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 2015  agosto 05 Mercoledì calendario

Ecco il nuovo vertice della Rai. Il Pd (spaccato) ha nominato Rita Borioni, Guelfo Guelfi e Franco Siddi disignati, per Forza Italia ci sono Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca, Area Popolare ha votato per Paolo Messa e il Movimento 5 Stelle, al suo esordio, ha voluto Carlo Freccero

Forse stasera, comunque entro domattina la Rai avrà il suo nuovo presidente. Il consiglio di amministrazione è quasi già pronto. Ieri la commissione parlamentare di Vigilanza ha votato (per la quarta volta dal 2004 con la legge Gasparri) sette membri su nove.
Tre espressi dal Pd: Rita Borioni (storica dell’arte, assistente parlamentare), Guelfo Guelfi (presidente del teatro Puccini di Firenze, stretto collaboratore di Matteo Renzi), Franco Siddi (ex segretario della Federazione nazionale della Stampa). Due per Forza Italia: Arturo Diaconale (direttore dell’«Opinione delle Libertà») e Giancarlo Mazzuca (direttore de «Il Giorno», ex deputato del Popolo della Libertà). Il Movimento 5 Stelle (con Sel) ha votato per Carlo Freccero, pluridirettore di reti Rai, Mediaset e France 2-France 3. È l’esordio del movimento di Grillo nel cda Rai. Infine Paolo Messa, editore e comunicatore politico (a lungo capo ufficio stampa dell’Udc) indicato da Area Popolare.
Il Pd, votando, si è spaccato: due esponenti della minoranza, i senatori Michele Gotor e Federico Fornaro, hanno votato per l’ex direttore de Il Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli (che aveva comunque già manifestato la sua indisponibilità nei giorni scorsi). Durissime le polemiche. Gotor ha parlato di un «veto sbagliato della maggioranza, che ci amareggia». Replica di Matteo Orfini: «La minoranza è abituata ad esercitare veti…». Molto critico Massimo Mucchetti, Pd, presidente della commissione Industria del Senato: «Il curriculum di de Bortoli è certamente più robusto degli altri consiglieri, fatta eccezione per Freccero. Dov’è la meritocrazia?».
Sparite, in area pd, tante altre candidature legate alla cultura televisiva e alla storia della Rai: Giovanni Minoli, Stefano Balassone, Nino Rizzo Nervo, Massimo Bray, Andrea Purgatori. E la spaccatura del Pd, anche su questo punto, si ritrova nelle opposte dichiarazioni: «Il cda Rai mi pare complessivamente di ottimo livello. Siddi, Freccero e Diaconale li conosco bene e li stimo molto», dice Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera». Invece Alfredo D’Attorre, della minoranza del Pd, parla di «lottizzazione imbarazzante» e accusa: «Altro che i partiti fuori dalla Rai, Renzi e Orfini hanno organizzato un’invasione di correnti e sottocorrenti, di fronte alla quale impallidisce il vecchio manuale Cencelli». Al contrario molto soddisfatta Forza Italia che con cinque membri in Vigilanza ha ottenuto due posti nel cda mentre il Pd, spaccandosi, ne ha ottenuti tre con sedici posti in Commissione.
Ad attaccare frontalmente Matteo Renzi ci pensa Roberto Fico, Movimento 5 Stelle, presidente della Vigilanza: «Il presidente del Consiglio si comporta da emerito buffone, dice una cosa e ne fa un’altra. Nel momento in cui sostieni che vuoi una Rai indipendente, non costringi i tuoi parlamentari a votare tutte persone all’interno del partito, solo assistenti parlamentari, spin doctor, amici di famiglia, con queste nomine è iniziata la campagna elettorale, per blindare la tv pubblica con future nomine di canali e di testate».
Ora si apre la partita della presidenza (Antonella Mansi, Marcello Sorgi, Piero Ostellino?). Oggi il governo comunicherà il nome del candidato presidente e del consigliere espresso dal ministero dell’Economia. Matteo Renzi dal Giappone assicura che «saranno professionisti di alto profilo, di grande competenza e indipendenza». Il cda Rai si riunirà, voterà il presidente che dovrà essere ri-votato dalla commissione di Vigilanza con una maggioranza di due terzi. Maurizio Gasparri, Forza Italia, suggerisce «a tutti un po’ di equilibrio e di riflettere sui numeri, ci sarà pure un Paolo Garimberti “moderato”…». Scontata sembra invece la nomina di Antonio Campo Dall’Orto alla direzione generale.