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 2015  luglio 31 Venerdì calendario

Ecco chi è Denis Verdini. Laureato in Scienze politiche, figlio di un alpino che lo rinchiudeva in biblioteca a studiare, inizia a fare i soldi con la carne da macello, poi passa a case e palazzine. Ha frequentato la P3 e la P4, ha scalato Forza Italia, conosce vita morte e miracoli di tutta l’attuale classe dirigente del centrodestra. Ma la cifra della sua parabola sono lo sfarzo e lo sfrontatezza: tra una camera da letto che sembra un hangar aeroportuale e una litigata con Giovanardi

L’essenza del verdinismo, un po’ toscaneggiante alla Amici Miei, è in questo episodio raccontato da un ex ministro del governo Berlusconi. Era la scorsa legislatura e Denis Verdini, oggi nuovo alleato del renzismo, presiedeva una riunione azzurra. C’era anche Carlo Giovanardi, che fin quando è rimasto tra i berlusconiani aveva come rivale interna, a Modena, Isabella Bertolini, altra forzista. Dunque, Verdini parla e Giovanardi, implacabile, interrompe a cadenza ritmata e regolare: “Bisogna risolvere il caso Bertolini a Modena”. Una, due, tre, quattro volte. Alla quarta e ultima, Verdini si alza in piedi ed esplode: “O Giovanardi, hai rotto il cazzo, cosa vuoi, che mi trombi la Bertolini (nel frattempo Verdini mima l’atto sessuale, ndr) davanti al presidente e a voi e le dica: ‘Lascia stare Giovanardi’?”.
Ha detto ieri Vincenzo D’Anna, senatore neoverdiniano: “Se parlasse Verdini potremmo scoprire che qualcuno ha fatto il ministro perché era una bella ragazza o era funzionale al raggiungimento di determinati scopi da parte di Berlusconi. Verdini conosce vita morte e miracoli di tutta l’attuale classe dirigente del centrodestra. Quindi, non c’è nessuno, a cominciare da Berlusconi, che si possa permettere il lusso o di insolentirlo o di attaccarlo. Renzi? C’è una vecchia conoscenza tra Denis Verdini e il premier, perché da giovanotti si frequentavano, visto che il papà di Renzi è amico di Verdini”.

La leggenda di D.V. massone
Potere, donne, soldi, guai giudiziari. E massoneria? Sovente, nel suo studio romano, Denis Verdini mostra ai suoi ospiti un ritaglio del Fatto Quotidiano di un anno fa. Fu quando Ferruccio de Bortoli, allora direttore del Corriere della Sera, scrisse di “uno stantio odore di massoneria” a proposito del fu patto del Nazareno. Il nostro quotidiano intervistò il senese Stefano Bisi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, la maggiore obbedienza massonica nel Paese, e Bisi sentenziò: “Verdini massone? È una leggenda”. Così, quando i suoi interlocutori gli chiedono di grembiuli e compassi, lui tira fuori il ritaglio. Fu Giuliano Ferrara, lo ha scritto Mattia Feltri sulla Stampa, a mettere in giro la voce, per celia, e la cosa arrivò alle orecchie di Francesco Cossiga buonanima, che spacciò per vera nei suoi pettegolezzi. Verdini scrisse a Cossiga che non era vero nulla e questi gli rispose che “a essere massone non c’è nulla di male”.


Il papà alpino e le ore in biblioteca
Denis Verdini ha 64 anni ed è nato a Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, lo stesso paesino di Sandro Bondi, ex teologo del berlusconismo inteso come fede. Si chiama così, Denis, perché il padre era un prigioniero di guerra e quando ritornò in Italia il primo soldato cui rivolse la parola aveva questo nome. “Mi chiamo Denis perché per mio padre questo nome era il ritorno alla libertà”. Il papà era un ufficiale degli alpini, rigidissimo. Rinchiudeva il figlio ribelle in biblioteca e questi leggeva per far trascorrere il tempo.


Dante a memoria e le poesie di Montale
Nelle riunioni preparatorie del gruppetto di Responsabili filorenziani al Senato, Verdini ha declamato interi passi dell’Inferno dantesco, quelli su Corradino di Svevia e Maometto, nonché una poesia, I limoni, da Ossi di Seppia, la più nota raccolta di Eugenio Montale: “Ascoltami, i poeti laureati/ si muovono soltanto fra le piante/ dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti”. La passione per la politica, per Verdini, ha due maestri, anzi docenti, nobili. Due Giovanni. Il primo, Spadolini, ex premier del Pri, il Partito repubblicano italiano. Il secondo, Sartori, politologo.


Sartori e Spadolini come maestri
Lo sherpa renzusconiano del Nazareno li conobbe all’Università di Firenze, dove si laureò in Scienze Politiche. Ma il vero pallino di Verdini è quello di fare soldi, al punto da aver fatto fallire la sua banca, secondo i pm di Firenze. Iniziò a farli con la carne da macello, in tutta Europa. Di qui gli investimenti in palazzi e case. A Roma, abita vicino a piazza Venezia e ha una stanza da letto che ricorda, per grandezza, un “hangar aeroportuale” (Il Giornale), occupata al centro da un enorme letto a baldacchino. A Firenze, risiede a Pian dei Giullari. Lo sfarzo e lo sfrontatezza sono la cifra della sua parabola. Il nuovo alleato di Renzi è inseguito da cinque processi, in cui è imputato per vari reati: associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, corruzione, appropriazione indebita, truffa allo Stato.


Il Mugello di Ferrara e la scalata a Forza Italia
Non sarà massone ma è stato frequentatore della P3 (il faccendiere Carboni e Dell’Utri) e della P4 (il pregiudicato Bisignani, già piduista). La fortuna di Verdini fu la campagna elettorale di Giuliano Ferrara nel Mugello, in Toscana, alle suppletive per il Senato del 1997, contro Antonio Di Pietro. Nelle recenti trattative per i nuovi Responsabili ha tentato invano di convincere l’ex guardasigilli Nitto Palma, che gli ha detto chiaro e tondo che essere “verdiniano è un marchio infame”. “Denis” ha risposto: “Io sarò pure una puttana ma tu ricordati come sei diventato ministro”. Verdini sa e ricorda tutto.