Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 05 Mercoledì calendario

Cambio di guida alla Uber. Benedetta Arese Lucini lascia il posto a Carlo Tursi, finora capo della divisione romana. Una decisione maturata pochi giorni dopo le proteste di alcuni tassisti per una cena che, il 23 luglio, la Arese Lucini ha tenuto con alcuni parlamentari

C’è il cambio alla guida di Uber in Italia. Ma restano i problemi. Al posto della general manager Benedetta Arese Lucini, fino a due giorni fa a capo della divisione italiana della società che permette a chi ha bisogno di un passaggio di mettersi in contatto con chi è in grado di offrirlo, entrerà Carlo Tursi, finora a capo di Uber Roma. Una decisione maturata pochi giorni dopo le proteste di alcuni tassisti per una cena che, il 23 luglio, la Arese Lucini ha tenuto con alcuni parlamentari. Un incontro, secondo i sindacati, stranamente coincidente con la presentazione di alcuni emendamenti a favore di Uber al disegno di legge Concorrenza. Modifiche, sostengono, che “consentirebbero a Uber di non pagare i contributi Inps e Inail ai dipendenti”. Un modo, in verità, per riconoscere a Uber l’identità di mediatore digitale. La Uber che eredita Tursi è una società lontana dalla tranquillità. Nell’ultimo anno ci sono state multe, proteste e sentenze.
Milano. Il 26 maggio il Tribunale dispone il blocco di UberPop (la app che permette a chiunque di offrire passaggi a pagamento) su tutto il territorio nazionale. Accoglie il ricorso dei tassisti per concorrenza sleale. Organizzazioni sindacali e di categoria si schierano con i tassiti e Uber ha 15 giorni di tempo per adeguarsi all’inibitoria. Interviene anche il ministro dei Trasporti Graziano Delrio: “Il problema non si può risolvere nelle aule dei tribunali”, dice mentre l’Antitrust specifica che l’argomento non è di sua competenza e, pochi giorni dopo, l’autorità dei trasporti, in una segnalazione al governo e al Parlamento, sostiene la necessità di “dare un adeguato livello di regolazione” al capitolo Uber. È il 10 giugno, però, quando il tribunale di Milano respinge la richiesta di sospensione del blocco e un mese dopo anche il reclamo nel merito. Tre decisioni contro Uber in soli tre mesi. E la motivazione resta quella della concorrenza sleale.
Torino.Nei prossimi mesi, Tursi dovrà affrontare una decisione della Corte Costituzionale sulla cosiddetta legge anti-Uber. A inizio luglio, il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato una norma che non permette sul territorio regionale la circolazione di mezzi a chiamata e a pagamento, se non autorizzati. Tuttavia, nei giorni scorsi la legge è stata impugnata dalla Cassazione, su iniziativa del governo, per una presunta forzatura nell’ambito delle competenze tra Stato e Regione. Ne erano consapevoli. La giustificazione? Intervenire in fretta, tra proteste e aggressioni, per colmare un vuoto normativo.
Genova.Prima della sospensione nazionale, la lotta agli autisti Uberpop era andata avanti a colpi di multe. La prima, da 1.700 euro, circa un anno fa, a settembre 2014. Misure quasi sempre annullate dai tribunali. E le motivazioni delle sentenze dei giudici erano sempre le stesse: non esisteva una norma che dichiarasse illegale il servizio offerto da Uber. E non esiste ancora.
Parlamento.Alcuni emendamenti del Pd al ddl Concorrenza propongono l’introduzione di una terza categoria oltre ai tassisti e Ncc (autisti non professionali) che potrebbero prestare servizio pubblico non di linea per mille ore all’anno. E che riconoscerebbe a UberPop solo l’attività di intermediazione. A opporsi, in questo caso, non solo i tassisti ma anche il M5S. “Gli unici emendamenti che avrebbero davvero aiutato gli utenti, quelli sul car pooling (condivisione delle spese ndr) – spiegano i deputati grillini in commissione trasporti – sono stati dichiarati inammissibili”. In favore di una multinazionale.
Corte Ue.La società non uscirà in fretta da questo stallo. Due settimane fa un giudice spagnolo ha chiesto alla Corte di giustizia europea di definire se Uber sia un servizio di trasporto oppure un fornitore di servizi digitali. E se la Corte dovesse optare per la seconda ipotesi, cadrebbe la motivazione della concorrenza sleale. La sentenza, però, non dovrebbe arrivare prima dell’autunno 2016. Almeno per un anno, non sarà l’Europa a salvare Uber in Italia. E non salverà neanche il nuovo general manager.