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 2015  luglio 30 Giovedì calendario

L’ultimo attacco di Marco Pannella a Emma Bonino. Così il padre padrone dei Radicali è sempre più solo. Due o tre cose su un leader carismatico e autoritario, narciso e anche violento (verbalmente), a suo modo geniale, egocentrico capace di far vivere la sua creatura politica da oltre sessant’anni, facendola navigare in qualsiasi mare con estrema spregiudicatezza, un uomo che ha fatto e disfatto i dirigenti del suo Partito mille volte, spesso e volentieri perché non gli piacevano più, oppure, nella migliore delle ipotesi, perché erano andati fuori linea

«Senza il Partito non siamo niente, con il Partito siamo tutto». Questo slogan bolscevico degli anni venti può spiegare meglio di qualsiasi altra metafora cosa sia, cosa pensi, e come si muova Marco Pannella. Con una aggiunta che nemmeno Lenin aveva avuto il coraggio di pronunciare al contrario del Lugi XIV: il Partito sono io.
Dunque non si tratta del conte Ugolino che divora i suoi figli, ma di un leader carismatico e autoritario, narciso e anche violento (verbalmente), a suo modo geniale, egocentrico capace di far vivere la sua creatura politica da oltre sessant’anni, facendola navigare in qualsiasi mare con estrema spregiudicatezza, un uomo che ha fatto e disfatto i dirigenti del suo Partito mille volte, spesso e volentieri perché non gli piacevano più, oppure, nella migliore delle ipotesi, perché erano andati fuori linea. Anche qui la linea la decideva e la cambiava lui senza preavviso.
Ecco perché il caso Bonino non deve stupire più di tanto, erano ormai settimane che nel suo consueto incontro radiofonico con Massimo Bordin Pannella se la prendeva con la sua (ex) amica Emma.
Gli scontri tra radicali sono sempre stati all’ordine del giorno, tanti anni fa, nella storica sede di via di Torre Argentina, spesso Mauro Mellini sfasciava le sedie. Epocale fu la battaglia nel congresso del ’79, quello che elesse segretario Giuseppe Rippa. I suoi oppositori furono apostrofati, anche da Pannella, con la seguente frase: «Lanciatori di merda». Parolacce non vennero risparmiate neanche durante lo scontro dell’86 con il suo ex compagno dell’Ugi Franco Roccella che non voleva dimettersi da deputato per garantire il turn over: «Un povero essere attorcigliato agli emolumenti». Roccella risponde duro all’uomo che era stato considerato quasi il suo figlioccio spirituale. «Pannella vuole distruggermi, mi infanga, deforma la mia immagine. Mette da parte il dissenso politico e mi tratta come un immorale e come un pazzo. Se avesse il potere mi farebbe rinchiudere in una clinica».
La battaglia politica si faceva a colpi alti e bassi. Con violenza, nonostante la professione della non violenza. Alla fine però i superstiti dovevano andare avanti uniti nella battaglia contro la famigerata partitocrazia. Con cui non si dovevano avere rapporti di tipo incestuoso, solo Pannella si attribuiva la capacità di trattare con gli altri partiti perché pensava di essere immune da qualsiasi forma di corruzione. Per questo nel 2006 fece fuori Daniele Capezzone, all’epoca segretario. Pannella lo accusava avere idee troppo di destra (neoliberista in economia) e di «inciuciare» con Berlusconi. Nella riunione della Direzione mandata in onda da Radio radicale, volarono improperi pesanti, tra cui una sonora bestemmia gridata da Emma Bonino (che non fu ovviamente gradita Oltretevere). In quel caso però il vecchio leader ebbe ragione, Capezzone infatti approdò in Forza Italia di cui divenne anche il portavoce.
Oggi tocca a Emma finire sotto il rullo compressore di un Pannella che si conferma ancora una volta leader assoluto. Assoluto ma sempre più solo.