Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 05 Mercoledì calendario

Ieri le banche greche sono crollate del 30% in Borsa. Tra breve quattro banche con attività per decine di miliardi varranno in Borsa un pugno di euro. E grazie alle regole europee, il sistema finanziario greco resterà paralizzato più a lungo e l’economia crollerà ancora di più. E poi lo chiamano «salvataggio»

Ha l’aria di un sintomo dell’impraticabilità di certe regole europee: ancora una volta ieri le banche greche sono crollate del 30% in Borsa. Era il secondo giorno di scambi dopo la lunga chiusura, e gli istituti si sono mossi controcorrente rispetto al resto del mercato. Sarebbero crollati di più se non fossero scattati dei blocchi per eccesso di ribasso, ma di certo nei prossimi giorni altri tracolli seguiranno. Il motivo è semplice: gli azionisti delle banche greche conoscono la normativa europea. Questa stabilisce che gli azionisti, gli obbligazionisti e i depositanti di istituti oggetto di un aiuto pubblico siano «coinvolti» nei salvataggi. In altri termini, devono subire perdite in modo da alleggerire gli oneri della banca e così ridurre al minimo la necessità di intervento del contribuente per sostenerla. È in questa regola che l’intransigenza della Germania, che l’ha voluta, si sposa con quella delle forze anti-sistema in rivolta contro l’uso del denaro pubblico per «salvare i banchieri»: gli opposti si toccano, Wolfgang Schäuble e movimenti come Podemos, e in mezzo la Grecia subisce. Ciò che sta accadendo infatti è chiaro: poiché sanno che verranno «coinvolti» (leggi: azzerati) con la ricapitalizzazione ad opera del fondo salvataggi europeo, gli azionisti delle banche greche vogliono vendere prima possibile e fuggire. Tra breve quattro banche con attività per decine di miliardi varranno in Borsa un pugno di euro. E poiché proprio tutti vorrebbero sparire prima dell’intervento pubblico, depositanti inclusi, l’unico modo per obbligarli a restare sarà mantenere soffocanti vincoli sui movimenti dei loro capitali fino a quando scatterà la tagliola: in gennaio. Grazie anche alle regole europee, il sistema finanziario greco resterà così paralizzato più a lungo e l’economia crollerà ancora di più. Lo chiamano «salvataggio».