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 2015  luglio 31 Venerdì calendario

Un rottame sull’isola de La Réunion riapre il caso del volo Mh370 scomparso. Trovato un pezzo d’ala. Gli esperti: corrisponde al Boeing 777. Sarà esaminato in Francia. Tra piste false, complotti e misteri, i 17 mesi a caccia di un indizio. Le ricerche hanno coinvolto 26 Paesi senza portare a nulla

È uno dei più grandi misteri della storia dell’aviazione civile, il Boeing 777 della Malaysia Airlines, svanito nel nulla l’8 marzo 2014, mentre era in volo da Kuala Lumpur a Pechino. Da allora, di quel colosso dei cieli inghiottito nella notte con 239 passeggeri a bordo non si è più avuta notizia. Ma adesso, dopo oltre un anno di vane ricerche, potrebbe esserci la svolta. Nell’isola francese de La Réunion, nell’Oceano Indiano, a 5.600 chilometri dall’ultima posizione nota dell’aereo, è stato ritrovato l’altro ieri sera un misterioso pezzo d’ala. Il premier malese, Najib Razak, vuole crederci. Il flaperon lungo circa due metri e ricoperto di conchiglie (cosa che fa pensare che sia rimasto in acqua per molto tempo) rinvenuto da uno spazzino sulla costa nordorientale dell’isola, ha scritto su Facebook, appartiene «molto probabilmente a un Boeing 777». Anche il costruttore americano ha dichiarato che il rottame è compatibile con le parti di un jet dello stesso modello. Resta però da capire se si tratta dello stesso volo Mh370.
Gli altri casi
In vent’anni di attività, oltre a quello della Malaysia Airlines, il Boeing 777 ha avuto solo due altri incidenti gravi. A Londra Heathrow, il 17 gennaio 2008, quando un volo della British atterrò «corto» (47 feriti ma nessuna vittima) e a San Francisco, il 6 luglio 2013, con il volo Oz214 dell’Asiana Airlines che andò dritto contro i frangiflutti dell’aeroporto. Bilancio: tre morti e 181 feriti.
Le équipe di esperti
Ieri a La Réunion sono giunte equipe di esperti malesi, australiane e francesi. Ora però il pezzo d’ala ritrovato verrà imballato e portato a Tolosa, in Francia, per essere analizzato da una sezione specializzata in tecnologia aeronautica. Scossi, com’è normale che sia, i parenti dei passeggeri scomparsi. «Non dormo più», racconta Gyslain Watterlos, alla televisione francese. A bordo del volo c’erano la moglie Laurence, il figlio Hadrien di 17 anni e la figlia Ambre di 14. «Se questo rottame appartiene al volo Mh370 – osserva – ciò significa che ci sono altri pezzi dell’aereo in mare e che bisogna ritrovarli». Ieri un elicottero della Gendarmerie Nationale ha sorvolato la zona del ritrovamento senza però individuare ulteriori rottami.
Il giallo della valigia
L’unico altro oggetto ritrovato, che potrebbe chiarire (o complicare) ulteriormente le indagini, è un pezzo di valigia con ancora attaccato un brandello di stoffa scura, rinvenuto non lontano dal luogo in cui è stato scoperto il flaperon. Come il pezzo d’ala verrà spedito anch’esso in Francia, nella banlieue di Parigi. Altri novemila chilometri da attraversare, in attesa di una risposta.

Paolo Levi

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«Personalmente non ci credo. Non credo che abbiano trovato un bel niente. È solo l’ennesima bufala che ci raccontano». Sul volo Mh370 Cheng Liping ha perso il marito e ora, contattata dal «Guardian», commenta così il ritrovamento di un rottame (quasi sicuramente un flaperon, un pezzo montato sulle ali degli aerei e utilizzato durante decollo e atterraggio) su una spiaggia de La Réunion, isola a Est del Madagascar, nell’Oceano Indiano. Anche Jack Song la pensa allo stesso modo. Lei su quel volo ha perso la sorella. «Dove sono le altre cose, i sedili, i bagagli, i morti?», dice disperata.
Fra annunci e smentite
In 17 mesi le ipotesi sul Boeing 777 scomparso sono cambiate di continuo, e ora i parenti delle 239 persone a bordo (quasi tutti cinesi) non si fidano più. In un primo momento, infatti, Kuala Lumpur afferma che l’aereo della Malaysia Airlines è precipitato nel Mar Cinese meridionale, al largo del Vietnam, dove è avvenuto l’ultimo contatto radar. Vengono individuati persino alcuni rottami. Ma una settimana più tardi le autorità malesi smentiscono: «Sette ore dopo il decollo – dicono – il Boeing ha virato verso Ovest». Le ricerche si spostano nei pressi delle isole Andamane, Golfo del Bengala (India).
Attentato o incidente?
L’ipotesi dell’attentato terroristico prende piede («Il dirottamento volontario è ormai accertato», dice il premier malese, Najib Razar) e i sospetti cadono su uno dei due piloti (in casa aveva un simulatore). Gli Stati Uniti sposano la tesi e accusano Al Qaeda. «Il velivolo – sostiene l’intelligence Usa – potrebbe essere stato nascosto in Pakistan per essere utilizzato come missile». Tuttavia, anche l’incendio a bordo non viene scartato e l’ultima teoria incolpa proprio gli Stati Uniti: «Il Boeing – dicono alcuni esperti – sarebbe stato abbattuto dai caccia americani che temevano un’azione suicida contro Diego Garcia», l’isola al centro dell’Oceano Indiano che ospita la base anglo-statunitense.
Le nuove ricerche
Incidente, attentato, complotto: tutte le ipotesi sono aperte quando, a due settimane dalla scomparsa (il 20 marzo 2014), Canberra annuncia che «i satelliti australiani hanno rilevato due oggetti nell’Oceano Indiano meridionale, a 2500 chilometri dalla città di Perth». L’immagine viene definita «credibile» e sul posto si dirigono aerei e navi in grado di recuperare i detriti. Alle ricerche (che comprendono un’area di quasi 80 mila chilometri quadrati) partecipano 26 Paesi.
Dopo un anno e 94 milioni di dollari andati in fumo (l’Australia è il Paese che contribuisce di più con 70 milioni di dollari) il volo Mh370 resta un mistero. Ogni traccia del Boeing 777 sembra persa fino a mercoledì 29 luglio quando alcuni dipendenti di una società incaricata della pulizia delle spiagge de La Réunion trovano il flaperon. L’ennesima falsa pista? Lo diranno i tecnici di Tolosa, in Francia, dove il rottame è stato spedito per essere esaminato. Questa volta, però, due certezze ci sono: il codice 657-BB stampato sul detrito è quello di un Boeing 777 e l’unico Boeing 777 disperso nel mondo è il volo Mh370.
Enrico Caporale