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 2015  agosto 31 Lunedì calendario

Donatella Versace ricorda quella maledetta estate del 1997: «Prima l’uccisione di Gianni. Tornai a casa, sulla porta c’era Madonna ad aspettarmi. Poi la morte di Lady D. Non è stato facile mantenere lo spirito della famiglia, soprattutto nell’azienda. Ma ce l’abbiamo fatta»

Fu un’estate orribile per Donatella Versace, quella del 1997. La morte del fratello Gianni corre su un telefono, da Miami Beach. Lo hanno ucciso. Senza motivo apparente, in una Dinasty che esiste solo sui giornali. In quell’anno sono tre fratelli che partiti da Reggio Calabria, una tappa a Firenze e quella successiva a Milano, hanno aperto le porte del made in Italy con un modo di vestire più giovane, duro, colorato come lo erano gli anni Ottanta. Sulla porta della villa che i tre ex ragazzi hanno acquistato su Collins Avenue, il cuore della movida di Miami, Donatella trova Madonna, come racconta al Fatto Quotidiano.
E riceve uno dei primi abbracci da Lady Diana. Amiche, più che compagne di un’avventura professionale che profuma di magia. Un mese dopo, sotto il Pont de l’Alma, a Parigi, muore anche Diana Spencer, un altro capitolo che chiude un circolo che non sarebbe stato più riaperto. Gianni era l’estro, la fantasia, un genio inconfondibile; Diana era la donna che aveva messo in crisi il sistema monarchico inglese, la donna che si batteva contro le mine antiuomo, lavorava per la Croce rossa, parlava in tv delle corna del marito, tutto quello che una principessa fino a quel giorno non avrebbe mai potuto fare.
Due personaggi che segnano un’epoca, per dirlo in maniera scontata ma efficace. Nel mezzo c’è lei, Blonde, come la chiama affettuosamente Gianni, costretta a reggere il timone creativo di una maison che fino a quel giorno nessuno immaginava potesse sopravvivere a Gianni. Lei lo fa. Con tenacia, nonostante gli incidenti di percorso, la depressione, un mondo che non riconosci più tuo. Ne esce a testa altissima, coi gradi di chi ha saputo raccogliere un’eredità che è molto più difficile che lasciarla. Nel 2000, a tre anni dalla morte del fratello, Donatella crea il vestito che Jennifer Lopez indosserà ai Grammy. Il risultato fu strepitoso, i siti internet bloccati e la moda italiana che continua a girare per le case del mondo.
Sono passati quasi 20 anni dalla morte di lady Diana, è cambiato il mondo, ma anche la monarchia: Lady D fu a suo modo rivoluzionaria secondo lei? In cosa?
È stata una vera rivoluzionaria, ha sempre stravolto le regole in cui non credeva. E lo ha fatto con successo, visto che oggi se ne parla ancora. Ma non voleva nessuna gloria, solo proseguire nella strada che le sembrava quella giusta.
Voi l’avete vestita in molte occasioni. Era facile?
Era una persona alla mano, accoglieva le sarte aspettandole sulle scale e le accompagnava lei stessa, senza eccessiva formalità. Inoltre era una donna con un gran senso dell’umorismo.
Esiste oggi una persona che possa incarnare lo stile che fu di Lady D o che in qualche modo le assomiglia?
No, era unica.
Lei, Donatella, è sempre diventata amica delle persone che veste. Grandi star come Madonna, Lady Gaga. Lo considera un modo di lavorare o l’amicizia è nata a prescindere dal lavoro?
L’amicizia prescinde dal lavoro, altrimenti non sarebbe amicizia ma opportunismo. Con Madonna e Lady Gaga ad esempio c’è una vera amicizia, amo le forti personalità, quelle che sanno esprimere la loro individualità senza paura. Sono affascinata da queste persone. Adoro parlare con loro e capire cosa pensano e spesso capita che diventino velocemente anche delle amiche.
Lady Gaga le ha dedicato una canzone.
È amicizia vera, nessuno al mondo può acquistare una canzone di Lady Gaga. Le ho addirittura concesso gli abiti dell’archivio storico di Gianni, mai successo prima. Quando studiava pianoforte da ragazza la sua insegnante le diceva che suonava in modo molto strano e che non avrebbe mai combinato nulla nella vita. Lei le ha dedicato una canzone dal palco di San Siro.
Madonna quando uccisero suo fratello Gianni le fu particolarmente vicina. È una ferita ancora aperta, immagino.
Madonna era a casa ad aspettarmi quando è successo, la vera amicizia si misura soprattutto in situazioni come queste. Lady Diana ha fatto lo stesso, è venuta a Milano per starmi vicina e neppure un mese dopo ha avuto il fatale incidente, non ci potevo credere. Sono stati due lutti molto forti, a una distanza ravvicinata. Puoi finire al tappeto e restarci, oppure scegliere di rialzare la testa.
Quanto c’è di suo fratello ancora oggi in quella che è la sua vita, professionale, ma anche privata?
Gianni era un genio, la sua personalità era forte e decisa ed era un designer degli anni Novanta. Non c’era internet, i social media e i grandi gruppi che invece ci sono oggi, quindi è inevitabile che la mia vita professionale e privata sia cambiata, soprattutto in termini di velocità. A non cambiare invece è l’importanza di essere convinti di ciò che si fa, bisogna sempre crederci davvero.
Lei e suo fratello avete creato il mondo delle top model. Prima di voi non esistevano. È stato uno dei segreti del grande successo della maison?
Gianni fu il primo a capire quanto la celebrità potesse essere influente, non solo nel mondo della moda, proprio grazie a Lady Diana e a tutte le sue opere di bene.
Ci sono giovani generazioni che si affacciano al mondo della moda, in un periodo non facile: ha consigli da dare?
“Passione”, “sacrificio”, “energia” e “dedizione”. Fissate un obiettivo e fate tutto il possibile per raggiungerlo. È necessario lottare! Un’arma di cui non potrete fare a meno è “la conoscenza” e vi assicuro che per essere sempre informati non potete permettervi di smettere di studiare.
Siate curiosi.
Guardate oltre, il passato è importante e ha costruito il nostro presente ma per scrivere il futuro non si può guardare solo indietro. Fate cose irripetibili.”
La scorsa settimana ho sentito per altre questioni suo fratello, Santo. L’impressione che si ha dei Versace è quella di una famiglia robusta, sotto tutti i punti di vista. Una sana armonia che dalla casa si trasferisce nella professione: è stato facile?
Non è sempre stato semplice. L’azienda è in crescita, ha raggiunto delle dimensioni che non possono essere paragonate a quelle di una famiglia ma sono felice che lo spirito negli uffici sia rimasto simile a quello familiare. Quello che eravamo quando abbiamo iniziato, almeno nello spirito. Penso che anche questo sia un esempio di imprenditoria.
Non la vorrei far parlare di politica.
Ma va?!
Però un gioco possiamo farlo? Chi butta dalla torre Renzi o Beppe Grillo. E tra Salvini e Berlusconi?
Se la torre si affaccia sul mare allora Beppe Grillo e Salvini: sono certa siano dei bravissimi nuotatori!
Quando si parla di uscita dalla crisi ci si affida sempre al lusso. Voi che lavorate nel lusso da sempre c’è un mercato inesplorato o è saturo?
Ci sono sempre mercati da esplorare, l’Africa ne è un recente esempio. In continua crescita, anche nella moda. Sono gli orizzonti che possono cambiare, non il modo di lavorare. Se la strada è quella giusta arriva. Noi siamo partiti da una piccola città, dal sud, abbiamo portato il marchio in ogni angolo del mondo. Se cambiano forme e obiettivi, tutto continua a essere realizzabile.
Lei è una donna che tra le doti ha anche quella della curiosità: c’è qualcosa di inesplorato, che le manca per scrivere un pezzo della sua autobiografia?
Sono decisamente curiosa di tutto quindi potrò scrivere la mia autobiografia solo un attimo prima di morire.