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 2015  agosto 05 Mercoledì calendario

Islam piglia tutto. A Milano, all’asta per l’assegnazione di tre aree per la costruzione di Moschee, le associazioni del Caim offrono fino al 200 per cento in più rispetto a prezzi proposti dal Comune. E per la costruzione possono contare sull’aiuto di Qatar, Kuwait e Turchia

herchez l’argent! Hanno un sacco di soldi gli islamici d’Italia. A Milano, all’asta comunale per l’assegnazione di tre aree per la costruzione di altrettanti luoghi di culto, hanno fatto l’en plein. Anche se si dovranno accontentare di due. Era già tutto previsto. Sono come quei concorsi confezionati su misura per assicurarsi la vittoria di un candidato prescelto. Il trucco, o se preferite l’arma vincente, sono i soldi.
Per aggiudicarsi l’area più ambita, quella del Palasharp, l’Associazione islamica di Milano, aderente al Caim (Coordinamento associazioni islamiche di Milano e Monza Brianza), ha offerto il 200% in più rispetto al prezzo proposto dal Comune, 30.000 euro anziché 10.000 euro. Ma anche il contendente, l’Istituto culturale islamico di viale Jenner, aveva avanzato un rialzo dell’80%, pari a 18.000 euro.
La seconda moschea che sorgerà nell’area in via Esterle, in zona Loreto, è stata aggiudicata a un’altra sigla aderente al Caim, l’Associazione culturale del Bangladesh, che ha offerto al Comune un rialzo del 50% su 25.000 euro, pari a 37.500 euro all’anno di canone.
Milano avrebbe avuto anche una nuova terza moschea nell’area di via Marignano (San Donato-Rogoredo), dove si è piazzato in prima posizione il Centro islamico di Milano e Lombardia, che corrisponde alla moschea di Segrate, guidata dall’imam Ali Abu Shwaima, che ha offerto un rialzo del 102% pari a circa 15.000 euro l’anno. Ma sarà costretto a rinunciare perché il regolamento non consente che una singola religione possa avere più di due luoghi di culto.
Aumentare le offerte del 50, 80, 102 e 200 per cento, significa avere tanti soldi. Ma questo è nulla. I soldi veri dovranno ancora arrivare. Per la costruzione della moschea nell’area dell’ex Palasharp, il cui progetto è stato affidato all’architetto Italo Rota, si stima che serviranno più di 10 milioni di euro. Chi pagherà? Il Qatar, il Kuwait e la Turchia. Ma soprattutto il Qatar, il principale finanziatore dei Fratelli musulmani, alla cui ideologia aderisce l’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia) e che trova aderenze nel Caim. Lo scorso febbraio il Fondo sovrano del Qatar ha investito due miliardi di euro per comprarsi i grattacieli di Porta Nuova a Milano. Poco dopo il ministro dell’Interno Alfano ha riesumato una sorta di Consulta per l’islam d’Italia invitando in gran parte esponenti dell’Ucoii. Il Qatar ha a cuore soprattutto la Sicilia, dove ha annunciato investimenti per circa 4.250.000 euro, per costruire sette moschee a Mazara del Vallo, Palermo, Modica, Barcellona, Donnalucata, Scicli e Vittoria. Ha finanziato la costruzione della moschea di Ravenna, la seconda più grande d’Italia, così come ha partecipato con il Monte dei Paschi alla costruzione della terza moschea d’Italia a Colle Val d’Elsa. Tutte gestite dall’Ucoii. Dovremmo essere più che preoccupati. Ma in Italia non si può dire. Ebbene, io già nel 2005 sul moderatissimo Corriere della Sera scrissi: «Basta moschee!». Quand’è che capiremo che le moschee sono il principale strumento dell’islamizzazione e della nostra sottomissione all’islam?