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 2015  agosto 05 Mercoledì calendario

Hariclea Darclée, la prima Tosca. E la Romania che ha il culto delle sue glorie, la ricorda a Braila con un concorso di canto intitolato alla diva

Perdiderint cum me duo crimina, carmen et error;/ alterius facti culpa silenda mihi. «Due crimini insieme mi persero, un carme e il traviamento: e la colpa del secondo debbo tacere». Così Ovidio (Tristia, lib. II) si dispera da Tomi: relegato da Augusto sul Mar Nero in quella porzione della Scizia che oggi è Romania vi morì mai perdonato dopo dieci anni. La Romania da Ovidio vuol ripetere le origini poetiche e culturali; uno dei grandi romanzieri del Novecento, Vintila Horia, pubblicò nel 1960 in francese la meravigliosa narrazione Dieu est né en exil alla relegazione del Poeta dedicata.
Un porto, ma fluviale, sul Danubio, è anche Braila, meno antica di Tomi, che oggi si chiama Costanza, e da lei poco distante. Ivi nel 1860 nacque Hariclea Darclée, nome d’arte di Hariclea Haricli, scomparsa a Bucarest nel 1939 dopo essersi ritirata dalle scene nel 1918. Ella studiò il canto dapprima nel suo Paese indi a Parigi col Faure; e le sue qualità furono tali da farla debuttare né in provincia, né in un piccolo teatro ma nella Salle Garnier dell’ Opéra come Margherita nel Faust di Gounod. Già nel 1890 approdò alla Scala col Cid di Massenet: e in questo teatro due anni dopo tenne a battesimo quale protagonista la Wally di Alfredo Catalani, la migliore Opera di questo fragile talento lucchese ammirato da Toscanini (che all’altro lucchese Puccini anteponeva nel suo amore Catalani) e da Mahler. Ma al Costanzi, quello che sarebbe divenuto il Reale dell’Opera quando il soprano napoletano Emma Carelli ne cedette finalmente la gestione nel 1926, Hariclea fu la protagonista di due «prime» assolute ben altrimenti importanti, l’ Iris di Mascagni (1898) e, nel 1900, l’Opera «romana» per eccellenza, Tosca di Puccini. Soprano drammatico di agilità (oggi vediamo in Tosca sovente dei sopranini lirici...), la Darclée interpretò anche il repertorio leggero: in particolare Adina dell’Elisir d’amore e Norina nel Don Pasquale di Donizetti.
Le voci d’enciclopedia che le sono dedicate ignorano ch’ella, per questo secondo ruolo, scritturò quale direttore in una tournée un ventitreenne che sarebbe divenuto (e forse già lo era) il sommo direttore d’orchestra del Novecento. Leggiamo una lettera di Gino Marinuzzi al padre del 15 giugno 1905: «(...) Oggi ho provato con la Darclée, simpatica donna, alla quale fanno una réclame sbalorditoria…. È eccellente cantante, ha i difetti delle dive (...). L’impresaria nostra in fondo è lei. È una donnetta pingue, belloccia (...). Ha una bella voce, fenomenale nell’estensione, dal sol grave del contralto al sol acutissimo del flauto. Ti assicuro che sarà uno splendido Don Pasquale». E il 18: «La Darclée dopo la première si è rivelata ottima compagna. Ha provato quanto ho voluto e ha smesso ogni posa di diva. Ti assicuro, è tanto buona». Più che buona, generosa e di grande carattere. La tournée giunse a Modena: l’orchestra era scadentissima. Alla «prima», quando s’accorse che la Sinfonia veniva «barbaramente assassinata», Marinuzzi si ritirò nel camerino e scoppiò in lacrime. Hariclea accorre. «La principessa mi ha persino abbracciato. Mi fecero ingurgitare fior d’arancio, aranciata, soda e champagne».
La Romania, a differenza del nostro Paese, ha il culto delle sue glorie: l’osservai poco tempo fa rievocando su queste pagine nei sessant’anni dalla scomparsa George Enescu, che ancora non si è capito essere uno dei supremi compositori del Novecento. Così a Braila dal 1995 ha sede in estate il Concorso di canto intitolato alla Darclée, diventato attualmente uno dei più importanti al mondo: quest’anno è incominciato il 28 luglio e avrà termine il 9 agosto: si debbono esaminare 184 concorrenti. Il tutto si deve a un’altra stella del canto la quale, per intelligenza e generosità, è almeno degna di Hariclea, Mariana Nicolesco, nata nel 1948, il soprano di scuola italiana e romana ch’è stata interprete impareggiabile fra l’altro (si è dedicata anche alla musica contemporanea d’avanguardia) di Elettra nell’ Idomeneo di Mozart, della Beatrice di Tenda di Bellini, della Maria di Rohan di Donizetti e della Traviata : la sua Violetta nell’edizione del 1976 del Maggio Musicale Fiorentino, meravigliosamente diretta da Thomas Schippers, è di quelle imperiture per pulizia vocale, omogeneità timbrica e tecnica lungo tutta la gamma, delicatezza psicologica e interpretativa. La presidentessa del Concorso Darclée è anche ambasciatrice culturale dell’Unesco; e il suo consorte, il grande storico dell’arte Radu Varia, ha scritto il libro fondamentale su un’altra gloria del suo paese, Constantin Brancusi, il gigante della scultura morto a Parigi nel 1957.