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 2015  luglio 31 Venerdì calendario

«L’ultima frontiera», la Capitale vista dal Vaticano. L’Osservatore Romano descrive una città soffocata, dove «Fiumicino è solo la punta dell’iceberg. Dopo Mafia Capitale, la crisi dell’Ama e dell’Atac, gli scandali che hanno colpito la pubblica amministrazione, il cambio della terza giunta comunale in poco più di un anno e mezzo, Roma è ormai un caso politico». E per non farsi mancare niente, in questo teatro dell’assurdo al Pigneto scoppia pure la rivolta dei spacciatori: 40 immigrati che se la prendono con i carabinieri mettono a ferro e fuoco l’isola pedonale per liberare due pusher fermati

«L’ultima frontiera», già il titolo è tutto un programma. Così, da Oltretevere, vedono la Capitale dopo l’incendio di mercoledì che ha paralizzato Fiumicino. L’«ennesimo, nuovo capitolo della lunga crisi che sta soffocando la città di Roma», sottolineava ieri senza mezzi termini, a pochi mesi dal Giubileo, l’ Osservatore Romano, per il quale però «Fiumicino è solo la punta dell’iceberg. Dopo Mafia Capitale – ha scritto il quotidiano vaticano —, la crisi dell’Ama e dell’Atac, gli scandali che hanno colpito la pubblica amministrazione, come testimoniato anche dalla relazione del prefetto Gabrielli, e il cambio della terza giunta comunale in poco più di un anno e mezzo, Roma è ormai un caso politico».
Ma qualcosa in serata, alla Festa dell’Unità al Parco delle Valli, potrebbe far cambiare gli scenari. Almeno nel Pd. Il sindaco Ignazio Marino è comparso all’improvviso, accolto dal ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, che poco prima, dal palco, aveva sottolineato: «ll Pd lo sostiene e il governo farà la sua parte. Ma ora è tutto nelle sue mani. È riuscito a rimanere pulito e deve essere pulita anche la città. Deve governare».
Entusiasmo, sorrisi. Ma anche inviti dai militanti a darsi da fare. Marino ha risposto a tutti. «Sono qui per una birra con i volontari, la parte sana del partito – ha spiegato -. Stiamo facendo un lavoro straordinario, ma non c’è bisogno di alcuna tregua col Pd perché non c’è mai stata guerra. Nemmeno con Renzi. Perché rido? No, sorrido, domani approviamo il bilancio». Dagli abbracci e le battute con il ministro Boschi («Certo che se volevamo tenere segreto quest’incontro abbiamo fallito») – e l’high five a favore di fotografi e telecamere -, alla cena riservata in uno degli stand con il capogruppo Pd in Campidoglio Fabrizio Panecaldo e la presidente dell’Assemblea capitolina Valeria Baglio.
Poco più in là il commissario del partito Matteo Orfini impegnato in una sfida a calciobalilla con moglie e figlio, e il governatore del Lazio Nicola Zingaretti in una fitta conversazione con alcuni collaboratori prima di sedersi anche lui a tavola. Un clima disteso, lontano anni luce dalle tensioni cittadine. Dal clima ad esempio che si respira al Pigneto dopo la rivolta di 50 immigrati africani che due sere fa nel cuore della movida – in un rione dove degrado e malavita sono stati più volte, inutilmente, denunciati – hanno accerchiato i carabinieri per liberare due pusher fermati nell’isola pedonale e si sono poi vendicati su chi aveva aiutato i militari dell’Arma.
Insulti, spintoni, bottiglie rotte e cassonetti rovesciati. In sette, tutti del Gambia, sono stati arrestati ma ora si temono incidenti a catena. «Secondo voi si faranno qualche giorno di galera? Fosse per me, tornano in Gambia a pedate nel sedere», ha scritto su Fb il leader leghista Matteo Salvini. Molti i messaggi di solidarietà ai carabinieri. Per il sindaco è «arrivato il momento di imprimere un’accelerazione alla lotta contro lo spaccio», ma Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, lo attacca: «Roma è allo sbando, la legalità è un lusso in quartieri senza regole».