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 2015  luglio 31 Venerdì calendario

La grande ressa repubblicana per la Casa Bianca. Diciassette candidati per una poltrona. Donald Trump al momento il favorito. La lotta fratricida che da qui alla prossima primavera si combatterà potrà aiutare i democratici e Hillary Clinton

Jim Gilmore, ex governatore della Virginia, è l’ultimo repubblicano a entrare in corsa per la nomination del Partito. Non c’è nulla di strano se un ex governatore che è stato anche leader del Partito negli anni di George W. Bush, decide di inseguire il sogno presidenziale. L’anomalia è che Gilmore è il 17° candidato nelle file del Grand Old Party (Gop), il nome tradizionale del Partito di Lincoln e di Reagan. E mai nella storia così tanti si erano gettati nella corsa alla nomination. Questo significa dispersione di fondi elettorali e di energie (fisiche e politiche).
In cerca di identità
Gli analisti vicini ai repubblicani cominciano a mostrare segni di insofferenza. «Vero – sostiene un consigliere di Rand Paul (il senatore e candidato preferito, pare, dal Tea Party) – che il Gop è in cerca di identità e non sa quale sua anima prevarrà, ma mica ci sono 17 partiti repubblicani diversi». Insomma, conclude, «sono in troppi». Facile aggiungere che la lotta fratricida che da qui alla prossima primavera si combatterà potrà agevolare i democratici fra cui la stella di Hillary, anche se meno brillante di qualche tempo fa, è pur sempre luminosa e inattaccabile, sondaggi alla mano.
Il palco della Fox News
Un assaggio del variegato e schizofrenico mondo repubblicano lo avremo la sera del 6 agosto quando 10 dei 17 candidati si troveranno sul medesimo palco per un dibattito tv, preceduto da un forum (anche quello trasmesso in tv e aperto a tutti e 17), organizzato dalla «Fox News». Già la composizione del palco sarà impresa ardua, non parliamo delle peripezie del regista per le inquadrature. Ma le fasi di preparazione sono state ancora più complicate, un lavorio da raffinati diplomatici. Le regole del dibattito prevedono infatti l’accesso ai 10 candidati con i sondaggi migliori (in rassegna venivano presi gli ultimi cinque rilevamenti); ma come fare a lasciare fuori personaggi come il senatore amicissimo di John McCain, Lindsey Graham, o l’ex manager di Hewlett Packard, la signora Carly Fiorina o l’ex governatore di New York George Pataki che in media viaggiano sull’1% dei consensi? Regola aggirata con l’invenzione di un forum aperto a tutti. Anche evidentemente al buon ultimo, Jim Gilmore che i sondaggi hanno finora bellamente ignorato.
I timori dell’establishment
L’ultimo rilevamento della Quinnipiac University intanto conferma il trend che terrorizza l’establishment conservatore: Donald Trump, miliardario che inanella gaffes e insulti a ripetizione, è il preferito dei potenziali elettori delle primarie con il 20%. Mai nessun candidato nei sondaggi degli ultimi due anni aveva toccato una simile cifra. Trump – che ieri ha pure annunciato di voler nel suo team Sarah Palin, la pasionaria del Tea Party che corse per la vicepresidenza nel 2008 – precede Scott Walker (13%) e Jeb Bush (10%). Gli altri seguono con percentuali in singola cifra.