati) se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere si superano nel 2014 i 1300 morti”. Il problema è che l’Inail registra le morti tra i propri assicurati mentre “in tantissimi non lo sono”. Non a caso crescono gli infortuni tra le partite Iva, le collaborazioni e tutto il lavoro più o meno irregolare largamente presente in Italia. La strage riguarda davvero tutti.