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 2015  agosto 05 Mercoledì calendario

La Pellegrini conquista il posto delle regine. Per l’ultimo 200 stile libero mondiale della sua vita, nel giorno del 27° compleanno, la più grande nuotatrice italiana partirà dalla corsia 4. Lei sa che il primo tempo in semifinale non ipoteca niente e oltretutto, ha scherzato, la obbligherà a «cambiarsi in fretta perché da prima si entra in vasca per ultima»

 Federica in pole, corsia quattro, il posto delle regine. Per l’ultimo 200 stile libero mondiale della sua vita, nel giorno del 27° compleanno, la più grande nuotatrice italiana della storia ha, come sempre, scelto di non nascondersi: il primo tempo in semifinale non ipoteca niente, è chiaro, e oltretutto, ha scherzato lei, la obbligherà a «cambiarsi in fretta perché da prima si entra in vasca per ultima». È però un messaggio pesante a tutte le giovani piranha che aspirano a batterla: io ci sono, e anche stavolta dovrete fare i conti con me.
Dopo una batteria mattutina da 1’57”34 (settimo tempo) in cui l’unico problema è stato il costume che ha imbarcato acqua, la semifinale è stata una faccenda più complessa. «Ho tirato abbastanza perché pensavo che la seconda semifinale fosse più veloce di quanto è stata poi. E sinceramente non mi immaginavo di fare il primo tempo». Si immaginava invece questo equilibrio, lo ripete da settimane che sarà una battaglia: tra lei e l’ottava McKeon ci sono solo 72 centesimi e, soprattutto, Katie Ledecky sesta è un abbaglio, perché ieri pomeriggio aveva nuotato mezz’ora prima nei 1.500 prendendosi, en passant, oro e ennesimo record del mondo. Un mostro. Più che il suo 1’56”76 di semifinale, allora, dà da pensare l’1’55”82 del mattino, che insieme al clamoroso stato di forma mostrato fin qui, fa della ragazza del Maryland la favorita di oggi. Federica, che a luglio ha segnato 1’55”, il suo migliore di sempre con il costume in tessuto, concorda: «Sarà una lotta all’ultimo sangue, ma la Ledecky ieri aveva i 1.500… In finale sarà più facile per lei, ha una marcia in più».
Tutto questo però figurarsi se spaventa Federica, la più titolata di tutte, non a caso in corsa per diventare il primo nuotatore, maschio o femmina, a prendere sei podi mondiali di fila nella stessa gara. Qui potrebbero riuscirci anche Lochte e Hackett, ma intanto la prima può essere lei. «Farò pesare l’esperienza dei miei 27 anni». Un vantaggio tecnico, se non emotivo, sulla via del podio. «L’emozione purtroppo è sempre la solita, sempre tanta. Con l’età da questo punto di vista non sono migliorata…». Però almeno sa bene che cosa servirà oggi quando salirà su quel blocco: «Testa, cuore, anima, forza, e magari una spinta dal cielo…».
E Paltrinieri? Lui starà in corsia 5 ma è piaciuto e si è piaciuto molto. «La forma mi sembra buona, proprio quella che mi aspettavo», ha raccontato in pieno relax dopo avere stampato in mattinata il secondo tempo negli 800 sl. Il 7’45”15 è il suo quarto tempo in carriera, a 17 centesimi da quello che gli ha dato l’oro europeo l’anno scorso. Ma il segnale ancora più importante è la scioltezza con cui ha nuotato la batteria. Chiaro davanti a sé il tempo che occorreva per passare, Greg si è tarato su 58”5/58”8 di passo e ha chiuso comodo dietro l’americano Jaeger: «Non ho tirato e non ho neanche spinto l’ultimo cento perché non serviva».
Sui blocchi in finale «siamo più o meno sempre i soliti», e tra i meno c’è Ryan Cochrane, bronzo nel 2013 e bronzo domenica nei 400 sl. Il canadese ha valutato molto male la situazione, si è fermato a 7’50” ed è rimasto clamorosamente fuori. Uno in meno, ma c’è poco da consolarsi. Tra quelli dentro, ci sono sempre l’amico australiano di Greg, Mack Horton, suo compagno di allenamento a Melbourne lo scorso autunno, che però sembra plafonato dov’è, e ovviamente Sun Yang: oro domenica nei 400 sl, ieri nei 200 il cinese è finito 2° dietro Guy fallendo già la missione poker nello stile libero. Se ne farà una ragione? Di certo, profetizza Greg, «il ritmo si alzerà», e probabilmente la zona oro sarà intorno 7’41”/7’42”. Per il nostro – che ha un personale di 7’43”01 – vorrebbe dire battere il record europeo di Gabriele Detti, l’amico italiano, assente qui per problemi fisici. Chissà che cosa sarebbe stata questa gara con due azzurri da podio, ma accontentiamoci. Anche questa finale è già un bell’enigma così. Sarà Greg un solutore più che abile?