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 2015  luglio 31 Venerdì calendario

Akhtar Mansour è il nuovo capo dei talebani, il successore del mullah Omar. Ora dovrà contrastare l’avanzata dello Stato islamico e seguire i complicati colloqui di pace con Kabul

Un’elezione nel nome della continuità ma non sarà facile il compito per Akhtar Mansour, nominato dal consiglio direttivo dei talebani successore del defunto Mullah Omar. La cui morte ieri è stata ufficializzata anche dai suoi familiari e dal suo movimento che però sostengono che il loro capo sia morto «di malattia in Afghanistan e non in Pakistan» come sostenuto mercoledì scorso dal governo e dall’intelligence afgani. Mansour, già vice di Omar dal 2010 in seguito all’arresto del Mullah Baradar, e ministro dell’Aviazione durante l’Emirato talebano in Afghanistan (1996-2001) è anche lui favorevole al dialogo con il governo afgano ma non ha certo le carte in regola per compattare tutto il movimento intorno a lui. La sua nomina, hanno fatto sapere fonti talebane, è maturata dopo un dibattito molto acceso ed è stata osteggiata da molte figure di rilievo del movimento. Tra queste il comandante militare dei talebani, Mullah Qaum Zakir e Tayeb Agha, ex portavoce del mullah Omar e responsabile dell’ufficio politico in Qatar. Questi ultimi spingevano per la nomina a nuovo capo dei movimento talebano del figlio del Mullah Omar, il ventiseienne Mullah Mohammad Yuqub.
Giudicato dai talebani-afgani come un candidato molto più vicino alle fazioni pachistane, Akhtar Mansour, 55 anni, pashtun originario della provincia di Kandahar, avrà come vice Siraj Haqqani, circa 45 ann figlio di un famosissimo mujahidin pashtun e leader militare, finora alla guida di un’omonima rete militare in Afghanistan.
TAGLIA SUL VICE
Sulla testa di Haqqani c’è una taglia da 10 milioni di dollari per la presunta partecipazione a un attacco contro un hotel di Kabul nel dicembre 2008 in cui morirono sei persone e per una serie di attacchi lungo il confine afgano-pakistano contro le forze internazionali. Per la prima volta il movimento talebano si trova a dover affrontare le sue sfide con un nuovo capo e presto si capirà se il binomio Mansour-Haqqani avrà credibilità e forza sufficienti per affrontare l’avanzata dello Stato islamico e i complicati colloqui di pace con Kabul il cui secondo round di negoziati – previsto per ieri e oggi a Islamabad – è stato posticipato per dare un minimo di tempo al nuovo vertice di confrontarsi con le fazioni contrarie al negoziato.
Ma ieri non è stata solo la giornata dell’annuncio del nuovo capo dei talebani. I familiari del Mullah Omar hanno voluto rendere omaggio al fondatore e per 19 anni leader del movimento integralista islamico, attraverso un messaggio in lingua pashtun pubblicato sul portale dell’Emirato islamico dell’Afghanistan.
L’ADDIO DELLA FAMIGLIA
Ridandone la figura, il messaggio sostiene che «fu un uomo che in una difficilissima situazione e in un ambiente ostile applicò la Sharia (legge coranica) islamica. Grazie ai suoi sforzi non solo il popolo dell’Afghanistan ma anche il resto del mondo assistette a uno Stato retto da una autentica Sharia». I familiari assicurano che «nonostante la presenza della coalizione guidata dagli Usa egli non abbandonò mai per 14 anni l’Afghanistan, neppure per un solo giorno. E non si trasferì in Pakistan o in qualunque altro Stato del mondo. Noi – si sottolinea – abbiamo le prove di questa sua continua presenza nel territorio afgano».