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 2015  luglio 31 Venerdì calendario

«In orbita l’età non conta». Paolo Nespoli, 60 anni, andrà per la terza volta nello spazio. Partirà nel 2017: «Mi sento in ottima forma, ancora capace di dare un contributo. Conosco bene ciò che mi aspetta anche se una missione del genere è pesante. Non è un gioco vivere sulla stazione, salire e rientrare a bordo della piccola navicella russa»

E tre. Paolo Nespoli è raggiante nel raccontare la designazione alla sua terza spedizione sulla stazione spaziale internazionale. «Quando mi ha chiamato qualche mese fa il presidente dell’Asi Roberto Battiston per sentire la mia disponibilità, ne ho parlato con i miei. Era difficile dire di no, mi sento in ottima forma, ancora capace di dare un contributo, pronto ad affrontare cose nuove, quindi ho accettato». Così è diventato il protagonista della nuova missione dell’Agenzia spaziale italiana (Expedition 52/53) che partirà nel maggio 2017 e si protrarrà per cinque mesi. Quando decollerà da Baykonur in Kazakistan sulla navicella russa Soyuz avrà da poco compiuto il suo sessantesimo anno conquistando il record di astronauta più anziano dell’Esa europea a volare. «Andare in orbita da sessantenni è possibile senza problemi – ricorda Nespoli —. Ogni anno siamo sottoposti a profondi controlli medici che ci rivoltano come un calzino indagando il nostro corpo e le sue condizioni nei dettagli. Basta dimostrare di essere in salute e che tutto funziona a dovere perché si possa partire. Le regole sono uguali per ogni età, giovani o meno giovani». Senza contare John Glenn che tornò nello spazio a 77 anni, Story Musgrave della Nasa ne aveva 61.
«Sono passati quattro anni dal mio soggiorno sulla Iss – continua —. L’attesa non è stata sempre facile ma ora mi sento fortunato e sono quasi incredulo di avere l’opportunità di un nuovo viaggio cosmico».
Paolo Nespoli era salito in orbita con lo shuttle Discovery nel 2007 rimanendo sulla stazione 15 giorni durante i quali aiutava nella sistemazione di un modulo abitato, il Nodo-2. Tre anni dopo ripartiva a bordo di una navicella Soyuz e rimaneva lassù per 160 giorni: era il primo italiano a compiere una spedizione di lunga durata. «Adesso – aggiunge – ripeto l’esperienza, ma sono tranquillo perché conosco bene ciò che mi aspetta anche se una missione del genere è pesante. Non è un gioco vivere sulla stazione, salire e rientrare a bordo della piccola navicella russa».
Ma per Paolo Nespoli lo spazio era un sogno inseguito sin da quando, giovanissimo incursore paracadutista della Forza di pace in Libano, incontrava Oriana Fallaci che lo incitava a realizzarlo. E così accadde, dopo una laurea in ingegneria aerospaziale conquistata alla New York University.
Altre esperienze sono comunque all’orizzonte nella prossima spedizione. «Per Paolo, bravissimo veterano e unico astronauta civile italiano essendo gli altri ufficiali dell’Aeronautica, ci potrà essere un’uscita extraveicolare, una passeggiata fuori della stazione per la quale stiamo trattando con la Nasa», precisa il presidente dell’Asi. Questo volo rientra in un accordo con l’ente americano in cambio della costruzione da parte dell’Italia di alcune parti della base orbitale.
«Ora – aggiunge Battiston – con la comunità scientifica stiamo organizzando una serie di esperimenti scientifici da effettuare. Alcuni serviranno ad accumulare esperienza sul volo umano nella prospettiva delle future esplorazioni che riguarderanno gli asteroidi e Marte. Anzi, sempre con la Nasa, stiamo discutendo la possibilità di riservare una parte della Iss per simulare e sperimentare direttamente nello spazio una missione sul Pianeta Rosso. E gli astronauti italiani potranno contribuire».