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 2015  luglio 31 Venerdì calendario

Leonardo da Vinci, un nuovo affare da 12 milioni di euro su terreni che sono di Benetton. L’aeroporto vuole raddoppiare in grandezza per ospitare 51 milioni di passeggeri entro il 2021. Al momento se ne contano circa 38 milioni l’anno: ma solo perché per fare mucchio sono stati concentrati su Fiumicino anche i voli low cost di Ciampino e le compagnie normali si sono parecchio arrabbiate dovendo subire servizi inevitabilmente più scadenti perché spartiti con vicini ingombranti. In primis Alitalia

Contro la malasorte Fiumicino andrebbe benedetto spesso, oppure sottoposto a riti propiziatori. L’hub internazionale di Roma è l’aeroporto che dal prossimo autunno dovrebbe reggere l’urto dei pellegrini del Giubileo di papa Francesco.
E che oltretutto si candida ad un contestatissimo raddoppio del valore di 12 miliardi, con una spianata di cemento su un milione di metri quadri a base di terminal, centri commerciali, alberghi, parcheggi in una zona di 1.300 ettari, la maggior parte dei quali, circa 700/800 di proprietà dei Benetton che, guarda un po’ le combinazioni, con Adr sono pure i concessionari dell’aeroporto. Quei terreni di Maccarese oggi sono meravigliosi per coltivarci carciofi e cavoli, ma non ci si può costruire neanche un capanno. Se dovessero ospitare davvero Fiumicino 2, lo Stato dovrebbe espropriarli versando ai Benetton circa 200 milioni di euro. E a quel punto i Benetton si sveglierebbero pure proprietari di un bendidio di terreni trasformati d’incanto da agricoli in edificabili con una moltiplicazione di valore.
Da un po’ di tempo a Fiumicino ne capitano di tutti i colori. Da ultimo l’incendio doloso della pineta di Focene, nella zona di quella Riserva del litorale di cui proprio in questi giorni sono stati trasmessi gli atti al ministero dell’Ambiente. Un’area grande e attigua a quella dove vorrebbero realizzare il porto commerciale con annessi 800 mila metri cubi di case, negozi e uffici. Il 7 maggio, invece, è andato a fuoco il terminal T3: un incendio devastante che ha messo a nudo la fragilità degli impianti dello scalo, in alcuni casi vecchi di mezzo secolo e mai più toccati causa carenza cronica di investimenti.
Una settimana dopo sono partiti i lavori per rifare la pista più importante, la 16 L che ha un vizio: costruita su un terreno acquitrinoso tende a sprofondare. A parte i costi che non sono uno scherzo, la manutenzione forzata impatta sulla sicurezza di atterraggi e decolli costringendo i controllori di volo a triplicare l’impegno. Nonostante i lavori in corso, i voli sono restati gli stessi e idem il cadenzamento tra un aereo e l’altro in atterraggio e in decollo. Il fatto è che Adr neanche prende in considerazione una diminuzione della capacità dell’aeroporto. Perché non vuol rinunciare agli incassi, ma soprattutto non vuole mettere a repentaglio il numero dei passeggeri. Per gli incassi il motivo è intuibile, per i passeggeri, invece, ci vuole una spiegazione.
L’agognato (dai Benetton) raddoppio dello scalo è legato proprio alla crescita dei passeggeri: il numero fatidico è 51 milioni di viaggiatori nel 2021. Solo una volta raggiunto quell’obiettivo il contratto di programma faticosamente concordato con lo Stato alla vigilia di Natale di 3 anni fa tramite l’Enac (Ente dell’aviazione civile) acconsente che si faccia Fiumicino 2. Con quel contratto i Benetton hanno già incamerato il rincaro delle tariffe (quasi 10 euro a passeggero) più 300 milioni di euro che dovevano servire per l’aeroporto di Viterbo che non si farà più.
Al momento i passeggeri in transito sono circa 38 milioni l’anno, lontani dai 51 desiderati e per di più raggiunti con un trucco: per fare mucchio sono stati concentrati su Fiumicino anche i voli low cost di Ciampino. Le compagnie normali si sono parecchio arrabbiate dovendo subire servizi inevitabilmente più scadenti perché spartiti con vicini ingombranti. Più di tutte si è stizzita Alitalia che ora paradossalmente minaccia addirittura di lasciare Roma se Fiumicino continua così.