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 2015  settembre 01 Martedì calendario

«Così abbiamo pilotato le gare». Luca Odevaine racconta ai pm di un accordo da 10.000 euro al mese, che dovevano diventare 20.000, pagati dalla cooperativa La Cascina, aggiudicatrice di una parte dell’appalto per il Centro richiedenti asilo di Mineo, in Sicilia: «Castiglione non mi disse esplicitamente che Sisifo doveva vincere la gara, ma io capii perfettamente anche perché accompagnandomi all’aeroporto mi disse che Sisifo era per lui il gruppo più adatto». E poi conclude: «Io a questo punto sarò un corrotto, però vi giuro che mi sono messo in questa storia maledetta, e l’ho seguita, perché credevo davvero che quello potesse essere, e secondo me è, il Centro migliore d’Europa. Non c’è paragone, ma questo a voi non interessa...»

L’ammissione arriva a metà interrogatorio, dopo due ore di tira e molla tra pubblici ministeri e indagato. «Allora – ripete il sostituto procuratore di Roma Giuseppe Cascini –, la domanda è sempre la stessa: lei ha fatto un accordo economico con i soggetti che hanno partecipato alla gara per favorire la loro vittoria, sì o no?». «Sì», risponde Luca Odevaine, agli arresti dal dicembre scorso con l’accusa di corruzione nell’inchiesta su Mafia Capitale. Un accordo da 10.000 euro al mese, che dovevano diventare 20.000, pagati dalla cooperativa La Cascina, aggiudicatrice di una parte dell’appalto per il Centro richiedenti asilo di Mineo, in Sicilia. È uno degli scandali emersi nella gestione dell’assistenza ai profughi; un affare da cento milioni di euro, di cui Odevaine ha diffusamente discusso con Salvatore Buzzi nelle conversazioni intercettate dai carabinieri del Ros. Parlavano di accordi sottobanco e interessi politici arrivati fino al sottosegretario in carica Giuseppe Castiglione, Ncd, indagato a Catania per turbativa d’asta. Ora Odevaine conferma ciò che avevano svelato le microspie: «Il racconto su Mineo sostanzialmente è veritiero».
Appalto pilotato
Il faccia a faccia tra gli inquirenti romani e l’inquisito che fu vicecapo di gabinetto dell’ex sindaco Veltroni, è avvenuto l’11 luglio scorso nel carcere di Torino. Il racconto comincia dall’incontro del 2011 con l’allora presidente della Provincia catanese Castiglione; con lui c’era Salvo Calì, presidente del consorzio Sisifo. «Castiglione non mi disse esplicitamente che Sisifo doveva vincere la gara – spiega Odevaine ai pm —, ma io capii perfettamente anche perché accompagnandomi all’aeroporto mi disse che Sisifo era per lui il gruppo più adatto a gestire Mineo; mi disse che erano cooperative di centrosinistra, e quindi lui non aveva un interesse politico, ma li promuoveva perché li considerava capaci. Mi disse anche che vi era una esigenza politica primaria di favorire cooperative operanti sul territorio».
Per far vincere Sisifo fu bandita una gara che Odevaine considera «regolare», ma dopo un faticoso batti e ribatti con i pm ammette: «In realtà il bando era stato scritto in modo da rendere certa la vittoria dell’Ati (alleanza fra imprese, ndr ), in particolare inserendo un punteggio aggiuntivo per l’Ati che comprendesse cooperative operanti sul territorio». Cioè Sisifo. «La decisione fu presa congiuntamente da Paolo Ragusa (presidente del consorzio, il Sol Calatino, che secondo Odevaine è strettamente collegato a Sisifo, ndr ), da Castiglione, da me e da Giovanni Ferrera, il quale era anche il responsabile del procedimento».
Poi Odevaine propose di inserire La Cascina, gruppo vicino a Comunione e liberazione: «Quando incontrai di nuovo Castiglione gli dissi che era necessario individuare una struttura in grado di gestire i pasti, per cui consigliai di rivolgersi a un soggetto nazionale, cioè La Cascina». Che Castiglione già conosceva: «In più di una occasione Menolascina (dirigente della cooperativa indagato, ndr ) mi ha detto che La Cascina aveva stretti rapporti con Lupi, Alfano e Castiglione, e che finanziava la nascita del Ncd. Ricordo ad esempio che il primo evento pubblico di presentazione del nuovo partito si tenne a Bari e in quella occasione vi fu una cena a casa della sorella di Menolascina con Alfano, Lupi, non so se anche Castiglione. Mi pare che Menolascina mi disse di aver finanziato tale evento».
Scambio di voti
Agli inquirenti che gli chiedono se pure Castiglione abbia intascato denaro, Odevaine risponde: «No, tenderei a escluderlo... Il vantaggio che ha avuto Castiglione è di natura elettorale. Sostanzialmente possiamo parlare di uno scambio di voti». Ma che c’entra il consenso elettorale con l’appalto per il Cara di Mineo? Risposta di Odevaine: «Il tema fondamentale di tutta questa vicenda di Mineo sono le assunzioni di personale. Quella struttura è diventata l’industria più grande della zona, l’Ikea sta a 20 chilometri e ha 150 dipendenti, attualmente il Centro di Mineo ne sta occupando circa 400 tra una cosa e l’altra». E le assunzioni portano voti, «in un’area dove cinquanta voti eleggono un sindaco... A livello nazionale credo che il Ncd ha preso il 3 o 4 per cento, e in quella zona ha preso più del 40 per cento». Inoltre, «c’era la partita relativa alle forniture; più volte Cammisa (altro dirigente de La Cascina inquisito, ndr) si era lamentato del fatto che Ragusa imponeva loro la scelta dei fornitori dai quali acquistare, e Ragusa gestiva le convenzioni con i privati presso i quali gli ospiti del Centro potevano spendere 2,5 euro al giorno con una tessera».
Destra e sinistra
Quando il pm Paolo Ielo riassume stupito «la particolare simmetria per cui uno che è di destra indica le cooperative di sinistra, e uno che appartiene all’area di sinistra poi gli indica le cooperative di destra», l’indagato chiarisce: «È quello che è successo a Roma con Buzzi... Il sistema si compone». In Sicilia come nella capitale dove, precisa l’uomo che intascava mazzette in contanti a migliaia di euro, «c’erano e continuano a esserci due soggetti che gestiscono tutta l’emergenza, di qualunque tipo: Domus Caritatis e tutte le sue cooperative allegate (compresa La Cascina, ndr ) e Buzzi; uno legato al Vicariato di Roma e l’altro legato al mondo delle cooperative di sinistra. Di fatto a Roma si sono creati due cartelli a cui andavano tutti gli affidamenti».
Il verbale con le dichiarazioni di Odevaine è stato trasmesso alla Procura di Catania, titolari dell’indagine sul Cara di Mineo che ha provocato anche l’intervento dell’Anticorruzione. Ma Luca Odevaine rivendica davanti agli inquirenti romani: «Io a questo punto sarò un corrotto, però vi giuro che mi sono messo in questa storia maledetta, e l’ho seguita, perché credevo davvero che quello potesse essere, e secondo me è, il Centro migliore d’Europa. Non c’è paragone, ma questo a voi non interessa...».