Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 11 Martedì calendario

Il giallo di Ilaria, trovata morta a 17 anni su una spiaggia di Messina. Era con una coppia di amici che, dopo aver chiamato l’ambulanza, si è dileguata. Sul corpo della ragazza nessuna ferita, nessuna violenza. Solo l’autopsia potrà dire se ha avuto un malore o se si tratta di droga. Ritratto di una giovane ragazza tra sogni (infranti), amori (qualche volta delusi) e quei mille dubbi che attanagliano l’adolescenza

Quando all’alba ha trovato il letto vuoto nella cameretta della figlia, ha avvertito un tuffo al cuore. Ma quando alla radio ha sentito che, nella notte, sul lungomare di Messina, era morta «una ragazza ancora non identificata» la notizia è esplosa come un boato per la mamma di Ilaria Boemi e non le ha spaccato il cuore solo perché il medico legale indicava «una età di circa 25 anni». No, non poteva essere la sua bambina di 17 anni. Estrema autodifesa. Infranta da una telefonata alla polizia per dire che comunque sua figlia a casa non c’era, dopo una serata passata fra amici nei bar e nei ritrovi di piazza Duomo. E mezz’ora dopo si è ritrovata all’obitorio per riconoscere quel corpo cercato nel letto di casa. 
Lo strazio di una madre è lo strazio di una Messina svegliata ieri mattina nell’angoscia di rivivere una tragedia simile a quelle di Riccione e Santa Cesarea Terme. Con gli zoom puntati sull’arenile del Ringo, una spiaggetta a due passi dall’imbarcadero dei traghetti per la Calabria, area non troppo degradata, almeno in quel tratto dove Ilaria deve essersi accasciata, vinta forse da qualche disastrosa miscela di alcool che non ha retto o che forse ha mischiato con qualcosa d’altro che ne ha provocato la morte improvvisa. 
Di certo c’è solo che Ilaria si è sentita male mentre era con almeno due amici, un ragazzo e una ragazza, e che proprio loro, trafelati e terrorizzati, all’una di notte hanno agitato le mani sul vialone che porta al centro per bloccare un ciclista di passaggio e chiedergli di chiamare con il telefonino un’ambulanza. Richiesta seguita dall’immediato dileguarsi di questi due testimoni. Una fuga dalla scena dell’evento che tinge di giallo la morte di Ilaria. Forse per la paura di dovere rivelare qualcosa di compromettente alla polizia, ovvero di dovere spiegare ai rispettivi genitori quanto preferiscono celare. 
Solo ipotesi per il capo della Mobile Giuseppe Anzalone che s’aggrappa agli esami del medico legale restando in attesa dei risultati di una autopsia con tempi lenti rispetto al bisogno di capire cosa è successo l’altra notte. Per il momento non sono stati trovati sul corpo della ragazza segni di violenza o ferite; niente che possa essere legato all’improvviso decesso della giovane. 
Ascoltati i genitori nella loro casa popolare di Messina Centro e ascoltati diversi amici della ragazza, Anzalone e i suoi uomini hanno dato fino a notte la caccia ai due protagonisti senza volto, intravisti da lontano solo da un pescatore che s’è accorto di loro e ha ricostruito l’ultimo tratto dell’ultima passeggiata dei tre giovani. 
«L’essere andati via all’arrivo della nostra prima volante ci insospettisce – dice Anzalone – perché se la ragazza avesse avuto un semplice malore non ci sarebbe stata ragione per la fuga». Spiegazioni? «Non ci sono segni di buchi sulle braccia della ragazza, ma potrebbe aver assunto qualche droga o altre sostanze per via orale. Bisogna vagliare tutte le ipotesi...». 
È quanto sta facendo in sintonia con il sostituto Stefania La Rosa ascoltando decine di giovani che forse aiuteranno gli inquirenti a capire cosa sia realmente accaduto, ma forse non potranno aiutare quella madre addolorata e il padre, cardiopatico, travolti da una valanga di perché senza risposte.

*****

 Forse quei capelli rasati sopra le orecchie, i suoi tre piercing e la perlina conficcata sulla lingua, possono fare pensare a una personalità complessa, a una irrequietezza comune a tanti giovani, ma bisogna leggere il verso di una canzone ossessivamente amata e richiamata sul suo profilo Facebook per capire quanto travaglio intimo accompagnasse Ilaria, un’esistenza chiusa ad appena 17 anni su una spiaggia dove aleggia spettrale quel ritornello: «Siamo nati per morire con un urlo dentro che nessuno può sentire». 
Un verso firmato Mostro. Tessera di un mosaico intitolato «Nave fantasma». Un po’ come la vita di questa ragazza che in centro a Messina, fra i ritrovi vicino al Duomo, tutti conoscevano e non tutti frequentavano. Si va per gruppi separati, per diffidenze incrociate, per piccoli mondi capaci di convivere contigui senza mai costruire rapporti. E così, anche domenica sera, Ilaria col suo giro, con i suoi pochi amici, deve avere bevuto qualche bicchiere prima della passeggiata fatale verso la spiaggia del Ringo, un paio di chilometri, oltre la Fiera, oltre l’imbarcadero, verso la sua fine. 
Abbondano le citazioni «nere» sui messaggi lanciati verso i suoi 1.247 virtuali amici di Facebook dove il 21 aprile scrisse di essere «fidanzata ufficialmente», senza diradare un’ombra cupa: «Il buio è più denso ed io non riesco a trovarci un senso». E ancora: «Se ti fidi delle persone finisce che ti spari un colpo in testa, avrei realizzato il mio sogno se fosse stato fare una vita di m...». Il tutto annegato fra gli elogi di Lady Gaga, Solar Sonika, Fabri Fibra, Rancore & dj Myke. 
Commovente adesso lo sfogo della sorella più grande che le chiede scusa per non averla protetta, «per non averti saputo guidare nel cammino della vita...». Emozioni e rimorsi che campeggiano nella casa di Ilaria, vicina a uno dei vialoni che portano in centro, strada obbligata per raggiungere la sera gli amici. Tanti conosciuti all’istituto d’arte Basile dove Ilaria Boemi ha frequentato i primi due anni, dopo le scuole medie. 
L’interesse per pittura e scultura, ma soprattutto l’arte del ritratto e la fotografia erano passioni appena sbocciate. Coltivate a corrente alternata. Come tutto ciò di cui si innamorava e che nel giro di poco tempo sembrava deluderla. Come inseguendo sogni che le sfumavano davanti. Così decise l’anno scorso di cambiare indirizzo, ritrovandosi all’istituto Anton Maria Iaci, il tecnico commerciale dove aveva costruito nuovi rapporti e dove oggi, nonostante le vacanze, alcuni suoi compagni si ritroveranno con gli insegnanti per una preghiera, per un ricordo. 
Attraversava ogni giorno i problemi del suo pianeta, sfiorando quelli dei mondi attigui, come capita nella bolgia serale attorno al Duomo dove compaiono spacciatori e ragazzi disposti a trasformarsi in pusher. Ma è forse questo mondo contraddittorio in cui i sogni si miscelano con una realtà spinosa ad alimentare l’irrequietezza che finiva per segnare Ilaria. Senza che nessuno avrebbe mai potuto immaginare un epilogo tanto drammatico.