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 2015  settembre 02 Mercoledì calendario

Detenuti, un provvedimento di clemenza, anche se richiesto dal Papa in nome della Misericordia, non troverebbe mai il necessario avallo dei due terzi del Parlamento. E meno che mai l’amnistia che, a differenza dell’indulto, non si limita a cancellare in tutto o in parte la pena ma estingue il reato

La sorpresa c’è stata, eccome. Quelle parole di papa Francesco secondo cui il «Giubileo ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia», sono state accolte con stupore. Ma come? Un’amnistia proprio ora che il numero dei detenuti è drasticamente diminuito, di ben 14mila unità in soli due anni? Al ministero della Giustizia se lo sono chiesto. Il Guardasigilli Orlando e il governo sanno bene che un provvedimento di clemenza straordinario non troverebbe mai il necessario avallo dei due terzi del Parlamento. Meno che mai l’amnistia che, a differenza dell’indulto, non si limita a cancellare in tutto o in parte la pena ma estingue il reato. Non solo. L’effetto sorpresa è stato maggiore se si considera che nessuno aveva mai parlato di amnistia negli incontri tra ministero della Giustizia e Vaticano preparatori alla partecipazione di un migliaio di detenuti ad uno degli appuntamenti del Giubileo, in piazza San Pietro. La precisazione di padre Lombardi sul senso delle parole del Papa ha però sgomberato il campo dai dubbi di carattere”politico”. «Non è un appello di carattere giuridico: si tratta di una lettera indirizzata a monsignor Fisichella, quindi interna alla Chiesa, non alle autorità italiane», ha spiegato il portavoce Vaticano. Se Francesco volesse chiedere l’amnistia di carattere giudiziario «lo farebbe con altre modalità». Che tutto sia stato chiarito in via definitiva è però presto per dirlo. Sia perché il Papa è pur sempre un capo di Stato, sia per l’eventualità che la richiesta di un gesto di clemenza possa essere chiesto esplicitamente come fece con forza Papa Wojtyla, due anni dopo il Giubileo del 2000.
LA FREDDEZZAA parte l’entusiasmo di Pannella, del coordinatore del garante per i detenuti Franco Corelone e dall’associazione Antigone, per il resto la politica è rimasta tiepida. Cauto il Pd, che con il responsabile giustizia del Pd David Ermini sottolinea come parlamento e governo abbiano già messo in campo una serie di misure per il reinserimento nella società dei detenuti che si pentono. Ncd, con Fabrizio Cicchitto, ritiene che l’appello del Papa debba essere «motivo di riflessione per tutti i laici e i cattolici». Nettamente contrari la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia. Silenzio totale dei Cinque Stelle. 
I RISULTATIL’ultima delle 27 amnistie dal dopoguerra ad oggi risale al 1990, per decongestionare gli uffici giudiziari nell’anno di entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale. L’ultimo indulto, invece, è del 2006. Allora i detenuti scesero a 39mila. Ma, in mancanza di interventi strutturali, tornarono a crescere al ritmo di 800 al mese fino a toccare il record di 69mila a novembre 2011. Nel 2013, con la prima condanna per sovraffollamento carcerario, l’Italia finisce nel mirino di Strasburgo. Nel frattempo, però, le riforme avviate dal Guardasigilli Severino, e proseguite dai successori Cancellieri e Orlando, hanno cominciato a dare buoni risultati. Misure alternative, riforma della custodia cautelare, introduzione della tenuità del fatto e molto altro ancora. I detenuti sono oggi scesi a 52.144 a fronte di una capienza regolamentare di 49.655 posti. E Orlando conta di fare di più grazie all’iniziativa degli Stati generali dell’esecuzione penale che si concluderà in contemporanea all’avvio del Giubileo.