Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 05 Mercoledì calendario

Il raddoppio di Suez e il trionfo di al-Sisi. Il canale artificiale che permette la navigazione diretta dal Mediterraneo all’Oceano Indiano si arricchisce di 72 chilometri di acqua. È il successo con cui il leader egiziano si ripresenta al mondo e promette di allargare anche l’economia nazionale e di redistribuire i proventi

La strada scende verso il Canale e l’odore del petrolio sale. Sono le esalazioni delle raffinerie che da decenni arricchiscono il regime. I soldi a Suez riempiono l’aria e le casse dello Stato, ben poco le tasche degli operai trapiantati qui dalla miseria dei villaggi. Quattro anni fa mentre i rivoltosi al Cairo assaltavano i simboli del governo, in questa città la rabbia aggrediva i palazzi del denaro: le banche e l’acciaieria di Ahmed Ezz, il magnate amico di Gamal Mubarak, il figlio minore del faraone Hosni deposto dai diciotto giorni di rivoluzione.
Adesso un altro generale diventato presidente prova a mantenere quello che anche i predecessori avevano promesso fin da quando Gamal Abdel Nasser proclamò da un balcone ad Alessandria la nazionalizzazione del canale di Suez, una sera di luglio del 1956: «Centoventimila egiziani sono morti per scavarlo senza essere mai pagati. Oggi ritorna all’Egitto perché era stato costruito per dare benefici al nostro Paese e non per diventare uno strumento degli sfruttatori stranieri francesi e britannici».
Abdel Fattah al Sisi ha allargato il canale e garantisce di allargare l’economia nazionale, ridistribuire la ricchezza: i proventi dal transito di mercantili e petroliere dovrebbero crescere dai 5,3 miliardi di dollari previsti per quest’anno a 13,2 nel 2023. Mohab Mamish, alla guida della società che gestisce il canale, parla di un milione di posti di lavoro creati nella regione in quindici anni. Ne hanno bisogno gli egiziani disoccupati (il 40 per cento dei giovani è senza un impiego) e ne ha bisogno Sisi per rafforzare la popolarità in discesa.
I 72 chilometri di acqua navigabile in più (258 milioni di metri cubi di deserto rimossi, costo quasi 8 miliardi di euro) sono stati realizzati in un anno invece dei tre previsti. Eppure il giornale economico Al Bursa titola un’inchiesta sulle riforme: «Perché il governo si muove alla velocità di una tartaruga?». Il quotidiano Al Watan elenca gli intralci alla nascita del «nuovo Egitto» annunciata dal presidente e sono ancora le piaghe dell’era Mubarak: l’oligarchia militare e politica, la corruzione, il nepotismo, gli abusi della polizia.
È la prima volta da quando Sisi è stato eletto nel maggio dell’anno scorso che qualche giornalista tra i più temerari – il governo minaccia chi non segue la linea ufficiale – invoca il voto anticipato perché «il presidente ha accresciuto l’instabilità».
Così la cerimonia d’inaugurazione serve al leader egiziano per dimostrare di essere il vero erede di Nasser e di voler distaccarsi dal periodo di Mubarak. I mosaici di piastrelle – disseminati al Cairo – che celebrano la via artificiale tra il Mar Rosso e il Mediterraneo affiancano Sisi ai predecessori ma cancellano l’esistenza, almeno in immagine, di Hosni. «Gli egiziani sono ancora disposti a fare sacrifici nella speranza di un futuro migliore – scrive Jack Khoury sul quotidiano israeliano Haaretz – e stanno concedendo tempo al presidente. Sisi sa che solo mantenendo le promesse potrà essere innalzato sullo stesso piedistallo di Nasser».
Anche il colonnello che comandò la rivoluzione degli ufficiali contro re Faruq puntò su progetti patriottici imponenti, nazionalizzò il canale per accumulare il miliardo di dollari necessario a innalzare la diga di Assuan sul Nilo. Sisi annuncia la costruzione di una nuova capitale e un piano di rilancio economico del Sinai. Come Nasser deve combattere l’opposizione dei Fratelli Musulmani. Il movimento è in rivolta da quando Mohammed Morsi, primo presidente eletto nel dopo Mubarak, è stato deposto dai militari. Gli islamisti avrebbero stretto un’alleanza con i gruppi di estremisti che dominano e terrorizzano la penisola di sabbia.
Le celebrazioni di domani diventano una prova di prestigio e di forza: Sisi ha schierato 10 mila poliziotti e le forze speciali dell’esercito per mostrare agli egiziani e al mondo di poter garantire l’ordine e la sicurezza. Ospite d’onore alla cerimonia sarà il presidente francese Hollande. I fuochi d’artificio – spera Sisi – saranno solo quelli offerti dai francesi che con Ferdinand de Lesseps aprirono il canale di Suez 146 anni fa.